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11 Set
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Intervista all'autore - Giovanni Lo Giudice

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Catania nel 1961 in un quartiere dove l'unico divertimento era quello di andare in un oratorio gestito dai Salesiani di S. Giovanni Bosco dove ho frequentato le scuole elementari e medie inferiori. Pur vivendo in un quartiere degradato sia a livello urbanistico che sociale i miei genitori e i miei insegnanti hanno saputo infondere in me quei valori religiosi e sociali che hanno formato il mio carattere.
Il mio livello di cultura tecnica l'ho acquisito nel frequentare l'Istituto Tecnico Superiore dove mi sono diplomato in Elettronica Industriale (oggi Meccatronica). Sono stato assunto nella qualifica di macchinista nelle ex Ferrovie dello Stato a vent'anni a Catanzaro , dove vivo sposato con due figli.
Ho deciso di scrivere questo libro nel 1992 perché confrontandomi con persone di ogni ceto e cultura ho compreso come le persone siano lontane (a parer mio) da un "sano credo religioso" , fortemente convinti che la scienza annulla del tutto la possibilità di accettare una Entità qual è Dio.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Purtroppo molto poco perché l'impegno lavorativo non permette il tempo e l'energia necessaria per dedicarmi alla scrittura.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Per quel poco tempo che posso dedicare alla lettura ho trovato molto interessante Valerio Massimo Manfredi e Camilleri. Amo molto i legal thriller.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Ho voluto mettere nero su bianco le mie idee scientifico-religiose affinché potessi divulgare il mio pensiero e dare una risposta a molte persone su cosa realmente siamo e come dovremmo vivere questo nostro passaggio terreno volendo chiarire molti aspetti del Vecchio e Nuovo Testamento in rapporto ai concetti scientifici.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Ha influito parecchio.
L'educazione sociale e religiosa e soprattutto tecnico-scientifica che ho avuto nell'arco della mia infanzia e crescita giovanile mi ha portato a valutare i momenti di vita quotidiana con scrupolosa attenzione tecnica non tralasciando il rispetto per il prossimo dal punto di vista religioso.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Scrivere è stato un modo per raccontare la realtà.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
In quello che ho scritto c'è tantissimo della mia personalità e modo di vivere.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
No nessuno.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Non è un romanzo ma un saggio religioso con aspetti tecnici-scientifici.
L'ho fatto leggere a mia moglie.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Secondo me il futuro del libro è l'ebook perché non solo il cartaceo ormai ha un costo più elevato ma soprattutto perché in un tablet, di piccole e medie dimensioni, possono essere trasportati e letti moltissimi libri.
Però non dimentichiamo quella fascia di lettori nostalgici che non rinuncerebbero mai al profumo della carta.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non sono molto informato sull'argomento e comunque potrebbe rivelarsi un buon metodo.
 
 
 
 
 

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Mercoledì, 11 Settembre 2019 | di @BookSprint Edizioni