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14 Apr
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Intervista all'autore - Yasmine Nargisse Bibbis

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata e cresciuta a Bergamo, ma i miei genitori sono marocchini. Entrambi si sono trasferiti molto giovani in Italia e si sono integrati piuttosto bene nonostante le varie difficoltà che uno stranierò può incontrare in un paese diverso dal proprio. Sottolineo molto spesso le mie origini perché sono la causa principale che mi ha spinta a scrivere quando ero bambina. La discriminazione tra i banchi di scuola non risparmia nessuno e infatti mi sono vista protagonista io stessa di vicende spiacevoli per una bambina di 9 anni la cui unica colpa è un colore di pelle più scuro degli altri.

La mia maestra di italiano mi vide piangere una volta e capì subito cosa ci fosse dietro alle mie lacrime e senza dire molto, mi regalò un libro di poesie sperando che mi potesse aiutare a fuggire dai pregiudizi razzisti anche se solo per qualche ora. Fu così che mi appassionai alla poesia e poi successivamente alla letteratura.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un vero momento in cui mi siedo e i dico "adesso scrivo". La scrittura per me è un’arte spontanea, creativa e imprevedibile. Ci sono momenti o giorni in cui la mia testa o addirittura la mia anima esige che io esprima a parole una sensazione, un ricordo o una notizia, semplicemente. Mi capita però spesso di scrivere di notte, dopo la mezzanotte. Amo molto il buio e il suo silenzio tombale, il fatto di non avere nessuna distrazione attorno mi aiuta ad amplificare i miei sensi e ad andare in profondità di me stessa.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un solo autore contemporaneo preferito. Come amante della letteratura, ogni autore per me è una scoperta. Da tutti quelli che ho letto e conosciuto ho imparato qualcosa.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata principalmente perché avevo il bisogno di farmi spazio nel mondo. Avevo necessità di lasciare una traccia scritta, di far capire a tutti come mi sento, come sono e soprattutto che esisto. Fin da piccola ho tenuto un grido dentro di me che ho cercato di placare e tenere nascosto perché avevo paura di non essere capita, apprezzata o addirittura di passare per patetica. Ma all'alba dei miei 22 anni mi sono detta che questa era una paura stupida e che il mondo avesse almeno bisogno dell'opportunità di conoscermi un po' più in profondità. Ecco perché si intitola "Feelings. riproduzione casuale": quest'opera è per me l'emblema della confusione mentale, sentimentale ed emotiva che ho sentito per anni e che finalmente ho l'occasione di esternare.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale è tutto. Ciò che viviamo, con chi lo viviamo e come lo viviamo contribuisce a fare di noi ciò che siamo. Emile Zola diceva che "race, milieu, moment" (ovvero "razza, contesto e momento") sono i tre elementi che caratterizzano un essere umano e io sono pienamente d'accordo. Ovviamente la parola razza la sostituirei con "origini culturali", ma il senso della sua filosofia rimane lo stesso. La scrittura è lo specchio del vissuto per me.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è un po' entrambe le cose. Personalmente, scrivere mi aiuta a capire meglio la realtà proprio perché la evade e la racconta allo stesso tempo, la scompone come un Picasso e la ricostruisce basandosi sulle mie sensazioni.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In questa prima raccolta devo dire che non mi sono esposta al cento per cento. Ho sempre avuto il timore di svelarmi al cento per cento perché essere vulnerabile a volte mi fa sentire debole e indifesa. Allo stesso tempo, essendo poesia e non prosa, mi sono permessa di raccontare me stessa in modo velato. La reazione dei miei primi lettori è stata però molto positiva e questo mi sta dando il coraggio di scrivere poesie ancora più personali. In ogni caso, in tutto ciò che scrivo c'è molto di me: ci sono la mia sensibilità di fronte a notizie molto spiacevoli, la mia empatia, il mio dolore e le mie riflessioni.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La persona alla quale devo quest'opera è sicuramente mia mamma. Mi ha sempre detto che prima o poi avrei pubblicato qualcosa di mio e non ha mai smesso di credere in me nemmeno per un secondo. Il suo supporto mi ha permesso di avere fiducia nelle mie qualità e infatti questa raccolta è dedicata soprattutto a lei.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Il giorno che ho raccolto le poesie sotto un'unica raccolta ero piuttosto spaesata e non sapevo se quello che stavo facendo era sensato oppure no. Decisi quindi di affidarle a due conoscenti, due ex-studenti del mio liceo che ammiro molto in quanto artisti: Dante Turco e Gloria D'Angelo. Con entrambi non ho un profondo rapporto di amicizia, però credo che ci siamo sempre un po' ammirati a vicenda ( o almeno, io ho sempre ammirato il loro lavoro). Il motivo di questa scelta è che volevo un punto di vista oggettivo ma non troppo su ciò che per anni ho scritto. Dopo aver avuto un resoconto piuttosto positivo da entrambi, mi sono fatta forza e ho contattato BookSprint Edizioni!
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non sono mai stata un'amante dell'e-book. per me il vero libro è quello cartaceo, quello che si sfoglia, si annusa, si spiegazza. L'e-book non mi ha mai attirata. Sicuramente però in molti l'apprezzano perché è pratico e più facilmente accessibile.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Sull'audiolibro non ho molte informazioni, di conseguenza nemmeno una vera opinione!

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Mercoledì, 14 Aprile 2021 | di @BookSprint Edizioni