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BookSprint Edizioni Blog

06 Mar
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Intervista all'autore - Giuseppe Passaro -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Guardi io penso che l'essenza stessa dell'arte: la pittura, la musica, la scultura, la recitazione, la scrittura… è essa stessa emozione.
L'arte è esprimere più che raccontare. Edgar Degas diceva che “L'arte non è ciò che vedi, ma ciò che fai vedere agli altri”, e io aggiungo che l'emozione è esattamente il riflesso dell'anima di un artista, di un autore. “Un’opera d’arte che non inizia in emozione non è un’arte”: questo pensiero di Paul Cezanne racchiude esattamente il concetto che voglio esprimere.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Le dirò, “L'uomo senza passato” nasce da vicende reali, da esperienze chiaramente romanzate ma vere! Primo Petrone, il protagonista principale, colui che si racconta in questo romanzo, racchiude in sé il corollario di esperienze di tutte le persone: amici e colleghi che gli sono accanto tutti i giorni. Perché Primo Petrone esiste nella realtà e, come lui, tutte le emozioni che egli trasferisce in questa storia: molte di queste emozioni anche mie.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
“Nel mio immaginario lo zio era indistruttibile, nulla poteva scalfirlo, niente poteva piegarlo. E invece no, la vita piega, spezza! “. Questa è una delle riflessioni più belle che Primo Petrone esperisce quando cala il sipario al termine del primo capitolo: “il sindaco di Pugliano”, raccontando di uno dei personaggi di maggiore spessore descritti in questo romanzo: zio Vincenzo. Io scrivo quest'opera affinché l'anima e la coscienza delle persone tornino ad aggrapparsi con tenacia alla vita, con la convinzione ferrea che proprio quando la vita e tutto ciò che rende sofferente il nostro quotidiano: abbatte, ci fa cadere piegati sulle ginocchia, è solamente rinsaldando il legame con le nostre emozioni che potremo risollevarci in piedi, in un: “credere, continuare ad emozionarsi e combattere” fino all'ultimo barlume di forza che avremo!
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
"L'uomo senza passato” è stato il titolo di quest'opera ancora prima che iniziasse la sua stesura, prima ancora io rendessi il buio all’interno della stanza dove ho iniziato a scrivere. Ho inciso quel titolo sulla carta ruvida a media grammatura appoggiata al mio scrittoio illuminato dalla sola luce fioca di una candela, e con una colonna sonora in sottofondo: quella che mi ha martoriato per l'intera stesura del testo.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Nell’ipotetico psicodramma descritto in questa domanda potrebbe darmi conforto, senza ombra di dubbio, la compagnia di Oriana Fallaci, e con al seguito non una sola delle sue opere, ma tutte quante. Cercare di comprendere anche attraverso le sue parole, e senza soluzione di continuità beneficiare di uno spazio e di un tempo indefinito, la vera efficacia di un pensiero facente monito ad argomenti poco graditi che ha saputo eviscerare graffiando con l’inciso della sua penna il pentagramma dell'anima. Un confronto con la Fallaci farebbe da contraltare ad uno dei suoi pensieri più superbi: “A restare incinte, a morire partorendo e abortendo o non abortendo siamo noi donne, che vi piaccia o meno. Abbiamo sfidato per millenni il vostro inferno e lo faremo ancora”. Questo argomento, di cui ne ho fatto incetta, trova un insito riscontro ne “L'uomo senza passato”: la violenza sulle donne, lo stupro, tema sociale che ho cercato di tenere intenzionalmente sotto traccia, silente, consapevole della deflagrazione e degli effetti dirompenti che verranno a determinarsi nella coscienza del lettore solamente alla fine, e senza preavviso; un retrogusto amaro assolutamente confacente allo spirito battagliero con cui si è battuta la Fallaci fino all'ultimo dei suoi giorni, un chiaro-scuro “caravaggesco” rivisitato su una tela di sofferenza e violenza.
 
Ebook o cartaceo?
Io penso si tratti di due realtà attuali, oggi entrambe imprescindibili. “Jean Jaurès diceva che: “Il sole stesso fu un tempo una novità, e fu una novità la terra, e una novità l'uomo”.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Io non credo di aver deciso qualcosa. Io credo, invece, che quando le emozioni si avvertono dentro trasbordanti, non vi è modo né maniera per poterle contenere: come il magma che cerca una ferita sul fianco di un vulcano e reclama il suo solco, come un fiume in piena che esonda e pretende un letto, come la radice di un grande albero che cerca l’acqua e solleva l’asfalto, come febbre che dilania ed esige il suo sfogo.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
“L'uomo senza passato” oltre al tema sociale riferito alla violenza sulle donne, allo stupro, né nasconde insito un altro: quello del bullismo. L’aberrante fenomeno, erroneamente associato ad atteggiamenti esperiti in età prettamente giovanile, trova un riverbero ancora più torbido quando espressi in età adulta, traslando quelle medesime manifestazioni “guasconesche” in atteggiamenti consapevoli: denigranti, intimidatori, assolutamente disdicevoli di scherno. “L'uomo senza passato” è paradossalmente un romanzo che ingannerà il lettore, perché apparentemente concepito attorno ad un'idea “simpatica”, “goliardica”, che erroneamente esternalizzata diventa per l’appunto… “bulla” ... In realtà non svilupperà nulla di tutto questo. Il personaggio principale: Primo Petrone, rappresenta la coscienza di ognuno di noi in tutto ciò che esprimerà: tanto nella sua normalità quanto nella sua follia; noi tutti gli assomiglieremo e saremo inconsciamente complici dei suoi momenti di disperazione e di infelicità, dei suoi deliri e dei suoi stati di esaltazione. Primo addiviene a ritrovarsi all’interno delle dinamiche conflittuali che vive un collega confinato in un angolo, deriso, canzonato, ridicolizzato magari solo perché il più brillante, il più performante, quello che si distingue dagli altri e non ne segue le infime regole sociali. Se proviamo ad osservarlo con una certa acutezza lo vediamo riflesso in tutti i contesti umani e professionali che ci appartengono e, in fondo, è nel nostro quotidiano, in mezzo a tutti noi. Egli imprime in sé stesso la catalisi delle miserevoli vicende umane nella trasposizione di sentimenti come: l’invidia, la supponenza, la gelosia; l’amara consapevolezza che quell’eroe triste, spesso, lo siamo stati anche noi, e questo per un motivo molto banale, perché Primo Petrone è ognuno di noi.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un pittore che ha in mente un dipinto nel momento in cui si pone al cospetto di una tela già vede impresso tutto ciò che tradurrà la sua emozione rivolta al mondo intero. Succede la medesima cosa ad uno scultore che si pone al cospetto di un pezzo di marmo crudo e ad un musicista davanti al suo pentagramma ancora scevro di note. Tutto ciò per dirle che anche “L’uomo senza passato” aveva già prima impresse le sue pennellate, aveva già una forma, aveva sin da subito le proprie note scritte sul pentagramma delle mie emozioni. È chiaro che sentire il profumo della carta stampata e degli inchiostri circoscrivere in un abbraccio le mie parole e le mie emozioni, ha certamente suscitato un piacere immenso, assoluto e, nel merito, devo con fervore dedicare un ringraziamento a chi ha reso concreto tutto questo: mi riferisco alla “BookSprint Edizioni”, a Vito Pacelli ed al suo staff di professionisti esemplari.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio figlio Antonio che, tra le altre cose, ha curato gli aspetti tecnici legati ad una multimedialità 2.0 de “L'uomo senza passato”, attraverso la creazione del “QR CODE” contenente la colonna sonora di questo romanzo. Un’idea di editing assolutamente moderna che in qualità di autore io ho certamente pensato e che invece Antonio ha saputo rendere concreta.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Io penso che l'audio ascolto di un libro sia un argomento assolutamente da affrontare. Credo che, legati ai diversi aspetti inerenti al tecnicismo di questa nuova frontiera, siano da decifrare e analizzare tutte le variabili. Una su tutte la voce narrante per esempio: una voce che dovrà sostituirsi a quella del lettore e che potrebbe, nel caso fosse poco incline al lettore stesso, determinare un giudizio simbiotico in virtù del quale: “non mi piace la voce narrante, ergo non mi piace il libro”. Personalmente sostengo che un libro viene scritto per essere letto. Invero addiviene ad essere, però, certamente una soluzione validissima per quanti difettano di concentrazione nel leggere, o piuttosto per i tanti che sfruttano questa tecnologia nel mentre sono alla guida per lunghi viaggi in macchina, o ancora un’opzione assolutamente risolutiva per le persone che magari per deficit visivi o fisici non sono in grado di poterlo leggere per davvero un libro.

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