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25 Nov
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Intervista all'autore - Corrado Suma

Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Siracusa dove ho vissuto fino a che mi sposassi. Sono padre di due bellissime figlie di cui sono innamoratissimo. Vivo a Mascalucia in provincia di Catania e lavoro a Palermo.
 
Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
"Cambiare l’acqua ai fiori", di Valérie Perrin. Lo sta leggendo mia figlia Lucilla che è un adolescente. Me ne parla entusiasta e un romanzo recente, pieno di sentimenti.

 
Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
E’ un modo contemporaneo di leggere, di vivere emozioni e di giocare, la lettura. Questa non è mia ma di W. Srymborska. Pertanto, non è il mezzo con cui si legge che ci dovrebbe interessare, piuttosto cosa si legge e con quale frequenza.
 
La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Un colpo di fulmine. Ho iniziato a scrivere da bambino, poesie più che altro. Ho vinto anche qualche concorso da ragazzino. Poi la scrittura è diventata più tecnica e meno romantica a causa dei miei studi e del mio lavoro, fino ad assopire la mia voglia di vivere dimensioni che non mi appartengono. Adesso quella voglia di esplorare il mio mondo fatto interiore si è fatta risentire con forza, chissà forse è l’età.
 
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Non sopportavo l’idea che la morte del mio concittadino Archimede passasse, secondo le fonti storiche ufficiali, come causale e che lui facesse la figura dell’idiota romantico durante il suo omicidio. Perciò, ho studiato la sua vita, le sue opere ed il modo in cui viene ucciso. È nata così l’avventura del protagonista del romanzo, Pietro Alberico, uno studente di filosofia che tra mille ostacoli e pericoli tenta di far luce sull’omicidio di Archimede.
 
Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Di allenare continuamente l’arte di interrogare e di non farsi pervadere da un senso di frustrazione se non si trovassero sempre le risposte. Alcune domande devono restare sospese ad emblema perenne dell’interrogarsi. È l’unico modo per districarsi dalle mille verità che ci propinano ogni giorno. Attenzione, anche questa non è mia, ma di J. J. Rousseau.
 
La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non è mai stato un sogno, solo un modo per evadere dalla realtà con fantasia e spensieratezza.
 
C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Sì, nel libro si parla di dieci discipline che sono la fonte dell’agire dell’uomo, come la matematica, la medicina etc… Bene, ho deciso queste dieci materie insieme a mia moglie e alle due mie figlie durante una serata in un ristorante di sushi a Palermo: alla fine ognuno ha detto la sua per ogni materia selezionata. Ho un bel ricordo di quella serata in cui il sushi ci ha ispirato.
 
Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, desideravo conoscere la fine del romanzo. Si proprio così. Le storie ed i personaggi prendono forma solo quando scrivi e non vengono mai come avevi preventivato che fossero. È il bello della scrittura, è il segreto della scrittura, ma non ditelo a nessuno.
 
Il suo autore del passato preferito?
Umberto Eco, ed era più di un autore.
 
Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È un nuovo modo per far giocare TUTTI con il gioco più bello del mondo, non siete d’accordo?

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