Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.

Logo
Stampa questa pagina
18 Dic
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista all'autore - Basilio Rovito

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è per me, un modo di esprimere i pensieri in tutto e per tutto perché scrivendo, si attiva spontaneamente una ponderazione del concetto, evitando così di tralasciare dettagli che nel parlare, vengono dimenticati oppure messi da parte. Quando scrivo sono totalmente me stesso. In quel momento sono letteralmente circondato dal sentimento della storia che racconto e poi, trasferita nella scrittura lettera per lettera, parola su parola.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Partiamo dal presupposto che non è un’opera autobiografica, tuttavia, quando racconto del luogo e dell’epoca dove è ambientato il libro, inevitabilmente sto raccontando anche di me stesso. Tutto viene inquadrato da quell’angolo di osservazione in cui le storie raccontate, mi hanno collocato in modo spontaneo e naturale.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Il bisogno di una sorta di insegnamento per i miei figli e, per tutti quei figli che sanno poco o addirittura nulla di quel tempo descritto nel libro. Voglio delineare il retaggio con la testimonianza di una generazione vissuta a cavallo tra l’era analogica e quella al digitale.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Il titolo di quest’opera fin dal principio è stato fondamentale. Tutto il libro è costruito intorno al suo titolo che è stato il suo pilastro, la sua prima pietra. Noi siamo indubbiamente figli di quel tempo. Se ci paragoniamo ai figli di questo tempo, diciamolo, c’è di mezzo un secolo anzi, ci divide un Millennio. Con questo libro, tutti quelli che abbiamo vissuto i favolosi anni 70 e 80, siamo entrati a far parte di un frammento della storia moderna.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Tra i primi libri che ho letto, si trova: “Così parlò Bellavista”, del maestro Luciano De Crescenzo da poco scomparso. Fu quel libro che mi ha trasmesso la forte sensazione della purezza, delle usanze e delle tradizioni culturali di un luogo e della sua gente. Mi è servito per imparare a guardare più a fondo anche sulle mie usanze e tradizioni e alle loro origini. Ripensandoci, mi sa che fu allora ad accendersi la voglia di scrivere e descrivere il quotidiano. Credo di non avere dubbi sul libro da portare con me e, sul compagno d’avventura.
 
6. Ebook o cartaceo?
La tecnologia è un fiume in piena di cui si conosce la sorgente ma resta ignota la foce. L’Ebook è una nuova frontiera, ed altre se ne scorgono all’orizzonte. La letteratura deve continuare a scorrere e raggiungere chiunque, qualunque sia la spinta, l’importante è non smettere di leggere. Tuttavia, ritengo che il rapporto con il cartaceo non debba mai affievolirsi, perché tenere un libro in mano e sentirne il peso, il profumo delle pagine sfogliate ad ogni capitolo e poi, costruirsi la propria libreria personale su uno scaffale dedicato, non abbia eguali. Con il libro si crea un rapporto direi, intimo sia che si tratti di ebook o cartaceo, ma quel rapporto diventa più profondo quando ad ogni ripresa, togli dalle pagine il tuo segnalibro e ricominci a dialogare con la storia, tenendo tra le mani quei fogli di carta ricavati dalla natura.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non mi ritengo affatto uno scrittore di carriera. Quando si ha qualcosa da dire e si vuol mettere nero su bianco, è il tempo a determinarne la nascita o l’abbandono di quelle idee. Scrivere un libro, almeno nel mio caso, non è stata una cosa progettata, cercata, ciononostante mi sono ritrovato dentro passo dopo passo, raggruppando delle semplici annotazioni. Fu un mio amico d’infanzia a spingere in questa direzione, scrivere quel famoso libro di cui se ne parlava da sempre fin dalla nostra infanzia, un’utopia tanto per capirci, ed ora eccoci qua!
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ovviamente quest’opera non è un romanzo, Quell’idea di raccontare di usanze e tradizioni e la loro origine, di storie e storiacce, di fatti e misfatti che farciscono le pagine del libro, raccontare aneddoti ricchi di spensieratezza giovanile a tratti drammatici e spesso esilaranti, ce la portiamo dietro da sempre, fin da bambini. Non avremmo mai potuto immaginare allora chi lo avrebbe scritto, anche se tutto faceva sospettare che il papabile sarei stato io, sarà forse, per l'evidente vena teatrale che mi porto maledettamente dietro, fin da piccolo. Quindi, un aneddoto vero e proprio direi che non c’è. È stato il tempo a determinare l’avvio ai lavori...!
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non è facile, anzi non è possibile descrivere con le mie parole quella sensazione di vedersi concretizzato il prodotto di un lavoro, il mio libro. È una di quelle cose che ritieni lontanissima da te, quasi chimerica, ma alla fine, sono stato ripagato in pieno. I miei amici lettori si troveranno davanti una sorta di amarcord dove chiunque si vedrà catapultato nel suo passato, rivangando vecchi ricordi della sua infanzia, chissà, magari col sorriso stampato in viso ma di certo, con una punta di nostalgia.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Beh, ovviamente il primo a leggere le varie fasi del libro è stato il mio amico Nicola, quello che insistette per la stesura dopo avergli parlato delle annotazioni. Con lui ci siamo incontrati e scontrati continuamente, a causa di posizioni discordanti che riguardano i ricordi: chi ricordava bianco e chi nero, insomma, ce ne siamo dette di cotte e di crude senza renderci conto che in sostanza, si discuteva della stessa cosa. Detto ciò, mi sono avvalso di altri pareri per me importanti, diciamo che non sono stato del tutto introverso. Erano numerosi a sapere sulla lavorazione del libro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come dicevo, la letteratura deve sempre continuare a scorrere e raggiungere chiunque, qualunque sia la spinta. Certamente il numero di lettori si alza e questo non può che motivare ulteriormente chi scrive.
 
 
 
 
 

Acquista il Libro sul nostro ecommerce