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30 Ott
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Intervista all'autore - Gigi Piredda

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da settant'uno anni di vita ed approdo nel periodo del disincanto per cui non mi meraviglio più di niente soprattutto da quando corro il rischio di avere come Presidente della Repubblica, non soltanto un pregiudicato, ma una persona amorale come Berlusconi. La passione per la scrittura non è una decisione che si prende in un dato momento ma è qualcosa che senti dentro e si manifesta, nel mio caso, con la scuola; la stesura dei primi pensierini dove la fantasia inizia a galoppare .......e tutto quello che ne consegue con la curiosità, la capacità di raccontarti e raccontare agli altri trasmettendo emozioni, umanità, sensibilità per la bellezza e quant'altro
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ora che faccio la vita da pensionato e mi sono conquistato la disponibilità del tempo, che finalmente è mio, posso scrivere in qualsiasi momento. Ma, prima della scrittura, viene la meditazione, la sedimentazione, la metabolizzazione del vissuto, come avvenimenti e fatti quotidiani o ricordi, lavorando in campagna, immerso nella solitudine di ampi spazi che mi offre la mia proprietà posta in posizione marginale in un fondovalle poco frequentato.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Cammilleri, ma ritenendolo contemporaneo anche Simenon.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Questo libro "Nulvi tra Chiesa e Curia", come il precedente "Nulvi ed il suo passato", nasce con l'intento di ricuperare la storia del mio paese che, come la maggior parte delle comunità della Sardegna, perdendo la memoria del proprio passato ne compromette seriamente la scomparsa.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La curiosità, l'ironia, la testardaggine, la solidarietà, il rispetto, la polemica, la veemenza sono pregi e difetti che caratterizzano i nulvesi e di conseguenza anche io ne porto i segni.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
È l'uno e l'altro. Lo scrivere ti consente, ricorrendo all'ironia o al sarcasmo, di sfuggire ad una realtà terribile come potrebbe essere l'elezione di Berlusconi al Quirinale o la perpetuazione di Draghi al governo; ma allo stesso tempo lo scriverne è informazione, è prevenzione, è un campanello d'allarme per tenere le coscienze vigili.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Pur essendo un libro di carattere storico, dove sono i documenti che parlano, dei personaggi che vengono citati ho cercato di coglierne, pur ironizzando, l'aspetto umano, naturalmente contestualizzato al periodo storico in cui sono vissuti.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si, sono due persone: senza l'aiuto della D.ssa Temussi, responsabile degli archivi storici del Tribunale di Sassari, non avrei avuto accesso alla Pretura di Nulvi, senza l'assistenza di mia moglie, Giulia, il libro non avrebbe visto la luce dal punto di vista, in prima stesura, di impostazione grafica, di correzione bozze e limatura.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
No, il libro non l'ha letto nessuno ma in molti sapevano del mio lavoro e aspettavano, impazienti, la pubblicazione.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non saprei cosa dire, anche perché, personalmente, ad un freddo vetro di lettore elettronico, preferisco maneggiare il cartaceo, salivare il dito per girare pagina e fare le orecchie come segna libro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
La stessa cosa di prima. Preferisco il libro di carta su cui la notte, quando mi coglie il sonno, mi ci possa addormentare sopra senza il ronzio dello strumento elettronico.
 
 
 
 
 

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