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04 Giu
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Intervista all'autore - Davide Pernarella

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Mi chiamo Davide, ho 27 anni e vivo a Roma da sempre. Nella vita sono un Tutor DSA, cioè quella figura che svolge un lavoro di potenziamento sui bambini con disturbi specifici di apprendimento (Dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia). Sono a contatto con i più piccoli anche nello sport; alleno infatti una squadra di calcio di marmocchi di 8 anni.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
“Il piccolo principe”. Penso sia un libro unico e per tutti: bambini, adolescenti e adulti.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
L'ebook è una novità interessante e inevitabile visto il progresso della tecnologia. Specialmente in questo periodo in cui siamo costretti a casa per colpa della pandemia è incredibile pensare che basti un click per poter scaricare e leggere qualsiasi tipo di libro. Io però, pur essendo giovane, su alcune cose sono all'antica: penso che toccare un libro con mano, sentire il rumore della carta mentre lo si sfoglia e poi custodirlo gelosamente nella propria collezione siano sensazioni semplicemente insostituibili.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Penso che la scrittura possa essere sia colpo di fulmine che amore ponderato. Un momento, un panorama, un disegno, un colore, un odore possono portarti a prendere un pezzo di carta e una penna e a scrivere di getto le sensazioni che si provano in quegli istanti. Al contrario, si può cominciare a scrivere pian piano e senza un motivo ben preciso e poi, con il tempo, accorgersi che è quello che ci rende liberi e felici.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Avevo l'idea in testa da molto tempo ma pensavo che mai sarei riuscito a portarla a termine. Insomma, per scrivere un libro servono costanza, fantasia, pazienza, tutte cose che erano molto carenti in quel periodo della mia vita. Poi ho cominciato ad allenare una squadra di calcio di bambini di 8 anni. Da quel momento è cambiato tutto. Mi piaceva e, inoltre, sapevo farlo, sapevo come relazionarmi ai bambini e alle loro famiglie. Così ho capito che il mio futuro era proprio in mezzo ai bambini anche al di fuori dell'attività sportiva. Ho fatto un corso da Tutor DSA, ho passato l'esame, ho iniziato a lavorare a domicilio proprio come Tutor DSA, insomma, ho trovato la mia strada. Con la mente serena e sgombra ho iniziato a scrivere questo libro cercando di trasmettere ai bimbi quello che ho imparato io, cioè che credere in se stessi è la chiave della felicità, indipendentemente dall'obiettivo che si vuole raggiungere.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Come ho già detto prima, il messaggio che mi piacerebbe trasmettere è che bisogna credere in se stessi e accettarsi per ciò che si è, senza dare importanza a quello che dice la gente. Solo in questo modo si possono raggiungere traguardi insperati.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Sono stato sempre molto bravo a scrivere, fin da piccolo. Ero negato in matematica ma ad inventare storie e scrivere temi ero bravissimo, la fantasia non mi mancava di certo. Ho quindi capito che, questa mia capacità, dovevo sfruttarla in qualche modo. Così, ogni volta che avevo tempo, scrivevo qualcosa: una storiella, una poesia, una favola. Con il passare degli anni ho scoperto che scrivere mi faceva anche stare bene, mi sentivo libero. Avevo però un grande difetto: molto spesso iniziavo una cosa e non la finivo, o meglio, ancor prima di finirla ne iniziavo subito un'altra. Sognando Una Mia Occasione rappresenta per me un grandissimo traguardo anche per questo motivo.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Avevo 10 anni quando la maestra diede a me e ai miei compagni di classe il compito di scrivere una storia che avesse una morale identica a quella di una famosa favola di Fedro: Il cervo alla fonte. Scrissi così la storia di Martin, ragazzo grassottello dai bellissimi capelli rossi, preso in giro da tutti per il suo peso. Quando lessi il racconto alla maestra, mi chiese se fossi stato aiutato da mamma o papà, perché la storia era molto carina e non scontata, soprattutto per un bambino di quell'età. Io però avevo scritto tutto da solo! Questo episodio, non so per quale motivo, è rimasto indelebile nella mia memoria a tal punto da portarmi a riprendere quel racconto di due paginette e a farlo diventare un vero e proprio libro.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
Assolutamente sì. Dopo aver scritto i primi 4 capitoli mi sono fermato per mesi. Scrivere non è una cosa meccanica, non basta avere un computer davanti; servono idee, ispirazioni e, molto spesso, i momenti della vita che ti trovi ad affrontare, possono aiutarti o penalizzarti.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Roald Dahl!
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'audiolibro è una risorsa fondamentale per molti motivi: consente di ascoltare un testo mentre si è occupati in altre attività ma, soprattutto, rappresenta un aiuto prezioso per molte persone affette da patologie visive o motorie. Nel mio lavoro mi trovo molto spesso di fronte a bambini dislessici che per leggere una piccola parte di un testo impiegano molto tempo e, di conseguenza, sono poi troppo stanchi per affrontare gli altri compiti. Proprio per questo, uno degli strumenti che utilizzo di più è la sintesi vocale, ossia un software con una voce che legge il testo al posto del bambino (esattamente come negli audiolibri). Questa è una tecnica molto utile specialmente se il bambino in questione ha una buona memoria da ascolto.
 
 
 
 
 

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