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28 Ott
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Intervista all'autore - Carlo Del Misto

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Casalvecchio di Puglia, un ridente paesello di circa 2000 abitanti alle pendici del preappennino daunio settentrionale in provincia di Foggia. La mia famiglia, molto religiosa, mi ha inculcato sani principi e re mi ha insegnato il rispetto per il prossimo e per le istituzioni. Mia madre, Antonietta, che ora non c'è più ed alla quale ho dedicato l'opera mi ha educato con molta attenzione all'ospitalità e alla cortesia. Mio padre, Matteo, mi ha insegnato con l'esempio o valori del sacrificio e della fatica, nonché l'attaccamento alla famiglia. Sono cresciuto nella bambagia, ma non senza sacrifici e fatica da parte della mia famiglia.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Il primo libro che ho letto l'ho avuto in dono dal mio maestro, Michele De Luca, in terza elementare. Era intitolato "Le avventure di Tom Sawyer". Ricordo che lessi con avidità quel libro, dopo aver superato le prime 5 pagine di noia. Da allora non ho smesso più di leggere. Ricordo anche l'emozione nel leggere tutta la serie di Salgari e la serenità nel leggere il vecchio e il mare o l’ansia d'abbandono nel leggere il gabbiano Jonathan Livingstone. Ma erano altri tempi. Oggi consiglierei ancora il libro di Mark Twain, ma anche la storia del gabbiano ha ancora molto da insegnare.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Penso che il libro cartaceo non sia sostituibile. L'odore della stampa e il contatto con le pagine sono parte di una ritualità che l'eBook non può avere. Tuttavia ho letto diversi e-book e devo dire che la leggibilità non è affatto diminuita. Il futuro è l'eBook senz'altro, ma ritengo che il cartaceo non potrà mai scomparire. Sono forse i giovani a fare più uso dello strumento informatico e per questo forse il cartaceo diventa sempre più di nicchia.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Penso che la risposta non possa prescindere da entrambi. Quando inizio a scrivere lo faccio perché mi si è accesa una lampadina che non si spegne fino a quando non ho terminato i concetti che avevo in mente di esprimere. Questi però sono molto spesso informi e ancora non del tutto chiari e precisi. Occorre allora il famoso labor limae per rendere quei concetti un'opera d'arte. Penso comunque che la scrittura debba essere necessariamente un amore ponderato, perché il famoso colpo di fulmine se non è reso forte da una passione viscerale, non può durare.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho concepito l'idea di questi personaggi quando avevo circa vent'anni. Osservavo alcune persone ed annotavo i loro atteggiamenti. Poi, un po' per gioco, un po' per passione, ho approfondito alcuni di essi e mi si è aperto un portale verso una dimensione parallela: la sofferenza atroce dello spirito. Queste persone sono anime deliranti che la società scheda come folli, ma che in realtà hanno soltanto una rappresentazione di sé diversa da quella che vuole dar loro la società. Avevo abbandonato l'idea di farne un libro fino all'anno scorso, quando rileggendo il manoscritto mi sono reso conto di quanto sia attuale la loro condizione.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
A chi leggerà "follie" vorrei solo dire che nessuno è esente da errori e nessuno è migliore dell'altro a parità di condizioni. La vita è bella e va vissuta intensamente senza rimpianti e senza troppe pretese. Un po'alla giornata e un po' con un briciolo di organizzazione. Ciascuno potrà vedere in quei personaggi un atteggiamento già intravisto e per questo potrà trarne l'utile vantaggio di non commettere gli stessi errori.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Ho cominciato a scrivere a 10 anni un po' per passione un po' per induzione, ma alla fine ho capito che scrivere era una cosa innata in me.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Quando frequentavo le medie, mia madre mi dava 50 lire per ogni poesia che scrivevo. Ovviamente non mi sentivo "prezzolato" ma invogliato e questo mi ha portato ad amare la scrittura e la lettura dalla quale traevo molto spunto per o miei componimenti.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No. Dal momento che ho realizzato che se ne potesse trarre un libro, l'opera ha avuto un canale preferenziale rispetto ad altre opere a cui pure sto ancora lavorando. Ho incontrato una persona meravigliosa, la dott.ssa Simona Orlando la quale ha soffiato come un mantice sui carboni che giacevano sotto la cenere e ne ha rinnovato l'ardore cosicché quelle faville sono state il motore per portare a termine in tempi brevi l'opera.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Andando indietro nel tempo, ricordo Archiloco, Ipponatte, poi Catullo e Plauto. Anche Cicerone. Venendo al passato più prossimo mi piace ricordare Giulio Cesare Croce, l'ideatore di Bertoldo. molto più recentemente direi E.T.A. Hoffman. dei giorni nostri non posso dimenticare Hemingway, anche se in assoluto la palma va a Umberto Eco.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Ho fatto esperienza dell’audiolibro ascoltando la lettura dell'"Uno, nessuno e centomila" di Pirandello. È stata un'esperienza sublime. Dopo aver letto il libro, sentirlo leggere da un fine dicitore professionista dà una carica incredibile. ovviamente me lo sono andato a rileggere e molti particolari che dalla mia prima lettura erano sfuggiti, emergevano con tutta evidenza nella seconda lettura più consapevole e attenta. consiglierei l'audiolibro per questo.
 
 

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