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07 Ott
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Intervista all'autore - Alex Poli

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono un attore/doppiatore e speaker pubblicitario, svolgo questa attività da 43 anni (sin da quando ero ragazzino). Sono nato a Rimini, dove ho vissuto sino a 18 anni cominciando con la radio e la pubblicità locale, poi mi sono trasferito a Milano dove ho iniziato la mia carriera professionale diventando già a 20 anni la voce istituzionale di Canale 5 prima e poi di Rete Quattro per i 23 anni successivi. Dai primi anni 90 a tutt'oggi sono lo speaker di rete di RTL 102,5. La mia voce è una delle più conosciute del Paese, anche grazie alla pubblicità dei brand più famosi come Dash (da quasi 20 anni) Supradyn e tantissimi altri. Nel corso della mia attività ho spaziato nel settore dell'entertainment scrivendo sceneggiature, alcune delle quali prodotte e dirette. Quindi la passione per la scrittura è un elemento fondamentale che mi accompagna da sempre.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non credo che si possa programmare un momento preciso nella giornata per svolgere un'attività così creativa. Penso piuttosto che quando si ha un'idea in testa per lo sviluppo di una storia si attivi un meccanismo automatico che lavora in autonomia, direi subcosciente, e che crea l'impulso alla stesura. Quindi quando il momento è maturo, personalmente, mi siedo al mio computer e scrivo, che sia giorno o notte non fa differenza. Alle volte mi capita di scrivere per giornate intere senza rendermi conto del tempo che passa.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Charles Bukowski, uomo dal passato burrascoso e definito "realista sporco", è uno dei miei autori preferiti. La sua capacità di descrivere la vita senza "mezzi termini" in maniera sobria e più che laica, mi affascina e mi diverte.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Life nasce sulla scorta di un'esperienza personale che mi ha fatto dare "un'occhiatina" nell'Aldilà in seguito a due incidenti di salute.
Quelle esperienze hanno maturato un punto di vista sulla vita estremamente "alto" che ho voluto condividere con chi leggerà il libro.
Certo non si tratta di verità assoluta né dimostrabile, ma è la mia verità, che oggi prescinde da ogni ancoraggio religioso e di sistema, che mi ha fatto riflettere su quanto tutto ciò che ci circonda ci renda ciechi e sordi davanti al concetto di bellezza di questa esistenza che è oscurato da quegli ancoraggi, appunto, che generano troppa energia negativa distorcendo la realtà e il vero senso della vita. Con questo non voglio passare né da asceta né da "santone rivelato" e mi godo anche i piaceri dell'incarnato, ma ne apprezzo quell'aspetto che prima non vedevo perché si fermava alla sola "immediatezza". Ivi compresi i dolori.
Di quell'esperienze ho potuto rivalutare il concetto di libero arbitrio che ho evidenziato in Life, romanzando la storia attraverso le vicissitudini di John Templar, il protagonista.
"Libero Arbitrio", un concetto discusso da sempre in tanti testi e nel cinema, anche che ne ha dato un punto di vista in film famosi come "L'avvocato del diavolo" e "I guardiani del destino".
Life ne dà uno "nuovo", perché con il cambiamento del modo di pensare e, conseguentemente, di agire aggiunge in più lo "spostamento" della linea temporale dell'esistenza del protagonista. Per i più distratti, attenzione però a non leggerne l'ovvietà del concetto perché è molto più impegnativo di quanto non appaia.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Direi che il contesto sociale nel quale mi muovo da sempre è stato fondamentale. Non solo perché mi ha dato la possibilità di spaziare in mondi diversi e meno razionalizzabili, ma perché ha sensibilizzato la mia "attenzione", riducendo invece drasticamente la distrazione che, dal mio punto di vista, è il più deleterio comune denominatore che fa parte di un quotidiano più scandito dagli stessi ritmi.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Certo un modo per raccontare l'interpretazione della propria realtà che dà opportunità di evasione.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Non credo si potrebbe scrivere senza autoriferirsi in qualche modo, o quantomeno senza tenere conto della propria realtà. Poi la creatività e l'immaginazione fungono da collante per la fantasia. Aggiungerei che, essendo l'intelligenza un potenziale di base di cui tutti disponiamo allo stesso modo, ma che si esalta poi come "prodotto di associazione", la differenza la fa il "database" che ognuno di noi raccoglie nella vita. Ma è proprio questo l'aspetto affascinante della società dell'uomo. Ossia, che il prodotto di associazione diffuso di una data intelligenza, alimenta la stessa intelligenza collettiva contribuendo all'evoluzione della specie.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Life è nato dalla mia esperienza e dai valori che ho gradualmente sviluppato nella mia vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Come si dice "non si è mai profeti in patria". Per cui i primi pareri sulla stesura che stavo ultimando di Life li ho raccolti dalle persone a me più vicine. Loro di solito non mi "risparmiano", non ne hanno bisogno. Così quando, uno dopo l'altro, gli apprezzamenti sono arrivati ho pensato che ero sulla strada giusta e ho continuato più forte nei miei intenti.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
L'ebook è senz'altro il modo di leggere più vicino al cambiamento radicale che è stato introdotto dagli smartphone, dove ogni cosa è a portata di "dito" ad una velocità fulminea. E forse proprio per ciò, questo modo di leggere libri sarà sempre più presente per la stessa praticità.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Conosco bene il settore con il lavoro che faccio e la richiesta cresce con l'impiego di tante voci che leggono i testi pubblicati, anche se ritengo che questo field non sia così tanto in voga nel nostro Paese ancora.
 
 
 
 
 

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