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27 Dic
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Intervista all'autore - Anna Russo

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata in Russia nel ‘94 e, per mia grande fortuna, sono stata adottata dai miei due angeli custodi (così li considero) nel ‘98 circa. Ho pochi ricordi in merito alla mia infanzia, so per certa che la mia vera vita è iniziata qui in Italia. Fin da subito i miei genitori per farmi integrare con altre bambine mi hanno iscritto a danza e non mi hanno fatto mancare nulla. Si può dire che già dall'età di sei anni inventavo storielle, non scritte! Mi mettevo sul mio lettino e inventavo dialoghi tra i miei peluche - non un semplice scambio di battute bensì racconti con un inizio ed una fine!- e man mano, crescendo e imparando meglio l'uso della scrittura ho iniziato a mettere le mie fantasie su carta.
Non so che fine abbiano fatto oggi, ma vorrei tanto rileggere cosa inventavo! È una passione che mi ha sempre fatto sentire in pace ed io, tipa molto irrequieta, trovo un senso di quiete quando scrivo o digito al mio pc. Non mi reputo ancora una scrittrice a tutti gli effetti, la strada è lunga ma per come sono insoddisfabile penso che nemmeno dopo venti romanzi pubblicati (magari!) riuscirei ad autodefinirmi una scrittrice!
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Sono una tipa notturna. Preferisco che attorno a me ci sia la quiete totale dunque prediligo assolutamente la notte. Abitando in un quartiere abbastanza chiassoso l'unico momento che ho di silenzio e pace è dalla mezzanotte in poi.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ne ho uno preferito, spazio molto anche tra i vari generi: magari passo da Camilleri a Baricco in dieci minuti, dipende da come mi sento.
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata un po' per gioco e un po' per altri intenti. Inizialmente doveva essere un fumetto da regalare ad una persona a me cara (mi piace disegnare manga) però visto che sono spesso inconcludente decisi di disegnare solo le scene madri e di lavorarci su inventando il testo. Per vari motivi poi ho abbandonato anche il fumetto/racconto e l'ho ripreso (dopo tre anni quasi) facendone di esso solo un libro.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Non sono un tipo di persona che si lascia influenzare facilmente e credevo che sarebbe stato così anche non solo per la pubblicazione del libro bensì per la scelta della trama, il genere e tutto il contorno. Ma quando entri in questo mondo, bello quanto complicato, devi per forza di cose guardarti intorno e bilanciare su per giù ciò che la società predilige ma aldilà di ciò, principalmente, scrivo per me, e in base ai miei gusti.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambe. Oltre quest'opera spero di pubblicare altri due titoli che sono completamente diversi da questa che sto pubblicando. Magari in un'opera ci può essere la voglia di evadere dalla realtà scrivendo più qualche fantasy, e magari, in un'altra opera, c'è una realtà da raccontare.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
C'è di me persino in un punto o in una virgola. C'è tutta la mia anima in ogni libro che scrivo. C'è la mia parte investigativa (da piccola ma anche fino a qualche anno fa volevo fare l'investigatore), c'è la mia lealtà, c'è la mia sensibilità ma anche la mia freddezza, c'è tutto di me suddiviso in ogni personaggio.
 
8. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?
Certo. In primis, colei che considero una sorella per me, Grazia. È la persona che più mi è stata vicina quando credevo di non farcela, quando avevo dei blocchi o quando avevo persino paura di concludere un libro perché mi affezionavo da sola ai personaggi! Poi, inevitabilmente, ci sono i miei genitori, coloro che credono in qualsiasi cosa io faccia e che mi supportano sempre.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
La prima ovviamente è stata Grazia, poi per aver varie opinioni anche ad una cerchia ristretta di amici che mi hanno incoraggiata nel pubblicarlo tramite qualcuno.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sì e no. I miei coetanei (quei pochi che si interessano alla lettura) sono super tecnologici ma ho anche persone che prediligono il buon vecchio amico cartaceo, l'odore del libro dà un qualcosa in più. Secondo me se la giocano alla pari, le nuove generazioni stanno crescendo con gli ebook certo, ma c'è una parità anche che preferisce il cartaceo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia positivo, penso che dia una possibilità anche a chi non può leggere di poter immaginare che è ciò che dovrebbe fare un libro: dar spazio all'immaginazione. Un libro o audiolibro che riesce a farti entrare nelle vesti dei protagonisti è sicuramente un'opera ben riuscita e ciò, con l'ausilio degli audiolibri, è un carro armato che può dare fantasia a chiunque.
 
 
 

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