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05 Ott
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Intervista all'autore - Giuseppe Li Vigni

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Già da piccolo sono venuto a contatto con il mondo del volontariato, vivevo in un quartiere popolare della periferia di Palermo, fra gente emarginata e con gravi problemi sociali. Ho conosciuto storie tristi, ma ho una piccola virtù: ascoltare le persone. Ho ascoltato da piccolo fino a quando sono venuti meno, i miei nonni, che mi affascinavano con i loro racconti, i loro ricordi e le loro esperienze vissute durante la Seconda guerra mondiale; già all’età di 15 anni scrivevo piccoli racconti e frequentavo un oratorio gestito dai padri Rogazionisti con annesso un convitto per bambini sordomuti.
Furono i racconti di mio nonno, combattente in Grecia nella Regia Marina e scampato per miracolo alla rappresaglia di Cefalonia in cui venne sterminato il plotone che aveva dato a loro il cambio appena dieci giorni prima e le vicissitudini di un’Italia post bellica influenzata dalle idee socialiste e dagli studi che ho fatto sulla storia dell’Unione Sovietica che mi portarono alla scrittura del mio primo romanzo: “Storie di Antonov”, un personaggio realmente esistito ma nel libro romanzato con nomi di fantasia, che ha dato un grande impulso alla vita economica e sociale sovietica, della sua terra natia: l’Ucraina, una terra meravigliosa, costellata da monasteri e chiese ortodosse, granaio dell’URSS. Seguirà poi “Viaggio in Oriente” con le peripezie di un giovane mercante inglese affascinato dalle meraviglie che l’Oriente offre agli occhi dei visitatori, in un contesto coloniale tipico dell’epoca Vittoriana.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Solitamente nel tardo pomeriggio o la sera, anche perché rientrando dal lavoro dopo il pranzo sento il bisogno di rilassarmi. La sera sono abbastanza carico di energie per poter affrontare con serenità la scrittura, anche se, non è sempre che la persona è colta dall'ispirazione. Infatti, mi è successo qualche volta di trovarmi a passeggiare lungo la riva del mare e non è la prima volta che mi venga un'idea brillante.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Leggo solitamente libri di autori vari, di recente mi sono concentrato sulle opere dello scomparso Camilleri e di come descrive i suoi personaggi nelle trame poliziesche.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Ho voluto fare una raccolta di questi due romanzi per offrire al lettore la continuità delle opere in veste storico – romantica. Non vuole essere un approfondimento della storia e dei suoi fatti, ma offrire al lettore l’opportunità di immergersi in contesti storici di cui oggi se ne parla poco e nulla. A scuola ad esempio, si studiano con superficialità certi avvenimenti che narro nelle due storie. Per chi non li conosce è un modo come l'altro per dare il giusto valore della storia. Ciò che viviamo oggi è la conseguenza di ciò che ieri è avvenuto.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo. Sono convinto che ogni scrittore quando ha una storia da raccontare mette a fuoco le tante vicissitudini più o meno trascorse nella vita e tende ad ambientarli nei contesti che descrivere, talvolta immedesimandosi nel personaggio ed immaginando con quali occhi possa vedere la realtà e come la possa affrontare. Ogni esperienza vissuta nel passato aiuta la persona a crescere, fortificarsi ed emergere.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Dipende dai punti visti. È più un raccontare la realtà anche in chiave romanzata, che voler sfuggire a ciò che è reale. Talvolta mi immedesimo in un giornalista, per cui tendo a descrivere la realtà fedele per quanto possibile mettendo in evidenza i valori ed i sentimenti dei personaggi coinvolti.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In ogni scrittura c’è sempre una parte di chi scrive, il resto dipende dai contesti. Spesso nelle vicissitudini c’è un rapporto di immedesimazione fra lo scrittore e il personaggio, ma non è una costante. Talvolta sono gli eventi che spingono a trovare le soluzioni possibili. Il modo di vedere le cose e di come poterle affrontare al meglio.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Devo tantissimo la riuscita della mia opera a quanto ho maturato in questi anni, all’apporto che ho ricevuto dal racconto dei miei nonni e dalle vicissitudini tormentate di quegli anni in cui la guerra fredda ha tenuto il mondo con il fiato sospeso. Tante verità sono emerse ufficialmente in tempi recenti, da quando Putin ha deciso di rendere pubblici gli archivi dell’NKVD. Alcuni fatti erano noti grazie al lavoro di giornalisti coraggiosi che mettendo a repentaglio la loro vita sono riusciti a far trapelare oltre cortina tante verità, oltre ai dissidenti che avevano lasciato vistose tracce nell’opinione pubblica occidentale, talvolta in maniera più o meno mediata.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Sono stati i miei genitori e i miei nonni a venirne a conoscenza quando stesi la prima bozza, mia moglie e di recente anche i miei colleghi di lavoro.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non lo metto in dubbio, la tecnologia multimediale è sempre in continua evoluzione. Forse fra cinquant'anni, il libro cartaceo sopravviverà, ma confinato in qualche museo...
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una tecnologia in fase di evoluzione, che vedrà il suo tempo anche in Italia.
 
 
 
 
 

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