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07 Mag
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Intervista all'autore - Renato Paperini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono una persona come tante, una vita semplice ma sempre impegnata. Adesso poi che sono pensionato, anche più di prima. Infatti mi occupo di fotografia, disegno, coltivo bonsai, allevo canarini, adoro la musica sinfonica, cerco di mantenermi in forma praticando ciclismo, leggo molto e come ultima passione scrivo romanzi.
Sono nato e vissuto a Padova. Dopo studi artistici e un successivo anno di Accademia di Belle Arti a Venezia con velleità di diventare pittore, cambio le mie aspirazioni e m’iscrivo alla facoltà di architettura sempre a Venezia, nei primi anni 70, allora magnificamente retta dal grande architetto e urbanista Giuseppe Samonà. Contemporaneamente lavoravo come disegnatore progettista presso alcuni studi di architettura, sempre a Padova. Mi sono sposato nel 1977 e ho lavorato come designer e arredatore per 45 anni arrivando alla pensione nel 2011.
Non si diventa scrittori, questa almeno la mia opinione. Io poi non lo ero per niente, scrivevo è vero qualche pensiero meditativo per non dimenticarmelo e col tempo anche alcuni brevi racconti, ma non mi ritenevo scrittore. Ci vuole molto tempo libero e impegno per scrivere e non li avevo. Ma scrittori evidentemente si nasce, inventarsi una storia da scrivere non è da tutti. Io la fantasia per crearla l’ho sempre avuta, mi mancava solo il tempo. E’ stata la condizione di pensionato a darmi l’opportunità di scrivere anche a tempo pieno romanzi polizieschi e fantasy.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento preciso per scrivere, dipende dall’estro. A volte scrivo tutto il giorno, altre volte lascio perdere per giorni perché occupato in altre faccende. Inoltre dipende anche dal punto in cui sono con la storia, capita infatti di non avere l’ispirazione buona per proseguire, ritenendo fiacco o poco convincente lo svolgimento della storia. A quel punto conviene aspettare, la soluzione prima o poi arriva sempre.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Decisamente Clive Cussler di cui detengo un libro con dedica di suo pugno. Molto prolifico, con storie avvincenti e ricche di avventura, che rispecchiano la sua straordinaria ed emozionante vita. Il protagonista dei suoi romanzi Dirk Pitt è il suo esatto alter ego. Mi ha rattristato molto la sua morte.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata per scommessa con me stesso. Però sono partito poco convinto di riuscire ad arrivare fino in fondo. La storia era buona, ma un intero romanzo è un impegno davvero gravoso. Mano a mano che proseguivo col racconto ero curioso di leggermi, non sapendo neanche bene come sarebbe andata a finire. Avevo una piccolissima traccia. La storia del protagonista alle prese con due relazioni amorose contemporaneamente. Come sarebbe andata a finire?
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non credo di avere una formazione letteraria definita. Presuppone molta esperienza come scrittore che ancora non ho. In questo mio primo romanzo il contesto è quello abituale, persone comunissime che vivono una vita normale alle prese con i problemi del lavoro, fare la spesa, cucinare e socializzare con i vicini di casa. Cose abituali che vivo anche io e racconto in prima persona come le stessi vivendo in quel preciso momento.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me sicuramente un’evasione, mi fa dimenticare il lato peggiore di questo mondo ingiusto e tutte le sue miserie. I due romanzi che sto scrivendo contemporaneamente, raccontano storie paradossali di fantasia, irreali ma avvincenti. Reminiscenze di letture di fantascienza che praticavo in gioventù. In fondo si possono anche concretizzare i sogni che non si sono realizzati nella vita reale e questo soddisfa il proprio ego e gratifica.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Moltissimo! Per raccontare in modo credibile una storia bisogna averla vissuta veramente o almeno pensare di averla vissuta. Molte delle situazioni raccontate nel romanzo sono suggerite da esperienze vissute, che ritornano dal passato e che cerco di rivivere alla grande, riscrivendone la storia con soluzioni alternative che mi soddisfano di più.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Si! Una persona molto amica, che si diletta a scrivere, soprattutto resoconti dettagliati di giornate vissute, usando con maestria impressioni ricavate al momento. Mirabile lo stile nello scrivere, dal timbro personale e in grado di trasmettere con poche giuste parole e termini azzeccati le esperienze vissute. Sicuramente molto bravo, infatti ne invidiavo l’abilità. “Perché non scrivi un libro?” Gli ho chiesto un giorno dopo aver letto la sua ultima avventura. “Sei davvero bravo a raccontarti, hai un dono prezioso. Potresti scrivere un romanzo! Sei anche dotato intellettualmente e potrebbe avrebbe successo.” Lui risponde così: “Vedi Renato! Io sarò anche bravo a destreggiarmi nello scrivere, come dici tu, ma non mi riesce proprio di inventare una storia.” La risposta mi ha sorpreso a tal punto da rivalutare quanto basta le mie velleità di scrittore. “Io però ce l’ho la fantasia necessaria per farlo." Replico deciso. “Forse non ho la tua eleganza, ma col tempo acquisterò padronanza e posso provarci.” E’ stata questa la spinta decisiva a mettermi addosso la voglia di scrivere il primo romanzo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima lettrice in assoluto è stata mia moglie. Le facevo leggere il romanzo due capitoli alla volta man mano che li scrivevo, ero curioso di avere nell’immediato un parere. Lei legge moltissimo, sicuramente più di me e anche se la lettura dilazionata nel tempo non permette di godere appieno la storia, avevo bisogno di essere incoraggiato o dissuaso subito. Il suo parere mi ha convinto a completare l’opera.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse si, ma lo dico con rammarico. Non si possiede veramente un’opera letteraria se non la puoi tenere tra le mani e sfogliarla. E’ come appendere alle pareti delle riproduzioni di quadri d’autore, saranno ugualmente belli visti da lontano, ma sicuramente privi di fascino. Però ci sono anche aspetti positivi, un ebook non ingombra e una volta letto non serve libreria dove riporlo. Con gli appartamenti sempre più ristretti, lo spazio per la libreria è il primo che viene a mancare. Una semplice chiavetta USB infatti può contenere facilmente anche un migliaio di libri e a prezzo molto contenuto.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
E’ un aspetto interessante ma poco convincente, può andare bene per chi ha problemi di vista o poca attitudine a leggere, ma l’audiolibro toglie l’aspetto fondamentale della lettura, Il piacere di restare concentrato in completo silenzio. Penso sia un surrogato scadente. Piuttosto preferisco vedere un film o assistere ad una commedia.
 
 

 

 

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Giovedì, 07 Maggio 2020 | di @BookSprint Edizioni