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30 Nov
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Intervista all'autore - Fernando Fuschetti -

Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Marcianise, una città agricola e poi industrializzata in provincia di Caserta. L'adolescenza e la gioventù l'ho trascorsa in parte lontano dalla mia città per esigenze familiari prima e per l'università dopo. Lo sport e lo studio sono stati gli impegni preminenti di quelle età. Dopo la laurea ho avuto esperienze brevi nell'insegnamento e poi ho vinto il concorso nel Corpo forestale dello Stato dove sono rimasto fino al 2011 ricoprendo ruoli di notevole importanza e responsabilità. Ho collaborato con riviste scientifiche e questo anticipa in part la mia passione per lo scrivere. Non sono diventato uno scrittore ma mi piace tanto poter raccontare storie dando così sfogo ad una mia passione giovanile che non ho potuto soddisfare per gli impegni dell'attività professionale. Sono sposato dal 1973 e ho tre figli e una stupenda nipotina.

 
Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Preferisco scrivere di pomeriggio, ma non disdegno di riempire qualche pagina anche di mattina. Mai di sera.
 
Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore contemporaneo preferito in senso stretto perché mi piace alternare le letture su temi e racconti diversi tra loro. Uno però, negli ultimi anni, è divenuto diciamo in parte quello che ho seguito parecchio ed è Maurizio De Giovanni.
 
Perché è nata la sua opera?
Non c'è assolutamente un perché alla mia ultima opera, come non c'è nemmeno per le precedenti. Trovo molto stimolante poter inventare delle storie, ma in alcuni casi le ho miscelate a fatti storici avvenuti, creando però sempre personaggi non reali. Questo mi stimola molto.
 
Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Moltissimo. Avendo vissuto in realtà diverse con diverse connotazioni sociali ed economiche ho finito per metabolizzare tante situazioni diverse che hanno arricchito e non poco la formazione. Non trascurabile sono stati i tantissimi Paesi in cui ho viaggiato, sia per motivi di lavoro che per diletto e queste esperienze le trovo spesso nei miei racconti. Il fatto poi che molte delle mie opere hanno Napoli come palcoscenico è un altro aspetto dovuto alla mia formazione. Napoli è la città dove ho vissuto per oltre 25 anni tutti i giorni perché è lì che ho svolto gran parte del mio lavoro.
 
Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È sia l'uno che l'altro. Bellissimo e avvincente è creare i personaggi e questo è sicuramente, almeno in parte, evadere dal quotidiano, ma inserirli poi nel contesto in cui viviamo è un modo per raccontare la realtà.
 
Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non credo di aver mai messo molto del mio vissuto nei miei racconti anche se quale che breve accenno ad esperienze vissute è certamente presente.
I caratteri e le esperienze dei personaggi sono molte volte quelle di persone con le quali mi sono relazionato, siano essi amici che parenti.
 
C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Non ho nessun vate.
 
A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
In alcuni casi a mia moglie e in altri ad alcuni miei amici e amiche lettori delle mie opere ai quali ho chiesto di esprimere con onestà i loro pareri e giudizi...
 
Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
A me non piace affatto leggere l'ebook, sono un tradizionalista ma credo che sia nei fatti che la lettura da computer portatili e altre diavolerie del genere sia certamente il futuro dell'editoria.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ho esperienze in materia per cui non posso dare alcun giudizio di merito, però credo che sia un modo intelligente ed importante per alcune persone in possesso di handicap.

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