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19 Feb
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Intervista all'autore - Vincenza Parisi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è una forma di liberazione dalla malinconia e dal tedio quotidiano, specie di questi tempi incerti e difficili.
Provo gioia, a volte, anche felicità, la sensazione di essere nel luogo giusto e nel momento giusto.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Molto della mia vita è nel libro. Ho voluto omaggiare gli anni ‘80 e ‘90 in particolare, ovvero le tappe fondamentali della mia vita di adolescente e poi giovane donna alle prese con la crescita. Una specie di narrativa di formazione pur frammentaria in quanto in forma di racconto breve.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Raccontare in maniera telegrafica e fotografica frammenti di anni ‘80 e ‘90, con nostalgia e affetto.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Ho valutato varie opzioni prima di decidere. Ma quello che più mi sembrava adatto per sintesi e immaginario è stato poi il titolo definitivo "Solo un viavai di nuvole".
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Sicuramente Don Chisciotte, letto più volte, un classico per tutti. E poi anche Flaubert e i suoi fantastici racconti. La scelta è difficile, ma sicuramente i grandi del passato. Leopardi e Ungaretti per la poesia.
 
6. Ebook o cartaceo?
Sicuramente cartaceo. Il piacere al tatto e la conservazione di un libro cartaceo non possono essere paragonati alla forma ebook. Poi, detto da una bibliotecaria e bibliofila è quasi scontato.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Fin da ragazzina, a 12 anni, mi piaceva immaginare storie nei lunghi pomeriggi degli anni ‘70/’80, a casa dei nonni in Sicilia, o a Torino, da sola, figlia unica, introversa e malinconica.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il libro nasce in vari momenti. Ho scritto alcuni racconti prima, altri dopo, anche poco prima della pubblicazione. Amavo idea di raccontare in forma breve, piccole storie. Ho scritto uno dei racconti più tristi, durante la pandemia, e uno in particolare racconta, purtroppo, di un amico che mi ha lasciato per colpa del maledetto Covid. Indirettamente il libro è dedicato a varie persone importanti che se ne sono andate troppo presto.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una grande soddisfazione e di questi tempi quasi un miracolo.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Alcuni amici, in particolare, il mio amore che se ne è andato prematuramente.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che sia un traguardo importante per raggiungere più fasce di pubblico e anche un modo di rendere voce a pagine immortali della nostra letteratura nazionale e mondiale.
 
 
 
 
 

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