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19 Dic
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Intervista all'autore - Luigi Arcari

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Scrittore è un termine impegnativo. Mi definirei piuttosto un principiante nel campo della scrittura, un amante della parola e del gioco narrativo. Da accanito lettore ho più volte nel passato tentato di scrivere, ma dopo l'incipit la storia generalmente si inaridiva. Ho una laurea in ingegneria nucleare e ho lavorato per quasi 30 anni nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni, ricoprendo incarichi manageriali in diverse aziende internazionali. Crisi aziendali hanno determinato la mia uscita dal settore, dopo di che l'insegnamento mi è parso una scelta interessante e consona alle mie passioni. Dal 2015, dopo un concorso, sono diventato insegnante di Fisica. E probabilmente il nuovo contesto si è rivelato più proficuo e stimolante per la mia creatività letteraria, visto che la scrittura è diventata più spontanea e immediata.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Alla scrittura dedico parte del tempo libero, in momenti che possono essere vari, pomeridiani, serali, mattutini o anche festivi. Generalmente a casa, col notebook, seduto alla mia scrivania, ma raccolgo anche idee e spunti con carta e penna in situazioni e luoghi diversi, dalla poltrona di casa al lettino in spiaggia o nella sala professori della scuola nelle ore libere.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Come dicevo, sono un accanito lettore, amante dei classici, tra i quali citerei almeno Kafka, Dostoevskij, Bulgakov, Sciascia e Calvino. Tra i contemporanei inserirei certamente Eco, Camilleri, Carofiglio, Ammaniti e Baricco. Nella saggistica metterei almeno Le Goff e Braudel. E ovviamente saggi scientifici, dove non posso non citare Pais.
 
4. Perché è nata la sua opera?
L’idea del libro, una raccolta di 15 racconti, è nata dal desiderio di realizzare un percorso letterario e un gioco narrativo che esplorasse un universo fatto di microcosmi matematici e fisici, affrontati però in maniera accattivante e stimolante. L’io narrante esprime il punto di vista dei protagonisti delle storie, con un tono volutamente ironico, surreale e paradossale. Non ho voluto fare un libro di divulgazione scientifica, ma l'intenzione è stata un po’ quella di fare scienza e letteratura insieme, attraverso contaminazioni interdisciplinari. Dentro il libro c’è un po’ di fisica, di matematica, di letteratura, di storia, di filosofia, di arte, di religione e anche di musica. Non credo ci siano barriere nella conoscenza e nell'esperienza culturale.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Naturalmente sono un attento osservatore della realtà sociale, politica, culturale ed economica nella quale ho vissuto e vivo. E questo sicuramente si riflette in tanti riferimenti inclusi nel libro, come pure nei racconti e nelle riflessioni che pubblico sul blog del mio sito web. Direi però che la mia formazione letteraria è più influenzata dai miei studi e dalle mie letture, su un background fondamentalmente scientifico ma che è caratterialmente e volutamente interdisciplinare, aperto a interessi molto variegati.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
In verità, non parlerei né di neorealismo né di evasione dalla realtà. Mi stimola particolarmente la riflessione sulla realtà in una modalità surreale e paradossale, oserei dire kafkiana, accompagnata da divagazioni e contaminazioni scientifiche, letterarie, storiche, filosofiche e artistiche.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Direi molto. C'è la mia storia, la mia formazione, il mio carattere, le mie idee, le cose in cui credo e i valori che sostengo. La modalità narrativa, i contenuti, il tono e le digressioni disciplinari sono parte integrante del mio essere.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Dal punto di vista narrativo generale, sicuramente l'ispirazione è kafkiana. Nello specifico della tecnica scelta per i racconti, la frase di Baricco che cito in testa al libro ne è stato l'impulso: "Non esiste storia senza punto di vista: tutto quello che avviene può essere raccontato solo scegliendo un posto da cui osservarlo, ma le postazioni sono infinite, quindi, la stessa storia può essere raccontata da infiniti punti di vista."
 
9. A chi ha fatto leggere per primo i suoi racconti?
Soprattutto in famiglia.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Sono del parere che l'ebook sia una modalità di pubblicazione e di fruizione dei libri estremamente interessante e innovativa, che ha rilanciato e stimolato il mercato editoriale e la lettura da parte del pubblico. Ritengo che il futuro sia una convivenza, una integrazione e un reciproco sostegno tra l'ebook e i testi cartacei, a vantaggio soprattutto di un avvicinamento delle persone alla lettura, spero.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Credo sia un ulteriore canale di fruizione letteraria interessante e dalle potenzialità da esplorare. Un affiancamento efficace agli ebook e ai testi cartacei.
 

 

 

 

 

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Mercoledì, 19 Dicembre 2018 | di @BookSprint Edizioni