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07 Giu
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Intervista all'autore - Antonio Garofalo

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Napoli nel centro storico, ho frequentato il liceo “Vittorio Emanuele II”, il più antico della città e mi sono laureato in giurisprudenza all'Università Federico II, quindi avendo passato la mia infanzia e giovinezza tra le maggiori bellezze storiche di Napoli non potevo non diventare un appassionato di storia. Ho svolto la professione di avvocato e poi sono entrato nell'amministrazione pubblica come segretario comunale.
Con mia moglie, conosciuta al liceo e compagna nello stesso percorso di studi e di lavoro, ci siamo trasferiti prima in Piemonte a Tortona e poi nel Lazio a Rieti e infine a Roma dove attualmente viviamo. Ho tre figlie che rappresentano le più grandi soddisfazioni della mia vita: una è astrofisica, un altro medico chirurgo e la minore è laureata in lingue inglese e arabo.
Ho deciso di diventare scrittore dopo che per tanto tempo mia moglie, le mie figlie ma anche molti colleghi di lavoro ascoltando i miei racconti mi hanno incoraggiato a scrivere un libro per divulgare le mie conoscenze e i miei approfondimenti. A questo punto ho pensato di porre mano alla penna, in senso metaforico naturalmente, è ho cominciato a scrivere un libro con lo scopo di divulgare conoscenza e di stimolare l'approfondimento dei fatti senza fermarsi solo alla superficie.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Di solito dedico alla scrittura quasi tutta la giornata sia per la scrittura vera e propria che per quella che io chiamo la scrittura mentale vale a dire raggruppare le idee collegarle tra loro e metterle insieme con ordine e con logica per poterle poi scrivere.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Ho due autori contemporanei preferiti e sono Maurizio De Giovanni e Carlo Lucarelli ambedue autori di letteratura gialla ma anche di costume, li preferisco perché mi affascina il loro metodo narrativo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Questo libro che io considero un'antologia, nasce dall'esigenza di approfondire certi eventi della nostra storia per dare modo al lettore di capire le dinamiche che li hanno prodotti così da consentirgli di comprendere le cause e le concause di alcuni problemi che tuttora esistono nella nostra società e che non si riescono a risolvere. La mia bussola, lo spiego anche nella prefazione al libro, è stato il principio per cui bisogna conoscere il passato, quindi la nostra vera storia per capire il presente e immaginarsi il futuro. Quindi se non conosciamo le vere dinamiche e i comportamenti che hanno prodotto certe situazioni storiche non potremo mai capire il presente e continueremo a raccontarci la solita bella favola di cui parlava Giolitti sorprendendoci così sempre per ogni cosa in quanto non abbiamo potuto immaginare il futuro.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Sicuramente l'aver vissuto nel centro storico della mia città ha influito molto ma anche la formazione scolastica, le letture, il contesto lavorativo da segretario comunale mi ha permesso di stare a contatto con le problematiche sociali, politiche e soprattutto con le persone che, come ho cercato di spiegare nel libro, ancora risentono di pregiudizi ed è stato proprio il contatto con tutte queste problematiche che mi hanno spinto ad approfondire le cause di tutto ciò.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere, per me, è cercare di raccontare la realtà allo scopo di invogliare le persone alla curiosità, all'approfondimento e a ricercare sempre, attraverso il proprio ragionamento e l'indagine, per quanto possibile, la verità relativa ai fatti e agli accadimenti. Oggi vediamo a corredo delle fiction i cosiddetti backstage, vale a dire il dietro le quinte, con questo libro ho come obiettivo incoraggiare il lettore verso la ricerca del dietro le quinte dei fatti cioè quali comportamenti umani hanno prodotto quel determinato fatto o quella concatenazione di eventi perché come diceva Gramsci la storia è storia di uomini.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è prima di tutto il mio essere curioso, la ricerca cioè delle idee e dei relativi comportamenti che ci sono dietro gli eventi; c'è il mio desiderio di indagare attraverso le domande che pongo nel libro per tentare di dare una risposta ai misteri; c'è la ricerca dei ricorsi storici per metterli in rilievo così da dimostrare che la storia è maestra di vita come dicevano gli antichi Romani ma purtroppo gli uomini non sono attenti al suo insegnamento e commettono sistematicamente gli stessi errori. Amo la retorica dei grandi oratori ma sono contrario alla retorica che falsa la realtà storica, infatti nel libro cerco di squarciare il velo della retorica per il principio che bisogna conoscere il passato, per capire il presente e immaginare il futuro, soprattutto per conoscere l'origine e le cause di alcune situazioni che si trascinano nel nostro Paese da troppo tempo senza riuscire a risolverle. Ho inserito nell'appendice del libro le curiosità proprio perché come dicevo prima io per primo sono curioso.
Di me c'è anche l'ironia di alcuni titoli ma soprattutto, come ho indicato nella sinossi del libro ho cercato di far sentire il lettore in una macchina del tempo che li trasporta al centro dei fatti e in questo concetto della macchina del tempo c'è tutto me stesso perché ogni volta che approfondisco un argomento storico cerco di calarmi in quella realtà nel modo più obiettivo possibile depurando il testo contemporaneo ai fatti narrati di tutti i residui ideologici che risultano dal testo attenendomi esclusivamente ai soli fatti che cerco di riscontrare incrociando le informazioni con altri testi monografici o testimonianze come un vero e proprio investigatore.
Sono quindi dell'avviso che la nostra storia dev'essere oggetto di un sano scambio di idee e non deve assumere il tono di cori da stadio come spesso succede dove ognuno parteggia per qualcosa in un continuo botta e risposta dimostrando proprio così che l'unificazione di questo Paese non è mai avvenuta né iniziata come malinconicamente affermo nelle conclusioni del libro.
Spesso uso l'ironia proprio contro gli assertori di assolute verità.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sicuramente gli autori di tutti i testi e documenti di cui mi sono avvalso e che ho ringraziato nel libro anche se molti non sono più tra noi.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie naturalmente che mi ha aiutata a correggere la bozza e a migliorarla controllando tutto. Ho molta fiducia in mia moglie sempre molto precisa nel correggere o consigliare una diversa forma di esposizione. Anche durante la nostra attività lavorativa ci sottoponevamo reciprocamente i nostri scritti e le nostre problematiche consigliandoci a vicenda.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook rappresenta sicuramente un progresso poiché rappresenta un comodo metodo di lettura quando si è fuori casa in quanto consente di non doversi portare al seguito uno o più libri anche voluminosi e pesanti; è una validissima soluzione anche per risolvere alcuni problemi di vista consentendo di ingrandire i caratteri di stampa e ritengo che possa anche essere un apprezzabile supporto per la scuola evitando agli studenti di portare a scuola numerosi libri.
Anch'io utilizzo l'ebook ma Il fascino del cartaceo, secondo me, resta comunque inossidabile.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ritengo sia molto utile per la diffusione della cultura a tutti i livelli sociali ma soprattutto per coloro che hanno gravi disabilità agli occhi. Quindi ritengo che questi sistemi di lettura cioè l'audiolibro e l'ebook sicuramente rappresentano un validissimo supporto alla diffusione della lettura e della cultura insieme con il libro tradizionale.
 
 
 
 
 

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