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03 Apr
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Intervista all'autore - Maurizio Lenarduzzi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Ravenna, città di mare per eccellenza ma amo la montagna. Ho origini friulane per parte paterna e romagnole per parte materna. Un bel miscuglio. Ho avuto la fortuna di vivere in molti luoghi e di conoscere molte persone. La mia infanzia l'ho vissuta nella Val Taro in provincia di Parma ed è lì che è nato il mio rapporto privilegiato con la natura sia piante che animali.
Mi sono laureato in Scienze Forestali all'Università di Padova. Attualmente progetto e realizzo giardini, osservo la natura e leggo molto: botanica, zoologia, romanzi, saggistica e mi diletto a scrivere Haiku. Ho iniziato a leggere e scrivere abbastanza presto, a quattro anni, e non ho più smesso. Lo scrivere è stato una conseguenza di fatti legata alla necessità di trasmettere agli altri le esperienze che ho avuto, soprattutto ai figli ma anche alle persone che mi chiedono sempre di parlargli della natura, quando andiamo in giro con gli amici, o di storia, altra mia grande passione, quando andiamo a visitare luoghi o città. Il mio personaggio storico preferito è Federico II di Svevia. Un illuminato. Per il diventare scrittore... ci stiamo provando. In questo momento ho pronti altri due "romanzi", ed un altro l'ho in testa. Ma affrontiamo una cosa alla volta.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Il momento che dedico alla scrittura generalmente è il tardo pomeriggio o la sera tardi, quando mi rilasso e mi abbandono ai miei pensieri senza pensare al lavoro.
È il tempo che dedico a me stesso, il kairos dei greci. Il momento giusto per liberare la mente e a volte sognare ad occhi aperti. A volte può succedere, che a notte fonda, generalmente tra le due e le tre del mattino, mi sveglio improvvisamente con delle idee che svilupperò durante la giornata ed allora scrivo gli appunti sul block notes che tengo sul comodino ma sono solo attimi.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito, gli interessi sono molti ed in molti, per fortuna, scrivono. Leggo molto Stefano Mancuso e Mauro Corona. Entrambi scrivono di piante o del mondo vicino alle piante ed alla natura. Il mondo che sento a me più vicino. Uno scrive in modo scientifico e in un certo senso rigoroso visto che è docente all'Università di Firenze. L'altro scrive di piante, animali e storie del Friuli, terra che amo moltissimo anche se i suoi racconti sono più favole e non è il Friuli che conosco io. Ho apprezzato molto e mi piacciono sia Mario Rigoni Stern e Giovannino Guareschi ma questa è un'altra storia.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Il racconto è nato dalla volontà di non perdere parte della storia famigliare, di non perdere i racconti che alla sera sotto la pergola si facevano con i nonni e gli zii. Avevo notato che i ricordi, di generazione in generazione, si assottigliavano od erano completamente dimenticati. I ricordi di alcuni si facevano sempre più vaghi e la memoria dei fatti scompariva. Alcuni dei miei coetanei non sapevano nulla degli eventi trascorsi e mi seccava che tutto andasse perduto ed allora ho cominciato a prendere appunti, a confrontare i racconti a trovarne riscontro orale o scritto. Spero che i miei figli, i miei cugini ed i loro figli possano ritrovare un poco di loro stessi e che chi leggerà il testo, soprattutto per coloro che vivono in quella parte della Romagna, facciano un tuffo nel passato che li faccia ricordare altri eventi, altre storie e magari anche loro inizino a scrivere le loro storie e che si possano legare l'una all'altra e stimolare un confronto tra le generazioni.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho avuto una grande fortuna: avere dei genitori che non mi hanno mai negato i soldi per comprare un libro quando ero ragazzino ed una moglie che mi asseconda nella mia passione per i libri. Ho una biblioteca distribuita. Distribuita nel senso che è localizzata a casa mia, a casa di mia sorella e nel solaio di mia madre. Libri in garage, nello studio, sotto il letto, in corridoio, in salotto. Credo siano più di dodicimila pubblicazioni. Gli argomenti sono i più disparati: botanica, zoologia, astronomia, geografia, storia, poesia, libri d'arte, romanzi, saggi, antichi e moderni.
Gli amici quando vogliono farmi un regalo sanno benissimo cosa mi piace. Una passione che viene da lontano, da quando ero alle scuole elementari e alle scuole medie quando andavo a svaligiare le biblioteche scolastiche e partecipavo a piccoli concorsi di letteratura o scrivevo racconti per i miei amici o compagni di classe. La possibilità di poter girare mi ha fatto particolarmente apprezzare tre città: Torino e Bologna in Italia e L'Avana a Cuba. Tre città ricche di librerie. Il profumo della carta stampata che esce da questi luoghi è inebriante. Paragonabile alla scoperta di casse di libri nel solaio dei nonni.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le opzioni. Nella narrativa le esperienze si confondono, si mischiano. La fantasia diventa realtà. Fatti o cose che erano il frutto di un sogno spesso prendono corpo e diventano realtà. Eventi che sembravano impossibili poco tempo dopo o a distanza di qualche chilometro diventano reali. Un poco come i racconti di Guareschi che raccontati dapprima come una favola in un determinato tempo e luogo, trovavano poi riscontro in qualche altra realtà a volte vicina, a volte lontana.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. È la storia di persone con cui ho vissuto, che ho amato o che amo. È un poco la Spoon River dei miei ricordi. Fatti che in parte ho anche vissuto. Momenti belli e non che fanno parte del mio vissuto e che bene o male sono avvenuti nell'ambito delle mie conoscenze, delle mie amicizie, nella mia famiglia.
Fatti che non voglio dimenticare e che vorrei che le persone non lasciassero cadere nel dimenticatoio.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
La figura del nonno. Che poi è anche il protagonista del racconto. Il suo vedere sempre oltre l'apparenza, il suo voler migliorarsi costantemente e volere il meglio non solo per la sua famiglia ma anche per gli altri. Il suo senso profondo dell'amicizia che ha fatto sì che fosse sempre considerato, rispettato e amato da molti.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad una mia amica che è la mia parte critica, quella a con cui mi confronto e spesso mi "scontro".
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sicuramente di notte, quando non si vuole accendere la luce dell'abat-jour per non disturbare la controparte che dorme affianco. Poi, personalmente, amo ancora la carta stampata. Il piacere tattile, lo svoltare le pagine, il ritornare rapidamente indietro per rileggere uno scritto sono sensazioni che il tablet ancora non fornisce. Poi, per praticità, quando si va in viaggio, per la scelta dei tanti libri a disposizione certamente l'ebook ha sicuramente ottime prospettive. Non trascurabile è l'ingombro ridotto di una biblioteca in poche centinaia di grammi.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Questa è una prospettiva che avrà un grande futuro. La possibilità di poter fare una passeggiata, di fare un viaggio osservando il paesaggio e nello stesso tempo poter ascoltare un libro è una cosa impagabile. Anche fare un lavoro manuale e nello stesso tempo poter udire una voce che ti legge un libro che interessa è un
piacere che difficilmente, col tempo, non prenderà piede.
 
 
 
 
 

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