Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono una signora di 63 anni e abito in provincia di Varese, nata a Varese, vissuta sempre in zona.
A scuola odiavo scrivere, per me il tema era un incubo.
Solo dopo aver avuto i miei figli, mentre un giorno stavo viaggiando in auto, ho visto un vecchietto davanti a un cimitero e ho sentito un grande impulso di mettere su carta l'emozione che questa immagine mi aveva trasmesso.
Da allora non ho mai smesso di scrivere. Ho frequentato una scuola di "corto" e cercato di affinare la mia troppa spontaneità senza sacrificarla.
Solo qualche anno fa ho maturato la volontà di scrivere quel benedetto libro che vagheggiavo da troppo tempo: mi sono messa a scrivere con l'intenzione di raccontare una certa esperienza e ho scritto tutt'altro, in pratica si è scritto da solo.
Quindi ora ho ancora in cantiere il progetto iniziale e l'idea di riunire i racconti che ho scritto durante gli anni.
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
"Ti scrivo" è stato scritto di getto ogni giorno alle 6 del mattino, per evitare le distrazioni del quotidiano.
Ultimamente devo accontentarmi dei ritagli di tempo durante la giornata ma conto di ritornare a prendermi la mia alba.
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho preferenze di autori ma leggo quasi esclusivamente letteratura a mano femminile perché voglio arricchire il più possibile il mio essere donna. Ciò non toglie che abbia letto anche autori maschili ma, se posso scegliere, per ora preferisco sviluppare questa mia tendenza.
Perché è nata la sua opera?
Il mio libro è frutto di un'attività interiore che covava da molto tempo e alla fine ha dovuto uscire.
In particolare sono molto sensibile al tema "depressione" nei giovani e vorrei portarlo, nel mio piccolo, all'attenzione del pubblico.
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Io ho sempre vissuto a pane e libri, corsi e studio, per cui lo scrivere è stata la ciliegina sulla torta della mia vita.
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Leggere è un'evasione, in parte. Scrivere è mettere su carta la realtà attraverso i miei occhi e cuore. Quando scrivo io sono dentro la storia che sto scrivendo.
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tutto.
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ci sono state diverse persone che, avendo letto le mie poesie e racconti, mi hanno spronato a scrivere qualcosa di più strutturato, e le ringrazio, ma la decisione finale l'ho contrattata con la me stessa che non si sentiva mai pronta, quindi devo ringraziare anche me stessa.
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A me stessa, a distanza di qualche tempo, per vederlo da un'altra prospettiva, esterna, per quanto possibile.
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'e-book è indubbiamente comodo e non si spreca carta ma io spero che il cartaceo, con carta riciclata se possibile, sopravviva perché adoro tenere in mano un libro e odorare il profumo della carta appena stampata e poi vissuta.
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Nei corsi professionali e non è molto utile ma per le letture intime ritengo sia splendido leggere con i propri occhi, alla propria velocità.
