Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
02 Nov
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista all'autore - Cesare Orselli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Nato in un piccolo centro di provincia, mi sono laureato e trasferito subito a Firenze. Insieme alla professione di docente di Liceo (Italiano e Latino) ho iniziato subito a praticare la critica musicale su giornali, riviste per teatri; poi sono passato al Conservatorio di Firenze, all'Università di Cosenza e di Siena come professore di Storia della musica.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Mattina e pomeriggio.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il critico musicale prediletto è Fedele D'Amico.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per raccogliere gli scritti di un'attività di quasi sessant'anni: Saggi che altrimenti sarebbero andati perduti e non utilizzabili dalle nuove generazioni di studiosi.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto importante è stata la mia famiglia, amantissima della musica, e fornita di una ricca biblioteca letteraria, storica e politica.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Un dovere assoluto, come l'insegnamento, di dare al nostro prossimo quello che abbiamo conquistato studiando.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
I miei studi ovviamente non hanno molto di autobiografico; sono però i documenti di un percorso culturale attraverso la musica, soprattutto la produzione operistica fra Ottocento e Novecento.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Direi di no, considerata la varietà degli interessi. Ma certo, sono state fondamentali le commissioni dei teatri d'opera, i convegni di studi, le case discografiche
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Nessuno ha letto il mio primo studio (su Richard Strauss). Solo, ha curato la raccolta dei miei saggi sull'opera italiana fra 800 e 900 "Un Pantheon in crisi" l'amico musicologo Jacopo Pellegrini.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Ho qualche dubbio. Una mia raccolta di studi sull'opera europea non ha avuto alcun successo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non ho particolari opinioni.

Acquista il Libro sul nostro ecommerce