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27 Mar
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Intervista all'autore - Ivan D'Agostini

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Anzitutto non ho deciso di diventare scrittore (non sono neppure sicuro di esserlo), ad un certo punto ho deciso di completare uno dei miei innumerevoli blocchi e così è nato il primo libro (scritto in tandem con un amico) Nuvole&Nubi dove le nuvole vengono narrate e descritte sotto due punti di vista uno tecnico (meteorologico) e uno romantico. Poi ho preso l'abbrivio e ho iniziato a scrivere e a completare alcuni blocchi e a iniziarne dei nuovi. La scrittura per me è come il disegno, traccio alcuni segni (sarà perché nella vita faccio l'architetto? mah), cerco di guardare dentro e mi lascio trasportare dai pensieri a volte, catturo suggerimenti semplicemente guardando dal finestrino del tram o del treno, e allora viaggio assieme ai miei segni ai miei personaggi.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non c'è un momento particolare, ma paradossalmente mi scopro ad essere più concentrato in mezzo a tanta gente, in mezzo al rumore, sul treno, in qualche piazza, su di una panchina al parco mentre i bambini giocano; certo mi capita anche, a volte quando sono in studio, di accantonare un disegno o una relazione tecnica e di scrivere qualcosa o di aggiungere frasi su capitoli già in corso o ancora di iniziare una riflessione che spesso poi diventa l'inizio di un nuovo racconto. In fondo mi lascio sedurre da tanto: giornali, quotidiani, persone, la musica e il video del pc non sono distrazioni ma suggerimenti. Ogni cosa può diventare il preteso per indagare.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Difficile risposta, Non ho particolari preferenze, di volta in volta mi sposto tra sociologi, narratori, testi di approfondimento e testi scientifici.
Potrei forse essere più incisivo nel dire chi non leggo, ma sarei scortese, preferisco sorvolare.
Ho molto amato Roth, Hesse, Calvino, Kerouac, Bauman, De Masi e tanti altri.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Perché un colpo di vento freddo, una calca inverosimile di gente mi ha costretto a salire su di un altro tram, il primo era troppo pieno e poi perché sono curioso e spesso non sto zitto, così ho conosciuto una signorina che dava lezioni di pianoforte, abbiamo chiacchierato di musica e di quanto fosse bello viaggiare sul tram (si vede fuori dal finestrino la città che scorre a fianco) e poco in metropolitana (la galleria è buia e non si vede niente poi la gente non socializza).
Sceso dal mezzo salutando la signorina mi sono seduto su di una panchina e ho iniziato a stendere una serie di frasi, prima quattro o cinque, poi venti poi di più, dopo un paio di mesi la bozza era definita.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ho la fortuna di frequentare amici curiosi, in parte anche colti, ma soprattutto curiosi, anche la professione che faccio incide.
In fondo descrivere una casa vuol dire indagare sull'uomo, come vive e cosa cerca di essere, di avere o di diventare. Una casa piena di libri dalle copertine colorate e consunte trasmette curiosità ma anche una casa semi vuota può essere stimolante al tempo stesso. Come architetto mi capitano e mi sono capitate entrambe le differenti committenti e ogni volta ascoltare (come leggere) è la prima azione. Questo mi ha indirizzato nel cercare di seguire il sottile filo che il racconto deve avere.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Potrei essere lapidario dicendo entrambe le cose, ma poi cos'è la realtà? È più finzione la finzione o la quotidianità dove spesso fingiamo di essere qualcosa che non siamo e non vogliamo essere ma che siamo costretti a vivere, come quando smessi gli abiti di giacca e cravatta indossiamo il "chiodo" di pelle nera e cavalchiamo la roboante moto per lasciarci alle spalle il mondo?
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Ognuno di noi cerca, all'interno di se stesso qualche paradigma, ma è solo per poco, poi ci allontaniamo ci distacchiamo, nel romanzo, stacchiamo la spina della consuetudine e cerchiamo i vari strati dell'umanità.
In fondo lo scrittore, immagino, tenta un'indagine sul macro e micro cosmo della società, prendendo a prestito per qualche istante alcuni abiti nel guardaroba personale, ma poi le giacche vengono indossate da altri che se impossessano restituendo un’altra figura e, a volte, lasciano allo scrittore il compito del manichino, per mostrare ad altri l'abito da acquistare.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Sì le mie due meravigliose correttrici, senza di loro, i preziosi suggerimenti oltre che correzioni, il testo non sarebbe mai decollato e mai mi sarei sognato di proporlo.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Alle due correttrici, in esclusiva.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Mah, non saprei. Ogni tanto leggo opinioni discostanti e fuorvianti.
Certo si è che, specialmente alcune categorie, e non solo per età, sono ancorate alla carta, mia figlia che ha 32 anni, sostiene che per il bene del pianeta i libri dovranno essere sostituiti da ebook, ma poi leggo che il vinile è tornato di moda e i calendari (tra poco dobbiamo cambiarlo ...) si continuano a farli di carta, e allora mi convinco che non esiste una regola certa e che oggi siamo in frenetico movimento. Forse per un po' di tempo andranno bene le due versioni: libro e ebook.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per qualcuno potrebbe anche risultare una comodità, ma vuoi mettere il fascino di una poltrona, una tazza di tè, forse anche il lieve fruscio della neve fuori e l'atmosfera di un bel romanzo, dove lo scrittore ti ha portato piano piano nel mezzo dell'avventura e tu sei già in mezzo all'avventura .....
 
 
 
 
 

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Venerdì, 27 Marzo 2020 | di @BookSprint Edizioni