Se si guarda un po’ più in fondo, però, si nota che nel libro, infine, c’è spazio anche per l’amore. Quello vero.
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Narrando questa storia vera, Luisa Bruno sceglie volutamente la forma del racconto, accennando ma lasciando che sia il lettore a fare le proprie riflessioni. Come Alice, Marcus è una persona reale. Così come reale è il linguaggio usato dall’autrice, lasciando poco, pochissimo spazio all’immaginazione. Da sempre attratta dalla ricerca e dall’analisi di tutto ciò che di più profondo e nascosto c’è nell’animo umano, l’autrice punta l’attenzione anche sulla visione di Marcus riguardo al sesso: cupezza, che lo attira e lo diverte. Nella trasgressione più spinta c’è sempre l’intenzione precisa di fare qualcosa di “sporco”, ma proprio per questo anche terribilmente eccitante.
Il racconto, a differenza delle supposizioni che potrebbe fare il lettore, non si conclude con la redenzione di Marcus. Non scocca tra i protagonisti la scintilla di un amore salvifico. La loro vita prosegue, ciascuna sul proprio binario.
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