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18 Set
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Intervista all'autore - Fabio Rotolone

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere è un divertimento, ma anche una necessità che la mia parte inconscia sviluppa sottotraccia, portando in emersione, molto spesso, un’idea già pronta. Mi appassionano e mi emozionano le vicende umane, quindi prediligo le storie che portino con sé un insegnamento.
Per questo motivo trovo che la favola per bambini sia lo spazio ideale in cui muovermi, raccontando attraverso i miei personaggi, dinamiche e situazioni che abbiano un riscontro nel mondo reale.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Questo racconto nasce quando avevo vent’anni, successivamente alla morte di Nonna Bambina, che è anche il vero nome della mia nonna paterna.
Questo lutto famigliare fu l’effetto scatenante a cui si aggiunse anche il rapimento della mia cicogna, ovvero, un’errata diagnosi di infertilità che mi avrebbe dovuto precludere la possibilità di diventare genitore.
La mancanza di qualcosa o di qualcuno, porta necessariamente al desiderio di riempire il vuoto.
Così, nasce la storia del nipotino che continua a far vivere la sua nonna dentro di sé, conservandone gli insegnamenti e proseguendo la sua lotta personale contro il male, alla ricerca della felicità.
Lo stesso io narrante del libro, racconterà di avere avuto tre figli… nella vita reale, a me capiterà di fermarmi ad uno.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Al momento della sua stesura avevo tutta la vita davanti, tanti punti interrogativi e una Nonna, con cui ero cresciuto, che era venuta a mancare! Credo che quest’opera rappresentasse, in quegli anni, il manifesto del coraggio e dell’onestà con i quali avrei voluto affrontare la mia esistenza, a cominciare da quella perdita importante che mi aveva insegnato a considerare la morte, come parte del nostro destino.
Nonna Bambina l’avrebbe riassunto così: - “É la ruota che gira”.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Premesso che dopo trent’anni i ricordi tendono a sbiadire, non rammento di avere avuto grosse titubanze in tal senso.
Il libro nasce già vestito con quel titolo, per raccontare un mondo immaginario in cui s’incontrano, per altro, emozioni e situazioni ben conosciute.
Si potrebbe dire lo stesso riferendosi alla copertina del libro dove, al primo sguardo, l’Isola delle Cicogne sembra non esistere.
In realtà, basta modificare il modo di osservare il contesto per poterla vedere distintamente… in modo concreto e reale!
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Potendo scegliere, prima ancora dei suoi libri, mi porterei direttamente sull’isola deserta il Filosofo Umberto Galimberti.
Credo che potrei ascoltarlo ininterrottamente per mesi senza mai annoiarmi.
A lungo andare, sono certo che riuscirebbe a trasmettermi quella formazione classica che non ho mai ricevuto.
 
6. Ebook o cartaceo?
Leggendo un libro gli si diventa amico, con crescente intimità, man mano che si procede nella sua lettura.
Questo meccanismo non può cambiare… ciò che cambia è solo la modalità di fruizione.
Sostituiamo la lettera “o” con la “e” ed abbiamo risolto… a ognuno il suo, purché si legga!
La tecnologia, in ogni ambito, è bene che vada ad aggiungersi al “vecchio” senza avere la pretesa di sostituirlo.
Il libro ha una sua forma, un suo volume e una copertina che lo distingue dai suoi simili.
É bello riconoscerlo a vista, toccarlo, posarlo da qualche parte e poi riprenderlo.
Il suo ingombro e la necessità del suo spazio fisico, talvolta, possono costituire un limite.
Non sempre abbiamo la possibilità di dedicarci alla lettura nel nostro spazio ideale, a casa o sotto l’ombrellone.
In certe situazioni è opportuno dare il benvenuto alla tecnologia, perché il suo aiuto ci prospetta nuove soluzioni!
La possibilità di viaggiare con una biblioteca intera nel taschino, di leggere al buio o di “ascoltare” una voce che legga al posto nostro, sono opportunità fantastiche di fruizione capaci di “risolvere”, per l'appunto, i limiti che la fisicità del libro comporta.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Definirmi uno scrittore al primo libro pubblicato è un po’ presto.
Questa opportunità è nata in pieno “lookdown” per il Covid-19 quando, tra le pause di lavoro, ho incominciato a riordinare vecchi appunti e a scrivere nuovi racconti.
In quei momenti mi sono imbattuto in Book-Sprint Edizioni, che ringrazio, rispolverando un racconto rimasto per trent’anni in un cassetto.
Se continuerò a pubblicare, allora, potrò dire che la mia carriera di scrittore sarà iniziata a cinquant’anni!
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Quando a vent’anni partii per uno stage di tre mesi presso una scuola d’arte a Parigi (École Nationale Supérieure Des Arts Décoratifs), mia Nonna era in ospedale e, in quella occasione, non mi sfiorò neppure per un istante l’idea che non l’avrei più rivista.
Mi salutò come di consueto, baciandomi sulla fronte e invocando la mia protezione in dialetto abruzzese: “Che tu sia benedetto… va’ in nome di Dio”. Questa frase verrà ripetuta da Nonna Bambina nella fiaba, quando il prode nipotino partirà alla volta del Castello della Strega, dentro il guscio della sua vecchia amica Tartaruga.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
La sensazione è quasi paragonabile alla nascita di un figlio.
Durante la gravidanza ne percepisci la crescita attraverso lo sviluppo del pancione e, con l’immaginazione, cerchi di indovinarne i lineamenti del viso. Quando guardi la copertina per la prima volta e prendi in mano il libro per sfogliarlo, è come se vedessi il volto del tuo bimbo e lo prendessi finalmente in braccio.
In quel momento, realizzi che a partire da quel giorno, sarà… per sempre!
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
La redazione di BookSprint… avevo pochi giorni per inviare il manoscritto, rispettando una certa data di scadenza e non ho fatto in tempo a rileggerlo neppure io!
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per uno che è cresciuto con le favole dei Fratelli Grimm, ascoltando i 45 giri in vinile mentre sfogliava le pagine e osservava le immagini della fiaba, penso sia un piacevole “ritorno al passato”.
Ma anche un “ritorno al futuro” per la tecnologia utilizzata, certamente molto più “smart” rispetto al più scomodo disco in vinile.
In più, il mio racconto è pieno zeppo di personaggi e di animali che parlano in modo “strano”.
Per farli esprimere ho dovuto ricercare nella scrittura molteplici “alchimie”: abbiamo la strega cattiva che parla con accento germanico, la lucciola che si spiega ad intermittenza, la tartaruga che bisbiglia lentamente, il cane a tre teste che abbaia in tre modi differenti e via di questo passo.
Facile sostenere che l’audiolibro con l’Isola delle Cicogne… calzi a pennello!
 
 
 
 
 

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Venerdì, 18 Settembre 2020 | di @BookSprint Edizioni