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13 Feb
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Intervista all'autore - Paride De Paola

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho vissuto a Parma nel periodo del fascismo e della guerra, lì ho conseguito la licenza liceale. Rimasto orfano sono stato accolto a Napoli nella casa dei miei zii, in quella città mi sono laureato in Giurisprudenza. Dopo aver partecipato ad un concorso ho prestato servizio nell'Ispettorato del Lavoro di La Spezia, a seguito di un altro concorso sono diventato magistrato di carriera, lavorando nelle sedi di Massa, Carpi, Modena, Santa Maria Capua Vetere ed infine di Isernia, in Molise.
Lasciata la magistratura, ho esercitato la professione di avvocato, svolgendo la mia attività anche in Cassazione. Fin dai tempi del liceo mi è piaciuto scrivere, volevo fare il giornalista e fondai il giornaletto di classe.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Attualmente lavoro solo per dare dei ritocchi a scritti già elaborati in epoca precedente. Tale lavoro di solito lo svolgo nelle ore serali.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito, leggo un po' di tutto; ultimamente ho letto "L'amica geniale" di Elena Ferrante, la "Solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano, "Il giovane Holden" di Salinger, "Cinquanta sfumature di grigio" di E. L. James, "La Corte dei Leoni" di Jane Johson e "La polvere sull'erba" di Alberto Bevilacqua.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Il mio romanzo "Annina e Bartolino" è stato scritto negli anni novanta e trova spunto in una vicenda di cui mi sono occupato come magistrato; ho avuto modo di conoscere personalmente i protagonisti che mi hanno raccontato i fatti, dando ognuno opposte versioni, essendo tra di loro in contrasto, il racconto ne è una sintesi. Anche l'ambiente descritto è frutto di conoscenza diretta.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto, soprattutto il periodo parmense nel quale ho avuto conoscenza diretta del fascismo e della resistenza.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per me è un modo di raccontare la realtà, non amo gli scrittori che narrano cose assurde, astratte od oniriche per di più con stili fumosi.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Alle volte poco, alle volte molto.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
I personaggi con cui sono entrato in contatto.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ad una mia sorella e ad una mia nuora, ad entrambe è piaciuto.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Non credo, gli amanti della lettura, amano anche avere materialmente il libro.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
È troppo presto per esprimere giudizi in merito.
 

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Mercoledì, 13 Febbraio 2019 | di @BookSprint Edizioni