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11 Giu
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Intervista all'autore - Pino Bevilacqua -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Genzano di Roma, paese noto per la sua magnifica Infiorata.
Ho sempre amato la lettura, tanto da rinunciare a un gelato o un panino, per poter acquistare qualche libro, ovviamente fra i più economici, ma non avrei mai pensato di diventare scrittore, anche perché ho studiato all'Istituto tecnico e, perciò, non avevo, e non ho, la preparazione adeguata.
Quella di scrivere è stata per me non una decisione, ma una necessità: ad un certo punto della mia vita mi sono accorto che il mio continuo desiderio di capire, mi aveva portato a scoprire qualcosa di nuovo e che potevo dirlo soltanto scrivendo.
 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Normalmente scrivo quando il sole declina, quando la giornata sta per chiudersi: questo, per me, è un momento magico, il momento dell'affabulazione.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non mi ritrovo molto negli Autori della mia generazione; amo tantissimo la poesia di Federico Garcìa Lorca e le opere di Leonardo Sciascia, che ha saputo più di altri unire una prosa agile a tematiche sociali di notevole impatto.
 
Perché è nata la sua opera?
Questo opuscolo è nato dall'idea di semplificare un saggio molto più complesso e articolato, che non ho ancora terminato di scrivere; l'intento è per far giungere il mio messaggio ad un pubblico giovane o comunque non abituato alla lettura, proprio allo scopo di avvicinarlo consapevolmente alle tematiche sociali.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Da tutti abbiamo appreso qualcosa, a tutti abbiamo donato qualcosa: siamo fatti delle persone che abbiamo incontrato.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Assolutamente un modo per raccontare la realtà; nel mio caso, però, una realtà quasi sempre sconosciuta: quindi non scrivo per evadere la realtà o per raccontala, ma per mostrarla e farla conoscere.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Si tratta di un saggio, quindi di un prodotto sostanzialmente asettico, dal punto di vista emozionale. Ed è bene che sia così: il mio intento non è convincere, è far ragionare.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Una persona è stata fondamentale e ha indirizzato la mia vita e soprattutto le mia ricerca della verità, il mio insegnate di Lettere alle medie: fu lui che intuì le mie potenzialità e seppe guidarmi con mano leggera.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alle mie figliole, a cominciare dalla secondogenita, professoressa di Filosofia.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ritengo l'ebook un mezzo importane e adatto ai tempi, molto utile per conoscere, leggere e comprendere, però credo che anche il classico libro cartaceo abbia ancora una sua validità. Distinguerei tra l'ebook che consente, con una spesa contenuta, di consultare una grande quantità di pubblicazioni e il libro classico per le opere d'affezione.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Lo ritengo un ottimo mezzo di divulgazione e di avvicinamento alla lettura.

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