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20 Apr
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Intervista all'autore - Roberta Cinagli

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere per me è come liberare me stessa, confidare tutto a un foglio o semplicemente esprimere su un foglio ciò che provo e mi fa stare meglio, mi trasmette più sicurezza, è come se il problema, il dubbio o qualsiasi cosa mi stia attraversando in quel momento, si possa in questo modo risolvere.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Credo molto… è ciò che per me rappresenta il sentimento... ciò che vorrei fosse, ciò che dovrebbe essere. I sentimenti oggi sono molto sottovalutati c’è una superficialità dell'anima in tutti i modi di essere.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho attraversato degli anni molto difficili sotto tutti i punti di vista e ne devo ancora uscire. Salite continue ed ostacoli ovunque, ciò che mi ha aiutato, a parte la mia famiglia ed i miei pochi amici veri, è stata l'immaginazione… immaginare che possano esistere sentimenti veri come l'amore, l'amicizia, il rispetto mi ha portato a sperare che ci possono essere delle altre opportunità, il mondo sarebbe sicuramente migliore per tutti. Ho osservato molto il mondo dalla strada, dai treni, dalle stazioni parlato occasionalmente con persone sconosciute, tutte immerse nell'apparenza di una vita che a un certo punto la si fa andare bene ma che non è esattamente ciò che si vuole e che per paura della solitudine si accetta. Per me c’è di più... ed io cerco questo.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
L'ho decisa in un attimo perché è esattamente ciò che non c’è…!
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
Vorrei “Il libro dell'inquietudine” di Fernando Pessoa perché ad oggi si vivono le stesse inquietudini pur non sapendolo.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo tutta la vita.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Sinceramente non l'ho deciso e non penso di essere neppure una scrittrice, mi sono ritrovata in questa avventura per caso, e vi sono grata per l’opportunità che mi state dando. Ho sempre scritto fin da piccola , mi è sempre piaciuto era un modo per esprimermi.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Ho iniziato a scrivere sonetti in dialetto romanesco quando mio padre si è ammalato, nelle corsie degli ospedali, mentre attendevo avevo bisogno di scrivere ciò che provavo.  Nuvole e la stanza vuota ad esempio sono riferite ai miei genitori, come altre che si può pensare siano riferite ad un amore. Da lì ho capito che dovevo continuare a fare questa cosa che mi aiutava a stare meglio, poi dopo la mancanza di entrambi miei genitori ho rivalutato tantissime cose, i sentimenti veri, i legami della famiglia, l'amore di una volta e ciò che ci viene insegnato dall'infanzia di un tratto sembra lontano, guardi la tua vita e capisci che non c'entra nulla con ciò che volevi essere o che ti aspettavi a livello affettivo, amicizie amori e soprattutto valori. L’amore vero per me è altro, forse perché io senza presunzione l'ho sempre dato a tutti e ne ho ricevuto indietro poche gocce. Ho cominciato a scrivere ciò che avrei voluto per poi titolarlo in ciò che non c’è.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Sinceramente ancora non mi rendo conto …. però è emozionante al punto che vorresti fare solo questo.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Io stessa… con stupore nessun altro!
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Non so, io sono vintage... preferisco la carta.. è sicuramente un buon strumento per persone con handicap per dare loro la possibilità di leggere, ma il gusto di sfogliare, sottolineare, l'odore della carta, il libro sgualcito nella borsa per me non hanno prezzo.
 
Sabato, 20 Aprile 2019 | di @BookSprint Edizioni