1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
La scrittura per me è una cosa intima e profonda, chiaro, dipende sempre da cosa sto scrivendo.
Personalmente, un po' mi imbarazza, ma la sensazione che provo dopo aver scritto una frase, un pensiero, una poesia è semplicemente di liberazione sia psichica che fisica.
In realtà la scrittura mi suscita anche dei pensieri legati all'approvazione di chi legge poi, come dicevo prima, dipende da cosa sto scrivendo.
Spesso mi viene in mente un pensiero che avevo sentito in un’intervista, più o meno la persona intervistata diceva di sentirsi come un vaso e la sua arte gli consentiva di svuotarsi per poi riempirsi di cose nuove, grazie a questo procedimento, nascevano canzoni, poesie e quadri.
L'emozione più bella, credo sia comunque quando le parole che scrivi arrivano al cuore di chi le legge, la speranza è di riuscirci.
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
In questo che io definisco un libro-diario, farei prima a dire cosa non c'è di me.
È il racconto di un viaggio, anzi di due viaggi, uno fisico e uno più mistico. Sempre e comunque con la consapevolezza che le due "entità" fisica e spirituale spesso convivono ma non sempre si incontrano e quindi c'è bisogno di qualcosa, qualcuno, un luogo che diventino il terreno per permettere loro di incontrarsi.
Secondo me, tutti dovrebbero provare a parlarsi e ad ascoltarsi, a prescinde dal mio racconto.
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Desideravo da molto tempo di poter scrivere un racconto.
Ho scritto per il novantacinque per cento di notte, dopo il lavoro, desideravo ardentemente di poter avere un mio libro tra le mani e in questo caso di consegnarlo a mia mamma, purtroppo sono riuscito solo in metà dell'opera.
Scriverlo e rileggerlo per me è stato come viaggiare nuovamente, tutte le volte è stata una carica di sorrisi e pensieri positivi.
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
In realtà avevo in mente due titoli e ho lavorato alla scrittura da sempre con un solo titolo, nel momento effettivo della scelta, ha vinto l'altro, anche perché come spesso accade, si chiedono anche dei pareri a persone importanti della propria vita.
"Ad un passo da me" è comunque azzeccato, perché leggendolo, ci si arriva davvero molto vicini.
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
"Il piccolo principe"! È una domanda alla quale rispondo di pancia.
Voglio dire, su un’isola deserta, credo sarebbe meglio avere un Libro che ci mostri i vari aspetti di ciò che ci circonda sia dentro, che nel nostro cuore.
"Il piccolo principe", ha il potere di dare spunti diversi ma ugualmente potenti a qualsiasi età e ad ogni lettura, a me personalmente piace sempre molto.
6. Ebook o cartaceo?
Questa è una domanda alla quale devo prestare attenzione?
Ho un’età dove mi piace pensare che il libro sia una cosa fisica, insomma che abbia un peso specifico, che occupi un suo spazio preciso nella vita di una persona. Ho scritto il mio testo tutto a mano, dovendo poi correggerlo, l'ho copiato sul pc, è chiaro, per la fase di scrittura è molto più pratico il pc.
Se comunque devo scegliere un libro per me o da regalare, vado in libreria, ne annuso gli odori, ci metto una dedica, un biglietto. Insomma, io preferisco il cartaceo.
Questo non vuol dire che non ami la tecnologia è, anzi mi piace molto, ma un libro, me lo immagino ancora nel formato cartaceo.
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La scrittura mi ha sempre incuriosito, la scuola un po' meno purtroppo.
Ho iniziato a scrivere da adolescente, su un’agenda appuntavo pensieri e riflessioni che son ben nascoste dentro un cassetto, poi il lavoro e in generale la vita mi hanno allontanato dalla scrittura, ma non ho mai smesso di pensare e qualche volta di appuntare i pensieri o le frasi che mi venivano in mente.
L'avvento dei social network ha agevolato un pochino il mio desiderio di scrivere pensieri o riflessioni più che altro legate alla vita di tutti i giorni.
Ho cominciato un paio di lavori che sono rimasti a metà, questo non so se sarà l'inizio di una carriera, sicuramente, ho scoperto che mi piace molto lavorare vedendo ogni giorno il proprio lavoro prendere forma e in questo caso a maggior ragione visto che i fatti narrati sono in pima persona.
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce dal desiderio di condividere questa esperienza con la speranza di dare un po' di positività al lettore. Dal desiderio di condividere con i miei compagni di viaggio i miei pensieri (a volte contorti) e per ultimo ma non in ordine di importanza, di contribuire alla prevenzione del Cancro e alla riabilitazione dei post interventi, per questo una parte dei proventi verrà devoluta alla Onlus LILT con sede in Biella, anche perché mia mamma ne è stata fiduciaria per più di trent'anni.
L'aneddoto migliore è la scelta del nome Mr. P per il mio amico. Ho chiesto ai miei compagni di viaggio se potevo citarli nel libro e il mio socio, scherzando, mi detto che avrebbe voluto una parte dei guadagni e un compenso per ogni volta che lo avrei citato, da quel momento è diventato Mr. P, anche se effettivamente, non sapevo se sarei riuscito a pubblicare il libro.
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È stata un’emozione unica, soprattutto quando ho capito che a qualche persona a me vicina avrebbe fatto piacere leggere il mio scritto.
Essere contattato per la copertina, per la composizione interna del libro e l'impaginazione mi ha calato in un’immagine di me che mi piace molto, sempre però con l'umiltà di chiedere ogni cosa visto che è la mia prima esperienza come scrittore. Davvero, sto realizzando un sogno.
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Beh, la prima persona in assoluto suo malgrado è stata la mia cara amica Betty, non sapendo come sarebbero andate le cose, avevo bisogno di qualcuno che lo leggesse, mi correggesse e mi desse dei consigli.
Lei è stata sicuramente la prima.
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Le ultime due riletture del mio libro le ho fatte ad alta voce e devo dire che se avessi i rudimenti, o mi venisse data l'opportunità, farei l'audiolibro del mio stesso scritto.
Avendo anche la passione per il canto e quindi sapendo quanto una voce può essere emozionante se ascoltata o cantata, mi piacerebbe molto cimentarmi in questo.
In generale, credo che se una persona riesce a vestire bene le emozioni con la propria voce, è in grado di trasmettere tutte le sensazioni di ciò che sta leggendo e un ascoltatore può restarne estasiato.
Approvo.
