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04 Set
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Intervista all'autore - Giuseppe Tabarelli

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto a Faedo, un piccolo paese di montagna/campagna, in provincia di Trento. Il paese ‎confina con Salorno, primo paese della provincia di Bolzano, dove incomincia il bilinguismo italiano-‎tedesco. Come è noto, fino al 1918 il Trentino e l’Alto Adige facevano parte dell’impero austro-ungarico e ‎seguivano leggi, cultura e usanze tipiche dell’impero. Caratteristiche che hanno forgiato una mentalità ‎particolare per cui, dopo l’annessione all’Italia, fu giustificata la speciale autonomia, accordata a queste ‎due provincie.
Nel mio dialetto, più che in quello di altri paesi, risuonano diverse parole derivanti dal ‎tedesco, anche se un po’ storpiate. Ciò mi ha sempre incuriosito e suscitato in me il desiderio di conoscere ‎questa lingua. Purtroppo, a quell’epoca, nelle scuole elementari non erano previste le lingue straniere.
A ‎dieci anni entrai nel collegio salesiano di Penango Monferrato (provincia di Asti) dove frequentai le scuole ‎medie e il ginnasio. Il mio interesse fu attirato subito dalle lingue: latino, inglese e poi dal greco, ma non ‎mancai di cogliere ogni occasione per imparare qualche nozione di altre lingue come il tedesco, lo ‎slovacco, lo spagnolo, ecc. Desideravo arrivare a conoscere bene almeno una lingua di ciascuno dei gruppi ‎linguistici europei: lingue neolatine (italiano, spagnolo), germaniche (inglese e tedesco) e slave (russo). ‎Avrei così avuto la “chiave” per affrontare in modo parallelo altre lingue dello stesso gruppo.
La raccolta di ‎francobolli mi sollecitò a conoscere anche gli alfabeti esotici. Provvidenziali eventi nel resto della vita (sei ‎anni di tirocinio e di studi in Germania e undici anni di lavoro in Russia) mi permisero di apprendere meglio sia ‎la lingua tedesca, conseguendone anche un diploma e poi la lingua russa. In Russia ho usato le mie esperienze ‎soprattutto nell’insegnamento (tedesco e italiano), ma ho utilizzato anche le mie capacità manageriali fondando una editrice e dedicandomi alla ‎edizione di libri e alle comunicazioni in un sito web.
Il lavoro che avevo svolto in sedici anni presso una editrice a Torino mi aveva dato tante possibilità di moltissimi contatti ‎internazionali, partecipando per oltre vent'anni all'annuale Buchmesse di Francoforte. In seguito, a Roma, pure la direzione di una biblioteca universitaria, frequentata da studenti di oltre cento ‎nazionalità, mi permise di mettere a frutto e di migliorare le mie conoscenze linguistiche.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
"Il piccolo principe".
Inoltre, consiglierei la lettura di capolavori letterari di lingue diverse per accrescere la propria cultura.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
Io credo che questo passaggio dal libro cartaceo all’ eBook almeno per l’Italia sia ancora molto lento e lontano, ‎ma non si arriverà mai alla sostituzione completa del libro cartaceo. La storia del libro e delle biblioteche ‎constata che il supporto "carta" resiste da secoli, mentre non mi sembra ancora sufficientemente sperimentato ‎un supporto “definitivo” e permanente per quanto riguarda l’ebook.‎
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Non avevo mai pensato o sognato di scrivere libri in vita mia. Varie circostanze mi hanno portato a ‎questa decisione, occasionata inizialmente da fatti specifici e poi maturata nello sviluppo stesso da ‎riflessioni e considerazioni che mi hanno accompagnato fino al risultato finale. Contribuiscono alla ‎realizzazione dei miei libri certamente l’amore e la passione per la materia trattata, ma soprattutto il ‎desiderio di comunicare e confidare la mia esperienza rendendola utile ad altri. Non escludo infine, ‎tra le cause, il fatto di essere stato “accantonato” e rimosso dall’impegno lavorativo attivo per ‎misteriose macchinazioni, mascherate da ipocrite motivazioni riferite all’età che avanza. Con questo ‎sono stato favorito anche per il maggior tempo che ho potuto avere a disposizione per portare a ‎termine il lavoro. ‎‎
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
La spinta si è presentata nell’esercizio della mia professione di bibliotecario, quando ho dovuto ‎constatare nei miei collaboratori la scarsa familiarità con le lingue straniere. Ritenevo infatti ‎indispensabile che avessero almeno una conoscenza minima della struttura fondamentale di ogni ‎lingua al fine di evitare grossolani errori nella catalogazione e nella soggettazione. Attingendo alla mia ‎passione e alla personale esperienza e conoscenza in fatto di lingue, ritenevo utile fornire ai ‎bibliotecari alcune nozioni essenziali su lingue e scritture allo scopo di elevare la loro cultura linguistica ‎e metterli in grado di svolgere con maggiore competenza e soddisfazione il proprio lavoro.
L’occasione fu la mia delusione nel constatare che non sapevano distinguere le tre scritture: cinese, ‎giapponese e coreano, e le confondevano tra di loro.‎
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Ognuno ha i suoi gusti e le sue preferenze. Per me il libro è una delle fonti principali del sapere e della conoscenza. Nei ‎manuali specifici si trova una guida per un determinato argomento. Nei miei manuali chi è interessato può ‎trovare indicazioni per molte lingue e per le varie scritture. ‎
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Non ho mai sognato di scrivere libri, ma la scrittura dei miei libri è scaturita dal desiderio di ‎comunicare, trasmettere la mia variegata esperienza ai miei colleghi di lavoro. Ciò è avvenuto soprattutto dopo che sono stato allontanato forzatamente da un lavoro che portavo ‎avanti con passione e competenza. ‎‎
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Ero rimasto stupito nel vedere i miei bibliotecari confondere il cinese con il giapponese, e allora mi son ‎detto che avrei dovuto chiarire loro la differenza tra queste due scritture, mettendole a confronto. Decisi di ‎presentare loro uno schema chiaro per distinguere immediatamente queste scritture alle quali avevo ‎aggiunto una terza, il coreano. Fu la prima pagina del mio libro: l’accostamento e il confronto di queste tre ‎scritture tra loro perché non le confondessero più. ‎
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
L’elaborazione di questi manuali è stata lunga e più di una volta ho pensato di lasciar perdere, ma ‎sono stato incoraggiato e spronato a portare a termine la mia opera dalle persone che erano a ‎conoscenza del mio progetto e della mia esperienza.‎
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Non ho un autore preferito. Le mie scelte vanno verso i libri di storia. Nella mia vita ho letto molti libri, ‎ma più che leggere ho cercato di imparare e per questo ho dato la precedenza a manuali che mi ‎fornivano conoscenze.‎
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro penso sia molto utile soprattutto in alcuni casi e per certe categorie di persone: ipo-e non vedenti, per chi ‎viaggia in macchina, per chi non ha tempo di leggere e vuole “ascoltare” mentre guida o lavora, ‎occupando intensamente il tempo prezioso. Ritengo però che oltre l’audio sia importante anche il ‎visivo soprattutto per chi vuole assimilare e ritenere quanto va apprendendo, soprattutto se si tratta ‎di argomenti e tematiche da assimilare.‎
 
 
 
 
 

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Mercoledì, 04 Settembre 2019 | di @BookSprint Edizioni