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26 Ago
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Il sorriso di Elisa – quando una madre non si arrende

«Mamma, mi sono svegliata!» Cominciavano così le giornate di Elisa. Il canto gioioso di sua figlia, Carlotta, con «la voce più melodiosa e bella di tutto il mio mondo» che segna le prime ore del mattino. Giacomo, l’uomo della sua vita, era già pronto per andare in fabbrica. Sembrava un giorno come gli altri, pieno d’impegni, semplice, felice. Nulla faceva pensare che quel giorno di primavera sarebbe stato l’ultimo, e che niente sarebbe più stato come prima.

C’è uno spartiacque terribile, nella vita di Elisa Nizzoli. 24 maggio 2012. Questa è la data che le ha squarciato l’esistenza, i numeri che porta impressi oggi e per sempre sul cuore, il marchio che le segna l’anima per l’eternità.
L’ultima sera in cui Elisa fu una sposa giovane e felice, si ritrovarono a cena, tutti e tre. Poi, alle 20:45, Giacomo saluta tutti ed esce per recarsi a una riunione.
«Stava scendendo dalle scale, ma qualcosa lo fece tornare indietro, indietro ancora da me e, rimanendo sulla porta del bagno, mi disse per l’ultima volta: “Ciao amore.”
Se solo avessi saputo che quello sarebbe stato il suo ultimo “Ciao amore”, lo avrei stretto forte a me e non lo avrei mai più lasciato andare… E invece lui se n’è andato, e per sempre.»

Moriva così, a 36 anni, Giacomo Bosco. Uscito di strada a cinquanta all’ora, su una via che conosceva a memoria. Dicono che una ruota è andata troppo in là, a toccare la breccia oltre l’asfalto. Dicono che per questo l’auto si è cappottata, e i medici hanno solo potuto constatare il decesso. Dicono, ma che importanza ha?
Con uno stile asciutto e una penna scorrevole, Elisa Nizzoli rivive il suo dramma personale. “Ciao amore mio” è il suo romanzo, «il primo e forse unico.»Ma se pensate di trovarvi di fronte a una storia tutta lacrime e lamenti, vi sbagliate di grosso. La scrittura di Elisa è scattante, immediata, sa sorridere ed essere ironica, va veloce ma non lascia nulla al caso. Graffia la pagina e guarda in faccia il dolore, che da quel 24 maggio le ha piantato un chiodo nel petto.
Da quel giorno maledetto, Elisa ha dovuto fare i conti con la morte.
«Lei lo avrebbe avuto con sé per l’eternità… io no.
Ma chi la vuole questa vita? Dove si trova il tasto rewind?
Io rivoglio tutto come era prima.
Rivoglio la mia, la nostra vita, rivoglio mio marito, rivoglio il papà di Carlotta, […] rivoglio la tavola apparecchiata per 3 e non per 2, rivoglio anche i nostri litigi, le nostre discussioni, rivoglio la sua risata, il suo sorriso, rivoglio la sua voce, rivoglio sentirlo ancora e ancora, […] rivoglio i nostri baci, rivoglio le nostre carezze, rivoglio fare l’amore con lui, rivoglio lui nel nostro letto e non la sua maglietta vuota, che ormai ha perso il suo odore»

Chiude gli occhi e rivive il suo passato, Elisa. Il suo abito di bianca sposa si è tinto di nero, e la tentazione dell’assoluto le sfiora le labbra. Ma arrendersi non è pensabile, nemmeno se hai 32 anni ela morte ti ha già cucito addosso una parola che sembra una bestemmia: vedova.
L’interiorità di un’anima si proietta nel cielo notturno, e la storia di Elisa diventa la nostra storia. La vita cambia senza chiederci il permesso; la morte la trafigge senza preavviso. Ma sai che devi andare avanti, sai che vuoi andare avanti e non puoi farne a meno. Specialmente se ogni mattino c’è una voce che dice «Mamma, mi sono svegliata!»

 

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Lunedì, 03 Marzo 2014 | di @BookSprint Edizioni