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08 Ago
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Intervista all'autore - Claudio Ferro

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Mamma padovana, padre siciliano, sono nato a Padova e da bambino ci siamo trasferiti a Catania, dove ho completato gli studi. Sono due città che nel mio cuore occupano un posto particolare, le sento mie entrambe.
Dopo la laurea ho girato un po' l'Italia per ragioni di lavoro, con un lungo e bellissimo soggiorno a Roma.
Sono tornato a Catania vent'anni fa e attualmente lavoro in una multinazionale.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Consiglierei di leggerne diversi, e voglio pensare che abbia già acquisito il "vizio" della lettura da bambino, con letture appropriate.
Comunque, penso che una bella infarinatura di classici faccia solo bene.
“Il vecchio e il mare”, “Padri e Figli”, “Fontamara”, “Se questo è un uomo”, “Pian della tortilla”, “Il giocatore”, “Notre Dame” … e il resto lo scoprirà da sé.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Ne penso solo bene. Ho quasi trecento titoli nel mio ereader, che occuperebbero un mobile e invece stanno in un tablet. A chi mi disse che ha bisogno della carta, ho risposto che nel fare l'amore, la cosa bella non è il letto, ma fare l'amore.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Entrambe le cose. Al liceo scrivevo favolette fantasy i cui protagonisti erano i miei compagni, riconoscibilissimi nonostante gli pseudonimi. Ebbero un discreto successo. Poi scrissi delle favolette da leggere alle mie figlie quando erano molto piccole. Poi, dopo aver letto LA Confidential e aver visto il film, mi è esplosa dentro la voglia di scrivere. Mi misi alle tastiere e in tre giorni buttai giù un giallo, rimasto fortunatamente inedito, La velina e l'assessore. Poi, praticamente, non ho più smesso.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La perdita di mio padre mi aveva scavato dentro. La sensazione di vuoto, di perdita di un pezzo di me stesso non mi abbandonava. Non me la sentivo di scrivere un romanzo, e nel frattempo mi incuriosiva cimentarmi con il genere "racconti". Scrissi un racconto che corrispondeva grosso modo al finale del romanzo. Lo feci leggere a un'amica che ne rimase entusiasta e mi spinse a vincere la pigrizia e a ricavarne un romanzo. Ed effettivamente, dando vita a due dei quattro personaggi chiave, Al e Dick, sentivo che quel dolore che mi rodeva non veniva meno - non credo che possa - ma smetteva di essere senza senso, diventava uno stimolo, un invito a mettermi in contatto con quello che mio padre mi aveva lasciato dentro.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Nella vita arrivano colpi che ti stendono. Non necessariamente cose incredibili. perdere un genitore rientra nella logica delle cose, ma è un colpo che ti mette in ginocchio. Se ne può uscire, ci si può rialzare. Non esiste colpo, per quanto duro, da cui non sia possibile rialzarsi.
Prendi il tuo tempo, non avere paura di chiedere aiuto, cerca di avere intorno la gente giusta e ti rialzerai. Umiltà e solidarietà. Questo è il messaggio.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Da piccolo volevo fare l'astronauta. Avevo otto anni quando Armstrong fece un piccolo passo per un uomo, ma lo fece sulla luna.
Direi che mano a mano, scrivendo molto per ragioni di lavoro, prendevo coscienza che mi piaceva "scriverlo bene", tentare il più possibile di trovare le parole giuste per comunicare quello che avevo in mente.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Quando la mia amica mi accusò di pigrizia. Mi minacciò di non darmi tregua, di incalzarmi ogni santo giorno a scrivere un romanzo. Abbozzai il primo capitolo. Il suo entusiasmo aumentò a dismisura e divenne anche il mio.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, mai. Alla fine è stata una stesura elaborata e anche sofferta. In particolare, esistono diverse versioni su quali scelte compie alla fine uno dei quattro personaggi, Klaus.
Ma sono difficoltà normali nella stesura di un libro, la trama che si ha inizialmente in testa non sarà mai, o quasi, identica a quella di quando si dà il "visto si stampi".
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Uno? Sono tanti. Da Petrarca a Erasmo da Rotterdam. Da Dante ai grandi romanzieri del XIX e del XX secolo. Se devo indicarne uno, lo faccio per ragioni affettive e contingenti, perché rievoca momenti particolari. E allora dico Turgenev.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
le ultime settimane di vita di mio papà furono afflitte da una forma di fotofobia che lo costringeva a stare nelle penombra.
l'audiolibro gli ha consentito di attendere sin quasi alla fine a uno dei suoi piaceri, nonostante le difficoltà.
ne penso solo bene.
della letteratura, l'aspetto bello è il racconto, non mi stancherò di ripeterlo.
poi, ricordo che quando ero ragazzino facevano le versioni radiofoniche di romanzi. ricordo un bellissimo Rocambole.
Alla fine, l'audiolibro è più maturo di quanto si creda
 
 

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Sabato, 08 Agosto 2020 | di @BookSprint Edizioni