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05 Gen
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Intervista all'autore - Edmondo Cipolli -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
I miei genitori, dopo aver avuto un figlio maschio, erano quasi convinti che sarebbe arrivata una femminuccia, tant'è vero che avevano già pronto il nome da dovermi affibbiare: Adele, il nome della nonna paterna. Al momento del parto la grande sorpresa: un altro maschio! Mio zio Antonio Ligabue, omonimo del grande pittore naif vissuto sulle rive del Po fino al 1965, ebbe la brillante idea di guardare chi fosse sul calendario il santo alla data del 16 novembre: Edmondo, re di uno dei sette regni anglosassoni presenti in Gran Bretagna durante l'Alto Medioevo. Basti questo per comprendere da quali strambi parenti il sottoscritto derivi. Fin dalla più tenera età ero interessato ad osservare la vita dei piccoli animaletti, come gli insetti, le rane, i lombrichi, e il grande mondo dei vegetali, erbe e alberi. Conseguenza a cui non potevo sfuggire fu frequentare le scuole di agricoltura, prima l'Istituto Zanelli di Reggio Emilia, poi la Facoltà d'Agraria dell'Università Cattolica del Sacro Cuore a Piacenza, quando Rettore Magnifico era Padre Agostino Gemelli..

 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
La prima occupazione presso la gloriosa Federconsorzi, un'istituzione privata italiana che ci è stata invidiata da tutto il mondo, per otto anni ho dato assistenza tecnica a migliaia di agricoltori in molte regioni del nostro paese. In seguito fui assunto da una società multinazionale francese, la Rhone Poulenc Agro, come responsabile del marketing per l'Italia, dandomi la possibilità di conoscere ed incontrare i dirigenti delle maggiori società chimiche del mondo per vedere di ottenere la distribuzione delle loro molecole più interessanti per risolvere i problemi fitosanitari delle nostre colture agricole. Dopo aver passato i primi tre lustri da pensionato senza appassionarmi alla pesca, al bar, a vedere i cantieri edili, a passare le giornate davanti alla tv, un giorno decisi di cominciare a scrivere. Scrivere della mia vita, accompagnando questo scritto con un centinaio di mie vignette, per far conoscere alle mie due figlie che era quel signore che si aggirava per casa da tanti anni. Poi, c'ho preso gusto e ho continuato a scrivere senza mai fermarmi. Ho messo insieme una decina di libri che trattano argomenti vari, tutti di pura fantasia, però a volte legati a fatti realmente accaduti.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Di giorno scrivo, di notte leggo. Ho la grande opportunità di soffrire d'insonnia, dormo tre ore per notte e sono più che sufficienti per ricaricare le batterie. Il mio studio, che mia moglie chiama "la tana del vecchio", è stracolmo di libri. Per fortuna che la libreria si trova al pianterreno e non può crollare provocando una voragine, ma i ripiani sono tutti più o meno inarcati e mi aspetto che un giorno crolli tutto, sperando di non venire travolto anch'io.
Leggo un po' di tutto, però se devo dare una preferenza, potrei affermare che i libri di politica e storia sono sicuramente i miei preferiti. Devo fare qualche nome di autore contemporaneo? Bè, Giampaolo Pansa (purtroppo ci ha lasciati due anni fa), Bruno Vespa, Renzo De Felice (sta in cielo dal 1996), Pino Aprile, Mario Giordano e Maurizio Belpietro, scrittori che hanno il pregio di non essere mai noiosi.
Il prossimo libro, che sarei felice di vedere pubblicato, potrebbe essere: "La difficile ricerca dell'amore dopo i 50 anni", la storia di quattro amici di una piccola cittadina dell'Emilia in una rocambolesca ricerca dell'anima gemella nel vasto mondo femminile che offrono i paesi dell'Europa dell'Est.
 
Perché è nata la sua opera?
Come dicevo in precedenza, la mia prima opera che ha per titolo "Ho perso le radici", era un dovere nei confronti delle mie figlie, Valeria e Stefania, affinché conoscessero un po' di più il loro papà. Quasi un anno di lavoro, tra scrivere e disegnare vignette.
Una volta preso l'abbrivio, non mi sono più fermato.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Nella mia formazione di scrittore, che ha iniziato in tardissima età, ha influito sicuramente l'aver girato in lungo e in largo la nostra meravigliosa penisola, ho conosciuto tanta gente, di tutti i tipi, bravi e meno bravi, ma sempre con un lato interessante da descrivere.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Mi piace evadere dalla realtà, immaginare situazioni, a volte paradossali. Direi che la fantasia non mi manca se nutrita di continuo nell'osservare la gente che ci circonda. Infatti, sono loro gli artefici dei racconti.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è tanto di me, specialmente negli scritti che riguardano l'ultimo conflitto mondiale, dove mio padre ha perso la vita a soli 38 anni.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi che una spinta se l'ho ricevuta è stata quella di mia mamma. A cento anni è salita in Paradiso per ricongiungersi con papà, che l'aspettava da ben sessantotto anni.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
L'ho letto a mia moglie Graziella. A volte si è commossa fino alle lacrime.
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Se devo essere sincero, a me piace leggere i libri normali, li sento come qualcosa di vivo. Ogni tanto li rileggo trovando sempre nuovi spunti che alla prima lettura mi erano sfuggiti. Per me il libro di carta sarà eterno.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non lo conosco. Penso possa essere interessante, particolarmente per coloro che hanno problemi di vista.

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