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16 Gen
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Intervista all'autore - Nike V.

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Vengo da Novara ma mi sento da sempre un po’ Alassina. Il mare, quel mare, è il mio porto sicuro, il mio posto nel mondo e sono proprio i luoghi felici della mia infanzia che da sempre nutrono ed alimentano il mio slancio verso la scrittura.

Scrivo da sempre.


Da quando ho imparato a leggere. Anzi, forse da prima.
Pare che ancor prima di conoscere l’alfabeto, sin dalla più tenera etá, tentassi di scrivere le parole per me più significative.
Così almeno narra mia madre, laureata in lettere moderne.
Da lei e da mio nonno, suo padre ed autore di due meravigliosi diari di guerra, ho ereditato la passione per la scrittura.

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sempre.

Ogni momento è quello giusto.
Come direbbe Vasco Rossi: “le canzoni sono come fiori, nascon da sole son come i sogni, e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi svaniscono, e non si ricordano più”.
Credo valga anche per la scrittura. Per me, sicuramente.
Non si può non scrivere quando arriva l'ispirazione , così come non si può camminare sotto un cielo stellato senza guardarlo.

 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Difficile sceglierne uno.


Alessandro Barbaglia
Alessandro D’Avenia
Carlo Rovelli

Tutti e tre, con stili e temi diversi,
riescono a far della prosa, una poesia.
La meraviglia, insomma.

 

4. Perché è nata la sua opera?
Ho avuto un incidente d’auto dal quale sono uscita incredibilmente indenne.

Mi sono così ricordata nuovamente che si vive una volta sola (credevo di averlo sempre in mente ma mi sono resa conto che non era esattamente così) e mi sono resa conto che avevo un po’ di “non detti” in sospeso...
e ho scritto quasi tutto di getto quella notte.
Nei giorni successivi ho sistemato la bozza e pensato di trasformarlo in un messaggio per tutti, in tante lettere, in una lettera.

 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Tantissimo.

Come accennavo, la passione per letteratura e scrittura è di famiglia.

 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe le cose.

Talvolta è anche un modo per “fissare la realtà” nel tempo.
Per immortalarla e renderla “immortale”.

 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto.

Come direbbe A. Barbaglia, anche “Di due in Due” è una storia vera al 97%.

 

8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Tutte le persone a cui è indirizzata ogni lettera.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
All’Amica della mia vita.

Lo ha letto praticamente in diretta ed è stata unica custode del manoscritto per qualche mese.
Non poteva essere nessun altro.

 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
É possibile anche se la cosa mi rattrista un po’.

Libro è sinonimo di carta e matita, almeno per me.
So però che probabilmente è solo un pensiero della mia generazione e di quelle precedenti.
Immagino che per i nativi digitali non sia così.
Mi auguro e sogno il contrario però.
Tanto sognare è gratis.

 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È una bella opportunità che unisce il bisogno innato dell’essere umano di ascoltare e leggere storie alla mancanza di tempo personale, tipica della società moderna.

Ho ascoltato qualche libro ed è stata un’esperienza piacevole.
Soprattutto quando la voce narrante è profonda e appassionata.

 

 

 

 

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Sabato, 16 Gennaio 2021 | di @BookSprint Edizioni