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01 Dic
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Intervista all'autore - Carmen Burel -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittrice?
Sono un'insegnante di lettere, insegno in una scuola secondaria di primo grado e vivo a Roma, sebbene sia nata a Pordenone dove sono cresciuta. Non mi sento una scrittrice, semplicemente mi diverte raccontare storie, in cui immagino, gioco con le parole, creo rime e assonanze, situazioni esilaranti e stravaganti allo stesso tempo. La narrativa per l'infanzia diventa il "luogo ideale" dove è possibile togliere, semplificare, scavare. E ogni volta mi sorprendo di quanto frequentare la scrittura e le sue zone limitrofe possa dare molte soddisfazioni.

 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Scrivo di notte, questo momento ha sempre favorito la mia capacità di immaginare e di sviluppare idee che si erano un po’ perse o arenate.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho una preferenza, sono una lettrice onnivora, leggo assolutamente di tutto.
 
Perché è nata la sua opera?
Nasce da un copione teatrale abbozzato e mai terminato, perché la vita mi ha portato poi a fare scelte diverse e a dedicarmi all'insegnamento.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho vissuto un'infanzia felice e spensierata, in un luogo straordinariamente sereno e pieno di tanti colori e altrettante sfumature.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
In questo momento è un modo per evadere dalla realtà, soprattutto dalla difficile situazione che da quasi due anni stiamo vivendo. Un modo per affrontare la paura della situazione nuova, inattesa e potenzialmente dannosa per la salute nostra e per quella dei nostri familiari, un modo per dare un senso alla condizione di isolamento sociale che ancora stiamo vivendo.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo, c'è tutta la mia esperienza teatrale, maturata in modo attivo anche in una compagnia di teatro di animazione e di figura, c'è la passione per la scrittura creativa che insegno a scuola, c'è il mio bisogno di liberare la fantasia.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Mio marito, che mi ha incoraggiato a crederci sempre, anche nei momenti più bui.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ai miei figli, a cui ho dedicato il racconto, bambini straordinariamente curiosi e contagiosamente creativi, perché capaci di collegare cose apparentemente divergenti, di vedere dei collegamenti tra cose ed esperienze che noi adulti non siamo più in grado di scorgere. Come scrisse P. Picasso "Gli altri hanno visto quello che c’è già e si si sono chiesti perché. Io ho visto ciò che potrebbe essere e mi sono chiesto perché no".
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Se da un lato l'ebook costituisce l’inizio di una vera e propria
rivoluzione culturale, perché la tecnologia non si può e non si deve arrestare, dall'altro il cartaceo mantiene una propria unicità, pertanto il futuro vedrà sicuramente una coesistenza fra i due. È indubbio che l’e-book abbia i suoi pregi, tuttavia io appartengo alla generazione che preferisce ancora il cartaceo. Perché? Perché il libro può essere sottolineato, sfogliato, riposto in libreria, ripreso, riletto, prestato, regalato, in altre parole trasmette delle sensazioni che nessun libro digitale potrà mai regalare.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Da insegnante ritengo che la scuola abbia bisogno di nuove forme di insegnamento e che l’audiolibro rientri a pieno titolo fra le categorie che favoriscono, ad esempio, l'inclusione di quei soggetti che presentano disturbi specifici di apprendimento. Tuttavia il loro utilizzo può essere ampliato in ambito scolastico: gli audiolibri infatti consentono ai ragazzi di ascoltare i libri che vengono loro assegnati dagli insegnanti, mentre sono in bus, oppure fanno allenamento sportivo o anche prima di dormire.
 

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Mercoledì, 01 Dicembre 2021 | di @BookSprint Edizioni