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28 Dic
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Intervista all'autore - Gabriele Lino Verrina

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono calabrese, ma da molti anni vivo in Umbria dove ho quasi sempre svolto la mia professione di magistrato. Parafrasando il pensiero ben noto di Virgilio, posso ben dire che la Calabria mi generò, ma l'Umbria mi rapì. Mi è sempre piaciuto scrivere e, una volta dismessa la toga di magistrato, ho cominciato a scrivere libri da 2007.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Quasi ogni giorno scrivo, ma non c'è un momento particolare da dedicare alla scrittura. Anche quando non scrivo, pensando al periodo critico che stiamo vivendo, a livello politico, nuove idee si presentano alle mie meditazioni e così comincia a scrivere.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Il mio Autore preferito è Paulo Cohelo.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Da quando ho cominciato a svolgere, con l'entusiasmo del neofita, la professione di magistrato ho subito compreso che la strada della giustizia sarebbe stata irta di ostacoli. Da quel giorno lo spettro antico della "denegata giustizia" ha cominciato ad essere presente nei miei pensieri. Ancora oggi, pur avendo dismesso la toga, continuo senza tregua a chiedermi: <>, <>> Questi pensieri, che riecheggiano nella memoria, mi hanno fatto pensare e meditare sui molteplici casi giudiziari ancora irrisolti e così è nata l'idea di scrivere il libro sulla "giustizia bendata" e sul giudice che corre il rischio, nel giudicare il prossimo, di non giudicare previamente se stesso. La figura di Ponzio Pilato è ancora il simbolo contraddittorio della <>.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Il contesto sociale, in Calabria, caratterizzato da ingiustizie sociali veramente significative (negativamente s'intende), ha indubbiamente influito sulla mia formazione umanistica. Ho subito deciso, dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Torquato Tasso di Salerno, di approfondire lo studio del diritto, all'Università di Bari, nonché lo studio di altre materie, imprescindibili per la formazione di un buon magistrato (criminologia, psicologia, storia dei grandi pensatori -Cesare Beccaria, Carmignani, Piero Calamandrei, ecc-.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Ho sempre ritenuto che scrivere un libro, soprattutto sulla giustizia e sui valori che dovrebbero sempre caratterizzarla, lungi dall'essere un'evasione dalla realtà, è il modo più significativo di raccontarla, senza infingimenti e senza inganni. In un periodo storico, caratterizzato dall'oblio dei valori e dei princìpi costituzionali, scrivere sui temi della giustizia è un momento imprescindibile per tutti i magistrati che, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, hanno combattuto contro la mafia a tal punto da accettare la morte per lasciare alle nuove generazioni la testimonianza di una vita dedicata alla difesa senza tregua dei valori di giustizia e libertà.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Nel libro "Giustizia bendata e giusto processo" c'è tutta la mia vita di uomo e di magistrato che ha sempre ritenuto che senza giustizia non sia per alcun verso concepibile un mondo di pace tra gli uomini e le Nazioni. Ho sempre pensato, d'altro canto, che <>. Questo pensiero di Origene l'esegeta ha sempre alimentato la speranza nella giustizia e nella verità per un mondo migliore.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Ho scritto sulla giustizia e sui valori del giusto processo per lasciare ai miei figli l'eredità dei valori del vivere onestamente, del dare a ciascuno il suo e del non ledere i diritti altrui. Mia moglie e i miei figli sono stati sempre il faro che ha illuminato il mio cammino in quarant'anni di magistratura dedicati in egual misura alla Famiglia e alla Giustizia.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Mia mogie e i miei figli saranno i primi lettori del mio libro.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Certamente non è da escludere il futuro dell'ebook, ma ritengo che il libro nella forma cartacea dovrà continuare ad avere la sua intramontabile importanza, perché è veramente significativo che ciascuno di noi, aprendo il cassetto dei propri ricordi, apra un libro letto nel tempo passato e vi ritrovi le parti più belle e significative.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Anche l'audiolibro avrà la sua importanza, ma la forma cartacea non dovrà essere dimenticata. Il futuro non potrà esistere dimenticando il passato. Nella storia umana c'è sempre un vincolo indissolubile tra passato, presente e futuro.

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Sabato, 28 Dicembre 2019 | di @BookSprint Edizioni