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16 Lug
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Intervista all'autore - Sergio Landi

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato a Fauglia piccolo paese di campagna. Stava cominciando il boom economico e la mia famiglia, padre operaio alla Fiat di Marina di Pisa e mia madre sarta e casalinga, era in movimento. Guardavano ad altri orizzonti per il futuro del figlio, me, e così crebbi a Livorno dove ci trasferimmo dal 1960. Allora il primo regalo che ricevetti fu il Vocabolario della Lingua Italiana Zingarelli che poi ho regalato a mia figlia Julka che ha trasferito al figlio Tommaso. L'altro nipote è cresciuto "digitale", meno incline ad una mentalità analogica. Studio, lettura e aggiornamento culturale mi hanno accompagnati in ogni esperienza professionale.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
"Come trattare gli altri e farseli amici" di Dale Carnegie. È dura? In effetti acquisire capacità comunicativa in tempi di "distanziamento sociale" è davvero dura. Ma c'è poca abilità a fare i conti con un cammino fatto di poggi e buche, acquitrini e fondi scivolosi. Rendere le cose facili non facilita ad affrontare le cose difficili. In alternativa "Alice nel paese delle meraviglie" che meraviglie non sono.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Io preferisco la Carta luogo dove posso esercitare il mio senso critico. Sottolineare, annotare, correggere, tratteggiare. Capisco che si va verso una progressiva passività e assenza di reattività. Insomma mi domando se dal popolo che si incontra (Demos) non si stia regredendo al selvaggio Polifemo (sei pecora=ok, sei umano=ko). Non mi meraviglio. La Civiltà ha attraversato molte battute di arresto e regressioni. Digitalizzazione e Mente analogica dovrebbero integrarsi senza sovrapporsi o sostituirsi.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Con le Biblioteche chiuse, scrivere è stata una vendetta. Non mi si può impedire di far frullare il cervello, metterlo in moto e dare al Logos una evidenza pratica, plastica, fatta di simboli e parole. Quindi non mi ha mosso l'amore ma un "odio" irrefrenabile verso il blocco del Sapere e della Comunicazione. Senza questa Odissea avrei continuato a leggere un libro al mese con grande gusto e curiosità.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Ho pensato che c’è sempre una Odissea con la quale fare i conti. Volevo capire con quali strumenti culturali, mezzi e atteggiamenti il vecchio Ulisse aveva affrontato la sua. Che fosse inconsapevolmente più avanti di noi?
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Scoprire che dentro ad ogni fatto "complesso" o incomprensibile ci sono elementi semplici e chiari purché si apra la mente oltre gli orizzonti immediati. In questo senso Ulisse ha una attitudine da Leader. Ha un Deal da esercitare al di là della quotidianità. Al tempo stesso le cose che ci appaiono semplici contengono una molteplicità di valori che si bene non smarrire.... per comodità.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Forse era un vecchio sogno. È maturato quando il tempo era maturo perché "omnia tempura habent".
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Mi sono svegliato spesso alle 3 di mattino e dovevo rispondere a quesiti che non mi facevano dormire. Molti perché... che non erano scontati. Ma soprattutto uno: Che cosa ci voleva dire Pisistrato il primo Editore e forse anche committente dell'anonimo Omero? Mentre tutti si soffermano sull'uovo e sul pelo nell'uovo facendolo in quattro con il microscopio delle sapienze filologiche io col cannocchiale cercavo la gallina, che fa, dove va. A fare un altro uovo o va verso Natale quando Gallina vecchia fa buon brodo ?
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Mai pensato di mollare Avevo uno scopo come Ulisse e lo avrei portato a termine con disciplina confuciana.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Ora ho preso una sbandata per "Omero" che da 2500 anni continua a volerci dire qualcosa. Anche messer Machiavelli continua a parlarci nella quotidianità. Ma non è ancora tempo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come tutte le frontiere vanno sapute affrontare con savoir fare. Il rischio dell'ascolto solitario rischia di renderci Lotofagi. Una esagerazione? Per compensare una infatuazione. E se trasformassimo ogni audiolibro in un videogioco ? Ogni frontiera nasconde orizzonti nuovi.
 
 
 
 
 

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Giovedì, 16 Luglio 2020 | di @BookSprint Edizioni