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19 Mar
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Intervista all'autore - Franco Ruggieri -

Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un momento, la conclusione, in genere, di anni di ricerca che non sono stati vissuti in funzione dello scritto finale.
Sono uno studioso, a mio modo un ricercatore, quando si conclude una ricerca si è tentati di scrivere, affinché resti una traccia del lavoro svolto, affinché non tutto l'impegno si perda nelle nebbie della memoria.
 
Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Più di quanto non avrei desiderato: c'è un capitolo dove sono descritti fatti reali della vita mia e di alcuni amici/collaboratori.
Ma immagino non sia questo quello che voleva chiedere.
Sì, certamente chi mi conosce di persona troverà in uno dei personaggi le mie fattezze fisiche e forse qualche aspetto peculiare del mio carattere.
Ho scritto tante storie e in ciascuna di esse c'è una parte di me.
Non credo che mi sarebbe facile fare diversamente.
E se lo fosse non sarebbe divertente.
E se non fosse divertente non lo farei.
 
Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
In un certo senso l'ho già detto: scrivere ha significato mettere la parola fine a una lunga ricerca che non era certamente destinata a diventare una trama romanzesca ma il destino degli uomini, e aggiungo delle loro azioni, riposa sulle ginocchia di Zeus, come scriveva Esiodo.
 
La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
E' stata spontanea: è l'anno in cui comincia l'intera storia. Mai avuto ripensamenti.
 
In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Nessuno, basto a me stesso.
Semmai gradirei la presenza di qualche giovane: mi è sempre piaciuto insegnare.
Anzi... questo mi fa pensare che la vera ragione per cui scrivo è questa: ho imparato qualcosa nella ricerca e ora ho il dovere di darla a chi può trarne utilità.
 
Ebook o cartaceo?
Cartaceo: nulla può sostituire il profumo della carta appena stampata oppure il fruscio fra le dita delle pagine di un antico tomo.
 
Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Mai! L’ho già detto: io sono un ricercatore, non uno scrittore.
E poi? che cos'è veramente uno scrittore?
 
Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Per disperazione. Dopo circa tre anni di studio in Archeoastronomia per tentare di spiegare il senso di due tombe della Dark Age nell'isola di Eubea, proprio mentre stavo per mettere la parola fine... una delle mie collaboratrici mi si è presentata con un fascio di fogli stampati dal computer e con un titolo in caratteri greci antichi: "L'Egeo nella prima età dal ferro".
Al mio sguardo interrogativo, tra l'incuriosito e l'annoiato, ha risposto:
"E' la tua ricerca: l'ha già fatta qualcun altro quindici o vent'anni fa. Con le stesse conclusioni."
Se mi avesse infilato un coltello nella pancia mi avrebbe fatto meno male.
Ma fu quest'episodio a farmi decidere di scrivere un romanzo invece di una normale relazione scientifica da presentare a qualche Congresso.
 
Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un senso di liberazione.
Almeno così è stato con i precedenti. È il momento in cui si può "voltare pagina" e cominciare al pensare ad altro: al futuro, per esempio, tanto è là che dovremo vivere d'ora in poi. Meglio cominciare ad organizzarsi.
 
Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Non lo so ma spero che sia stato l'archeologo Fabio Caruso che è l'autore del primo studio fatto in merito. Una prima versione stampata dal computer e rilegata artigianalmente l'ho inviata proprio a lui, a Catania, con un breve nota a mano e le mie scuse... per il ritardo!
Mi ha risposto molto gentilmente e spero, un giorno o l'altro, di andare a trovarlo.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Il mondo gira sempre più velocemente, ma le ore del giorno restano sempre 24.
L'audiolibro mi sembra adatto a chi ha fretta. Può essere una fase momentanea, non lo so: faccio parte di un'altra generazione.

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