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31 Gen
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Intervista all'autore - Luca Farruggio

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Catania, ma - non considerando gli anni universitari a Milano - ho sempre vissuto a Ragusa.  È una piccola città, ma il territorio è ricco di bellezze e di arte. Certe volte - tra giovani - ci si lamenta che non c'è nulla, ma chi sa cercare troverà sempre qualcosa e qualcuno di interessante. Ho cominciato a scrivere poesie durante il Liceo e, nel 2006, ho pubblicato il mio primo libro di poesie: "Bugie estatiche". A coronare la mia prima pubblicazione furono la prefazione di Manlio Sgalambro (filosofo noto per aver scritto alcuni testi di Franco Battiato) e la postfazione di Enzo Bianchi (Fondatore della Comunità monastica di Bose). Non so se pubblicare un libro equivale a diventare scrittore. Ma di certo la scrittura è fondamentale nella mia vita.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Certe volte scrivo dandomi degli orari. Ma spesso scrivo solo quando sono colto dall'ispirazione. Se devo scrivere di filosofia: leggo, rifletto e scrivo. Ma se devo scrivere poesie attendo l'ispirazione. E questa ti può cogliere anche durante le ore notturne. Puoi sempre girarti sull'altro fianco e non prestare attenzione ai pensieri. La lucidità del mattino, sicuramente, è utile in tutti i lavori.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
I miei autori preferiti non sono poeti, ma filosofi. Direi che il mio autore preferito è il mio maestro Massimo Cacciari. Ma amo anche la teologia di Sergio Quinzio e lo stile inconfondibile ed unico di Manlio Sgalambro (altro mio maestro che ha scritto anche poesie e canzoni).
 
4. Perché è nata la sua opera?
La mia opera è nata come tutte le altre. Ci sono periodi della vita in cui si vuole fissare, con l'arte, ciò che si sta vivendo. Direi che, per me, è qualcosa di naturale. In un tempo in cui tutti parlano e nessuno ascolta è bello poter dire con le poesie "io esisto". Anche se si corre il rischio di non essere visti e letti.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Le mie poesie parlano di amore, del sacro e della mia ricerca esistenziale. Tutto mi influenza. Noi siamo anche le circostanze della nostra vita. Però mi piace anche passare dal particolare all'universale, perché "nessun uomo è un'isola".
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
La vita di oggi, per quanto vissuta con i piedi per terra, sembra essere già una evasione dalla realtà. Perciò, anche se parlo di cose lontane e profonde, preferisco narrare la mia realtà. Non c'è nulla al di fuori dello spazio e del tempo! E anche un viaggio dentro la propria coscienza-mente è un viaggio realissimo.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
L'ho già detto: l'uomo è se stesso più le circostanze della sua vita. C'è sempre qualcosa di sé in ciò che si scrive. Però bisognerebbe trovare ciò che accomuna la propria vita alle altre. Perché i lamenti personali degli scrittori non interessano a nessuno.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Qualcuno e qualcosa. Io e gli altri, io e il mondo. Siamo tutti sulla stessa barca, ma ciascuno ha il suo canto e la sua visione del mondo. E quando una visione riesce ad accumunare più uomini, il miracolo è compiuto! Se questo non avviene, sono solo lamenti personali. Utili per sé e non per l'umanità.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A leggere per primo "L'ultima parola" è stato Domenico Ciardi. É un monaco della Comunità monastica di Bose. Ed è anche un grande poeta e un uomo che parla col silenzio. E sono molto felice perché è stato lui a scrivere la prefazione.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse l'ebook è il presente. Non amo fare previsioni e resto ancorato ai libri classici che riempiono quasi tutte le stanze della mia casa.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Personalmente non riesco a seguire un romanzo letto da un altro. Questo forse avverrà quando sarò vecchio, rincoglionito e gettato in un letto per sempre. Trovo la cosa molto noiosa. Per ora penso che sia bene usare gli occhi e puntarli sulle parole scritte sui fogli. A ciascuno il suo!

 

 

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