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11 Ott
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Intervista all'autore - Roberto Ramondino -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Fin da giovane ho scritto dei pensieri riguardanti la mia vita e le difficoltà che ho incontrato attraversando i momenti più difficili del vivere.
Sono stati pensieri che non ho mai condiviso perché hanno rappresentano le mie emozioni e i miei sentimenti più profondi. Questo mio primo libro mi ha permesso di esteriorizzare il mio vissuto emotivo tramite i personaggi dei racconti. Quali emozioni? Un po’ tutte. Sia l’ansia di vivere, l’angoscia di essere nel mondo, la difficoltà di essere accettato dagli altri, le piccole e grandi ossessioni, ma anche la gioia derivante dagli accadimenti durante il percorso della vita e la soddisfazione di aver raggiunto degli obiettivi personali e professionali. Scrivendo questo libro ho potuto rivivere le mie emozioni e quelle degli altri incontrati nel mio cammino professionale e di vita vissuta.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
È presente molto della mia vita vissuta. Ho cercato di renderla romanzata, ma io e le mie emozioni siamo presenti nel libro. I personaggi rappresentano le persone incontrate, ma anche me stesso in tutte le sfaccettature. Questo perché il mio vissuto, con le emozioni che ha generato, si intreccia con il vissuto e con le emozioni degli altri incontrati nel cammino della vita.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere questo libro mi ha permesso di esteriorizzare più parti di me, nascondendomi dietro i personaggi che ho creato. In ogni personaggio, oltre alle figure rappresentate, c’è qualcosa di me. Forse il significato più profondo sta nell’essermi liberato, in parte, di qualcosa di importante del mio abitare il mondo e di averlo condiviso con gli altri.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con sé stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo mi è venuto quasi spontaneo, un po’ per prendermi in giro (ho la “r” moscia e per me pronunciare il titolo non è facile), un po’ per rendere divertente un libro che vuole scavare in profondità nell’animo umano e particolarmente nel mio.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Ho letto più di 3.000 libri e sono affezionato a molti scrittori. In un’isola deserta non porterei solo un libro. Posso portare una valigia piena di libri? Se si porterei alcuni libri di Camus e di Kafka. Le affinità elettive di Goethe. I libri di Tommaso Landolfi. L’ombra del vento di Zafón e altri. Ma porterei anche libri di saggistica sulla meccanica quantistica, sulla filosofia orientale e sulla psicologia. Così facendo lascerei molti libri per me interessanti e formativi. No, non ci posso andare in un’isola deserta senza portarmi la mia intera biblioteca. Perché? Perché sarebbe come perdere una parte di me.
 
Ebook o cartaceo?
Come ho detto, ho letto molti libri in cartaceo e leggere i libri è stato per me qualcosa che ha riguardato un po’ tutti i miei sensi. Non li ho solo letti, ma li ho annusati, ne ho apprezzato il rumore nello sfogliare le pagine. Quindi preferisco il cartaceo. Ma in questi ultimi anni ho apprezzato anche gli eBook e ne ho letti molti. Certo non sento l’odore del libro cartaceo, e questo mi manca molto, ma me ne sto facendo una ragione.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Alla fine della mia attività professionale di psicoterapeuta ho sentito il bisogno di sistematizzare tutto quello che avevo incontrato e intrecciarlo con quello che avevo vissuto personalmente.
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Un giorno mentre stavo riguardando le cartelle di tutti i miei pazienti e rileggendo qualcosa di ognuno di loro, ho pensato di riassumere quello che li accomunava. Così ho trovato molti aspetti simili, che mi hanno fatto pensare a dare una sistemata a tutto il materiale che avevo. Dapprima è stata soltanto una sintesi, poi mi sono detto: “perché non scriverci un libro?” Dopo una lotta con un’altra parte di me che diceva: “un libro? Non sei mica capace a scrivere un libro!”, ho deciso di scrivere dei racconti.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un’emozione mista di gioia e di paura di non essere capito o di non essere in grado di scrivere un libro. Ci sarò riuscito?
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La prima persona è stata la mia compagna, Paola, che mi ha aiutato a fare delle correzioni al testo e che mi ha incentivato nei momenti più difficili.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso che sia qualcosa di positivo e utile per molte persone. Io sono sempre propensò ad accettare le novità, che sono quasi sempre positive. È un modo importante per ampliare il pubblico che si avvicina ai libri in ogni loro forma.

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