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28 Mag
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Intervista all'autore - Mario Pozzi

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono diplomato in perito industriale, ho lavorato presso una multinazionale telefonica come contract manager mercato estero. Sono nato nelle colonie libiche da genitori italiani. Ho deciso di diventare scrittore perché fino dalle scuole primarie svolgevo senza nessuna fatica dei normalissimi temi o scritti che puntualmente venivano fatti girare in tutte le classi con elogi da parte degli insegnanti. Ho pensato: "Forse avrò delle opportunità in futuro?". Naturalmente non ho ancora la controprova perché questo è il mio primo libro.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Generalmente scrivo in tarda notte, le ore che più mi ispirano.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Preferisco i classici, ma lo scrittore contemporaneo che mi piace abbastanza è Fabio Volo perché scrive delle realtà quotidiane senza enfasi o costruzioni fantasiose.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Volevo esteriorare tutti i miei ricordi di una infanzia felice vissuti ai margini del deserto libico, dove ho vissuto in un clima di benessere economico e serenità.
Facendo conoscere ai lettori che quel progetto delle colonie libiche per chi l'ha vissuto, non era poi così del tutto fallimentare.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito in modo preponderante infatti, come spiegavo al punto 4) l'imprinting dell'infanzia felice, paragonato poi alla adolescenza complicata vissuta in Italia hanno fatto nascere il mio racconto, affinando l'opera in modo semplice e scorrevole, adatta ad ogni tipo di lettore, le sensazioni rievocate si sposano con le descrizioni dei luoghi e delle usanze libiche.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Io penso entrambe le cose dipende dall'ispirazione del momento. Io preferisco scrivere della realtà, anche perché grazie alla fantasia possiamo compiere azioni che nella vita reale sono impossibili, ma il ritorno alla realtà poi è crudo, quindi non è evasione è farsi del male.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Tanto, è tutta realtà ciò che ho scritto è in prima persona. Le descrizioni delle persone, dei paesaggi degli spettacoli, della scuola, dei primi sentimenti e dei batticuori amorosi non sono materiale per un libro di fantascienza. Io mi ritengo un esteta (Oscar Wilde, Gabriele d'Annunzio) sono i miei maestri, la minuziosità dei particolari della "bellezza" delle cose, delle persone, dei luoghi è maniacale.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Nessuno in particolare... potrei dire, come già spiegato, i miei insegnanti o professori.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia figlia, ma non completamente.... non era ancora finito era solo abbozzato.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
No.... non penso, secondo me un libro deve essere sempre nella propria libreria e magari rileggerlo.
Però tutto ciò che è il futuro ben venga.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi dovete scusare ma non so cosa sia... se non per sentito dire.
 
 
 
 
 

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