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21 Lug
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Intervista all'autore - Simona Tomaino

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Per me scrivere è da sempre un modo per esprimere e descrivere emozioni, anche quando non le attribuisco al mio vissuto ma le faccio vivere ai personaggi delle storie che racconto.
È anche un modo per evadere dal quotidiano, creando una "zona neutra" in cui non sono più io, con il mio lavoro, la mia famiglia, il mio ménage, ma divento altro, mi immedesimo in altre vite. Credo sia il miglior strumento attraverso cui esprimo la creatività.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Direi abbastanza. I fatti narrati non rispecchiano il mio vissuto, ma in ogni storia ci sono stati d'animo del mio passato o temperamenti caratteristici di persone che ho conosciuto e che mi sono rimaste impresse.
Lucia è quella che mi somiglia di più, ma è una me "elevata a potenza"; attraverso di lei parlo della mia passione per l'insegnamento. Caterina invece ha un temperamento completamente diverso, nel raccontarla ho pensato alla ragazza che un tempo mi aiutava a fare le pulizie. Nella sua storia però ci sono anche le sensazioni che ho provato, per esempio, quando è nato mio figlio. È tutto un intrecciarsi di realtà diverse e fantasia.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Per me significa realizzare un sogno che ho da sempre. Tante volte ho iniziato racconti con l'ambizione di trasformarli in veri e propri romanzi, ma sono mi sono sempre arenata su punti dai quali non sapevo più andare avanti.
Questa volta, aver portato a termine il libro, nonostante gli impegni lavorativi e familiari, è una grande soddisfazione, perché significa che ho trovato le energie giuste per andare oltre le comuni difficoltà.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Non sapevo proprio come intitolare il libro, perché ovviamente volevo trovare qualcosa di accattivante. L'ho cambiato più volte. Poi, quando ho finito di scriverlo, "Casa Pagliero" mi è sembrata la scelta migliore perché è quello che esprime meglio la storia e i personaggi raccontati.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei Andrea Camilleri e il suo libro "Racconti di Montalbano" perché trovo entrambi geniali.
 
6. Ebook o cartaceo?
Sicuramente cartaceo, ho bisogno di sentire le pagine, annusarle. Ma il futuro è l'ebook.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non penso di aver intrapreso la carriera di scrittrice, anche se mi piacerebbe. Amo scrivere da sempre. Mi piacerebbe lasciare delle emozioni a chi mi legge.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea nasce un paio d'anni fa mentre leggevo un libro di Isabel Allende che narrava le vicende di una famiglia d'inizio Novecento. Ho pensato che, se ne fossi stata capace, avrei potuto raccontare la storia della mia famiglia, mettendo insieme gli spezzoni che conoscevo.
Prima di iniziare davvero però sono passati mesi. Poi è improvvisamente mancato mio nonno. Nel sistemare la sua grande casa (un po' simile a quella descritta nel libro), sono usciti tanti oggetti, lettere, fotografie che parlavano del passato e che mi hanno dato tantissimi spunti per scrivere. Così mi sono messa all'opera.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È una sensazione bellissima, un'evoluzione interiore perché il mondo diventa un luogo in cui cercare nuovi spunti. Si osservano i comportamenti delle persone, si guardano le cose con più curiosità. Quando poi tutto è finito e si vedono il proprio nome e il titolo su una copertina... il cuore gongola.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Mio marito. Anche se il mio primissimo lettore è stato mio figlio Lorenzo, che talvolta leggeva degli spezzoni alzandosi dal letto quando scrivevo la sera in camera sua.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo che possa trovare un'ampia collocazione nel mondo giovanile perché è dinamico, si può ascoltare anche mentre si cammina o si fa sport. Credo che i ragazzi ne faranno un largo uso.
 
 
 
 
 

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