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17 Feb
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Intervista all'autore - Elisa Maria Rita Lai

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Quando scrivo è come se stessi vivendo il mio libro. Per me scrivere è vivere. Mi stacco dalla realtà e vado in altri mondi, divento un'altra persona, vivo tante avventure. Scrivere è vivere, perché quando scrivo sento esattamente le emozioni che provano i miei personaggi. Sento paura quando hanno paura di qualcosa, sento la tensione delle battaglie, la l'intensità dei loro amori, sento come se il loro passato mi appartenesse in quel momento e mi sento esattamente come loro vogliono che io mi senta. Per me scrivere è vivere perché vivo esattamente quel che sto scrivendo, come se lo vedessi sui miei occhi, come se lo sentissi sulla mia pelle. Mi immedesimo così tanto nei miei personaggi che vivo per qualche istante in un mondo diverso dal mio. Affronto battaglie e spiego le vele della mia nave. Sento il profumo del mare e il vento scorrermi fra i capelli. Quando scrivo vivo, ecco perché per me scrivere è vivere.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Moltissimo. La protagonista riflette molto il mio passato e la mia personalità. Quello che lei fa all'inizio del libro è più o meno la mia routine quotidiana, si può dire. I sentimenti che prova sono esattamente i miei, quelli che proverei in quello che lei vive. Molti personaggi secondari sono ispirati a miei stessi amici soprattutto i più stretti. Penso che ispirarsi ad una persona che ami per il personaggio di un libro sia una vera e propria dichiarazione d'amore. Quella persona non vive più solo nella realtà, hai il potere di darle un'altra vita nel libro, magari una vita che essa desidera e tu gliela doni, appunto, per amore. Ma in ogni personaggio del mio libro ho messo almeno un pezzettino di me. Quindi sì, nel libro c'è molta della mia vita reale. Tutti i personaggi sono piccoli pezzi di me ed io sono un piccolo pezzo di loro.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest'opera è stata innanzitutto una vera e propria salvezza per me. Ho iniziato a scrivere per sfogarmi in un periodo veramente buio della mia vita e tutt'ora continuo a farlo. Scrivere questo libro è stato fuggire, scappare via da questa realtà per andare a vivere, vivere veramente, aiutare i miei personaggi a portare a termine ciò che dovevano fare. È un po’ come sentirsi un fantasma o un angelo che architetta la vita ed il fato degli altri. Penso che lo scrittore nel momento che impugna una penna abbia lo stesso potere di Dio, decidere il fato dei propri personaggi, dare la vita ad un personaggio, costruire il suo passato e prevedere il suo futuro. Fin da piccola sono sempre stata una che si è spinta molto in là con l'immaginazione. Ho sempre creato storie nella mia testa e questa è solo una delle tante che ho in mente di mettere su carta. Per me scrivere quest'opera è dare vita a quello che ho sempre tenuto sempre e solo dentro me stessa, e ora finalmente, è uscito fuori. È una grande soddisfazione ma anche una grande liberazione poter creare mondi che si estenderanno al di fuori della tua mente, della tua anima.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata assolutamente molto difficile. Tengo un diarietto dove annoto nomi, particolari eventi da ricordare, frasi che vorrei inserire nel libro. E per decidere il titolo avrò scarabocchiato sì e no ben tre pagine di diario. Il titolo del libro a primo impatto può sembrare insensato e potrete non trovare una traduzione che gli si addice ma questo ovviamente è ben studiato. Annuncio già che la mia è una saga, una collana di libri che solo negli ultimi capitoli si comprenderà perché abbia scelto proprio questo titolo.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Posso portare solo un libro? O posso scegliere di portare tutti i libri di un solo scrittore? Se così fosse, per la prima opzione porterei con me assolutamente IT di Stephen King. Insomma, essere abbandonati su un'isola deserta non è mica roba da poco, mi servirebbe un libro bello denso che mi prenda molto tempo e che mi faccia dimenticare che sono io stessa dimenticata su un'isola deserta! Se dovessi scegliere di portare qualche libro di un solo scrittore sceglierei sicuramente un filosofo, e probabilmente sceglierei Kant. Anche le sue opere belle dense e pesanti, ma su un'isola deserta cosa potrei fare? Mi metterei a studiare le sue opere, a sottolineare le parti più difficili e farne dei bei riassunti.
 
6. Ebook o cartaceo?
Sono sempre stata una che ama tenere un libro fra le mani, prova piacere a tirarlo fuori dalla libreria, a far scorrere le pagine sotto il pollice, a stare a contatto con le pagine, per non parlare del profumo dei libri. L'Ebook non può assolutamente sostituire le emozioni che provo quando tengo un libro fra le mani!
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
A dir la verità è sempre stato un sogno nel cassetto. Durante gli anni del liceo mi ripetevo fra me e me che quando avrei finito la scuola avrei iniziato a dedicare più tempo alla scrittura e alla musica. Ed è esattamente quello che ho fatto, nonostante gli ostacoli e le difficoltà che ho dovuto superare alla fine ce l'ho fatta. Ho messo su un libro e l'ho pubblicato. Penso che sceglierei la carriera da scrittore prima di ogni altra non solo perché è un qualcosa in cui eccello ma perché, come ho risposto precedentemente, nella scrittura ho trovato una valvola di sfogo, un allontanamento dalla realtà.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Il libro nasce semplicemente perché sono una appassionata di storia della pirateria. Guardo molti film e serie tv, leggo molti libri a riguardo, sia storici che romanzi. Il mio libro nasce semplicemente dalla mia passione per i pirati e ovviamente dall'amore per il mio genere preferito, il fantasy!
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Non saprei nemmeno come descriverlo. Un sogno che diventa realtà. Vedere il tuo nome su una copertina, il tuo mondo interiore su tante pagine, vedere te stessa in un libro. Penso che quando andrò in libreria e vedrò il mio libro su uno scaffale scoppierò in lacrime. Vedrò me stessa, una me stessa che non si sarebbe mai aspettata di vedersi su uno scaffale di libri. È una gioia immensa.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Assolutamente mia madre, e non è una persona che legge! Sentire da lei che ogni sera non vedeva l'ora di finire le faccende per vedere come continua il libro, che lo rileggerà una seconda volta perché le è piaciuto tantissimo mi ha scaldato davvero il cuore. Non pensavo di aver scritto qualcosa di così tanto coinvolgente e spero che anche i miei lettori provino le stesse emozioni!
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Mi piace. Ho provato io stessa ad ascoltare un audiolibro. Direi che fra audiolibro e libro non ci sia alcuna differenza perché entrambi utilizzano due sensi differenti dell'essere umano, uno la vista, l'altro l'udito. Ogni cosa che sentiamo attraverso i nostri sensi stimola la nostra immaginazione. Un cieco può usare il senso del tatto per "leggere" e comunque, quello che sente, lo immagina nella sua mente, stimola la sua immaginazione e "torna a vedere". Come sentire il profumo, l'odore di una vecchia casa ti fa immaginare chi ha vissuto in quella casa e come ha vissuto in quella casa. Almeno per me, che ho una fantasia molto sviluppata succede così. Anche toccare qualcosa appartenuto a un vecchio caro mi fa questo effetto. Immagino tutte le volte che ha usato quell'oggetto e in quale occasione, mi immagino cosa provava. Quindi penso che questa nuova frontiera sia comunque utile e possa agire come un normale libro. Per provare emozioni ed immaginare servono i sensi, quindi, va benissimo, approvo assolutamente.
 

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