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02 Lug
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Intervista all'autore - Giuseppe Tropenscovino

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?
Sono nato e cresciuto nella meravigliosa Napoli, tra le stradine e i vicoli del centro storico, dove sono rimasto sino all’età di venti anni circa, poi, dopo essermi arruolato nella Polizia di Stato, ho vissuto in diverse città italiane. Oggi vivo e lavoro a Grosseto.
 
2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?
Ci sono diversi titoli da poter consigliare, tra questi sicuramente “Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella, un libro di grande attualità che narra una storia di delusioni ma anche di speranza, dal testo sincero che i nostri figli, insomma, dovrebbero leggere. Ambientato in Somalia, parla della vita di una coraggiosa ragazza somala che, nonostante la guerra e le avversità della vita, con determinazione coltiva il sogno di correre riuscendo ad arrivare alle Olimpiadi di Pechino, diventando un simbolo per le donne musulmane. La storia finisce con il viaggio di speranza realizzato dalla giovane atleta sino all’Italia, su barconi sovraffollati dei trafficanti di uomini, nel tentativo di raggiungere Londra per le Olimpiadi. Una storia che fa riflettere, arrivando alla mente e al cuore.
 
3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?
L’evoluzione tecnologica è uno dei tratti salienti del mio libro, pertanto appare evidente come ne sia significativamente affascinato. In tale contesto quindi l’eBook certamente può essere inteso come una diretta espressione e componente della tecnologia, tuttavia non vi nascondo che le sensazioni che possono suscitare lo sfogliare un libro cartaceo, sia tattili sia olfattive, pacificamente non si riscontrano con l’eBook. Quest’ultimo comunque ha una sua propria praticità. Personalmente preferisco il cartaceo.
 
4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?
Il mio libro nasce sul solco tracciato da un percorso di studio e dalla mia esperienza lavorativa, ed è stato pertanto l’argomento della mia tesi di laurea; molti trovano la propria ispirazione su presupposti di fantasia e dalla voglia di raccontare qualcosa, di condividere esperienze. Tornando alla domanda, dunque, penso che scrivere sia estremamente soggettivo e non è certamente da escludersi l’eventualità che uno stesso autore possa scrivere sia per colpo di fulmine, sia per amore ponderato. Personalmente mi sono lanciato in quest’avventura dopo una attenta riflessione.
 
5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Come dicevo prima, il libro nasce dalle mie esperienze nell’ambito delle quali ho assunto questa forte consapevolezza dell’esistenza di un significativo e sapiente intreccio tra le tradizionali logiche investigative di polizia e gli strumenti forniti dall’evoluzione tecnologica ed informatica, così come vissuto in prima persona nel corso degli anni.
 
6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?
Più che un messaggio il libro vuole semplicemente porre l’accento su come il progresso tecnologico sia entrato in maniera prepotente e necessaria nell’ambito delle attività di polizia e come queste ultime siano anche in grado di gestire informazioni e dati digitali così come raggruppate dalle pubbliche amministrazioni e dai gestori privati ai fini della prevenzione e repressione dei reati in genere; determinando dunque la modernizzazione di una parte, sicuramente significativa, del più ampio sistema di giustizia italiana.
 
7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?
Diciamo che da bambino non ero particolarmente affascinato dalla scrittura; preferivo i giochi di società ed il mio primo personal computer, peraltro molto lontano dai moderni calcolatori e più accostabile ad un consolle per videogiochi. Nel corso degli anni, anche grazie al mio lavoro, ne ho preso coscienza pian piano e ad oggi, al netto di questa parentesi, con soddisfazione e dedizione scrivo limitatamente al mio ambito professionale.
 
8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?
Al netto delle notti insonni trascorse nella lettura di questo o quell’altro testo alla ricerca delle informazioni che potessero supportare il mio lavoro, posso dire che ricordo con piacevole sensazione tutto il relativo percorso di scrittura.
 
9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?
No, in pratica ero sostanzialmente obbligato a portarlo a termine, diversamente non avrei potuto discutere la tesi di laurea.
 
10. Il suo autore del passato preferito?
Se proprio devo indicarne uno, per restare anche in tema di progresso tecnologico, direi certamente Giosuè Carducci. Nella sua produzione letteraria, infatti, caratterizzata anche dalla rivoluzione industriale del XIX secolo, ha dato un contributo in tal senso, elogiando la locomotiva come emblema della ragione e della evoluzione della modernità, esaltando scienza e tecnica.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Trovo sia un valido strumento a supporto di persone che, purtroppo, per svariate ragioni, non sono nelle condizioni di poter leggere. Non mi affascina l’idea del libro raccontato, ma questa è solo la mia modesta opinione.

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Martedì, 02 Luglio 2019 | di @BookSprint Edizioni