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08 Mar
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Intervista all'autore - Andrea Rossi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Non c'è molto da dire, sono una persona semplice, un operaio, un meccanico per l'esattezza. Ho iniziato nel '73 ed ancora lavoro.
Sono nato a Pisa e da qui non mi sono mai mosso, sono sposato da circa trenta anni con Donatella, ho due figlie gemelle, Gaya e Samantha tutte e due sposate e mamme. Infatti sono nonno di due, anzi, quasi tre bambini Alex, Elettra e il terzo devono ancora decidere. Ho da sempre dedicato quasi tutto il mio tempo alla famiglia ed al lavoro. Quando gli impegni me lo permettono mi piace leggere, specialmente libri thriller.
Non ho mai pensato di diventare scrittore ed infatti non lo sono, è una parola troppo impegnativa, non mi ritengo tale.
Nel 1988, venne a mancare mio padre, aveva cinquantanove anni, da allora ho sempre pensato e desiderato di scrivere qualcosa dedicata a lui, ma non l'ho mai fatto. Poi non so come e né perché iniziai a mettere su carta, quello che pensavo, per lo più riflessioni personali che scrivevo come se fossero poesie e le salvavo segretamente in una chiavetta USB. Nessuno sapeva di questa mia passione, mi vergognavo di dirlo, pensavo che la famiglia mi avrebbe preso per pazzo, considerando che ho soltanto la licenza media. Più leggevo le mie cose e più mi piacevano, forse potevano piacere anche ad altri? Pensai! E così decisi di farle leggere a tre mie amiche che dopo un primo momento di stupore, rimasero entusiaste.
Ed ora eccomi qua, con un libro di poesie appena finito di stampare. Per me è motivo di orgoglio!
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Faccio il meccanico e quindi non ho molto tempo da dedicare alla scrittura, quindi per scrivere rubo il tempo alla pausa pranzo, alla sera seduto sul divano e nei fine settimana seduto davanti al pc.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Come ho già detto, amo i thriller e quelli di Giorgio Faletti li trovo veramente super. Mi piace molto anche Dan Brown ed altri Ken Follet.
Mi è piaciuto tantissimo il libro di Roberto Giacobbo "L'uomo che evitò la terza guerra mondiale". Veramente interessante.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Non lo so con certezza. Quello che so è che ho attraversato un periodo veramente nero, tra il mio lavoro e la salute di mia moglie. Spesso mi sedevo davanti al computer con gli occhi gonfi, l'umore sotto i piedi e riversavo sulla tastiera tutto quello che mi passava dalla mente. Ecco, tutto è cominciato da qui.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
La mia formazione letteraria. Ho la licenza media e tra l'altro l'italiano, non era neanche la mia materia preferita. Comunque, forse, la mia vita semplice è dovuta proprio ad una formazione letteraria carente.
Comunque non rinnego la mia vita, anzi. Tutto quello che ho, poco, lo devo solo a me stesso e alla mia famiglia. Al di fuori delle mura domestiche non devo ringraziare nessuno e per me questo è motivo di orgoglio.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Può essere sia l'una che l'altra. Nel mio caso cercavo di scrivere la realtà.
Una realtà abbastanza triste di quel periodo. Scrivevo e scrivo, per raccontare chi sono, chi ero e soprattutto cosa volevo. In quel periodo buio ho pensato molte volte alla vita alla morte, ero veramente a terra, ecco, volevo che un giorno qualcuno della mia famiglia leggesse quello che scrivevo e capisse quale era la realtà.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto. C'è molto. In particolar modo dove parlo delle quotidianità, della vita della morte, dell'amore. Molte poesie sono rivolte a mia moglie anche se non le volevo troppo personali. Scrivevo di me e lei, ma chiunque legge, deve sentirsi coinvolto come se fosse lui stesso il soggetto.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
No, come ho già detto, scrivevo tutto di nascosto.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Per avere un giudizio su quello che scrivevo ho scelto tre donne. considerandole sicuramente più sensibili degli uomini. Tre amiche che ringrazio.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Purtroppo si. I giovani, sono troppo tecnologici. Vivono per avere il telefonino sempre più potente. Con quello in mano si dimenticano di socializzare con il prossimo, mandano un messaggino alla ragazza per poi neanche guardarla quando escono insieme. Ecco, se leggono, lo faranno con il telefonino.
Io adoro la carta, l'odore dell'inchiostro e soprattutto mi piace tenere tutti i libri sulla vecchia classica libreria.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche questa, come l'ebook, sarà il futuro. Io sono un romantico e continuerò sempre a sfogliare i libri che leggerò.
 
 
 
 
 

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