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07 Apr
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Intervista all'autore - Maria Tartaglia

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
L'approdo alla scrittura poetica è per me non solo un modo per esprimere, da istintiva quale sono, certi chiaroscuri del mio io più profondo, che emergono dandomi un senso di appagante liberazione, fare poesia è anche uno sguardo fisso sulla realtà che mi circonda, sugli altri, sul tempo, su qualsiasi particolare che mi "detta dentro " delle emozioni e suggestioni come l'ascolto di una musica, per me fondamentale, come il silenzio stesso.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Una forte spinta autobiografica è presente in "versi dispersi", una componente facilmente riconoscibile, per esempio nella sezione "Anime", popolata di presenze che hanno "segnato" il mio rapporto spesso critico con una realtà esistenziale e sociale non "a dimensione umana". Accanto, per esempio, al tema della chiusura e della solitudine delle famiglie che vivono al loro interno il dramma della disabilità, delle dinamiche conflittuali che si creano, c'è anche l'ambiente, lo scenario di una Napoli resiliente e coraggiosa, viva e vitale come il suo mare, ricca di fermenti e stimoli positivi in cui mi muovo e in cui mi trovo a mio agio, nell'anima popolare del quartiere di Fuorigrotta.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere "Versi dispersi" ha significato per me dare voce al "non detto", a "esprimere l'inesprimibile" di una vita concepita come viaggio e continua scoperta del "Mistero" dentro e fuori di sé.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata semplice e immediata, in consonanza con la genesi della raccolta: tanti versi "sparsi " un po' ovunque in vari diari, ma soprattutto nella mia mente e che, in fuga, ho cercato di raccogliere e trascrivere, dando "forma " a ciò che era in "nuce" da tempo.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Porterei con me il romanzo di formazione cult della mia generazione: "Siddharta" di Hesse perché mi fa rivivere la stagione degli anni '70, quando ero studentessa liceale nel periodo degli "anni di piombo" all'Umberto I , folgorata letteralmente da questo romanzo che parlava di "eterno presente", di viaggi esperienziali alla ricerca di se stessi, di una cultura-mito come quella indiana da sempre affascinante!
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo, decisamente, ma non esclusivamente!
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Ho deciso di esprimermi in poesia alle soglie dei miei sessant'anni, dopo una lunga frequentazione e fruizione dei testi letterari dovuta al mio lavoro di insegnante, attualmente presso il Liceo "Gentileschi " di Agnano - Napoli, mettendo a frutto e riversando nella parola-verso le suggestioni più varie che mi provengono dalla mia formazione umanistica in cui credo fermamente, contro i guasti di una formazione esclusivamente tecnicista. Si tratta, comunque, di una sfida: per troppo tempo ho cercato di reprimere questo lato, questa dimensione del mio essere, per paura di disancorarmi troppo dal reale e dalla dimensione quotidiana del vivere: solo ora, nell'attuale momento di isolamento che stiamo vivendo, ne ho avuto il desiderio!
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
"Versi dispersi" nasce sulla spinta del tema della dispersione e dell'inafferrabilità delle cose, dei sentimenti illusori e precari in una società capitalistica in cui è molto difficile andare al di là delle apparenze e delle convenzioni, spunto presente in molti componimenti di questa mia prima raccolta, ma anche dall'esperienza vissuta del Covid, in degenza presso l'ospedale Cotugno della mia città durante le feste natalizie, dove stando nel reparto in isolamento per circa 20 giorni, mi sono detta, per darmi forza e reagire (solo il cellulare mi rapportava al mondo esterno), perché non passare dalla tastiera del telefonino ad una prospettiva nuova, a una voglia di futuro attraverso la scrittura? Ho intravvisto allora la possibilità di un varco nella mia vita in bilico, sospesa...
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È un'emozione indescrivibile.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio marito, mio compagno di vita, per primo, durante la prima stesura del libro, aspettandone, con estrema felicità, l'imminente pubblicazione.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Molto semplicemente, costituisce una possibilità di divulgazione, a più ampio raggio, del libro, senza parlare poi della comodità di portare con sé, per esempio, in un tablet o in un portatile, la propria biblioteca, anche se la magia, ribadisco, del libro cartaceo è indiscussa!
 
 
 
 
 

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Mercoledì, 07 Aprile 2021 | di @BookSprint Edizioni