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14 Dic
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Intervista all'autore - Marisa Gei

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nata a Napoli il 25 maggio 1949. Fino a 21 anni ho vissuto in una piccola cittadina vicino al mare, poi mi sono trasferita a Roma per lavoro. Ho sempre amato leggere, infatti trascorrevo interi pomeriggi nella biblioteca della mia scuola media: una curiosità innata mi spingeva a cambiare spesso genere letterario. La voglia di scrivere qualche parola inizia verso i tredici anni con piccole “poesie” (che ancora oggi scrivo), in attesa di diventare grande e dare vita ad una mia storia.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Non ho un momento particolare, dipende dalle emozioni che vivo in quell'attimo. Preferisco comunque scrivere di sera, a volte fino a notte inoltrata, quando il buio della notte ed il silenzio mi circondano e concedo ai sentimenti di emergere dalla mia parte più intima: amore, gioia, malinconia, rabbia, dolore.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Non ho un autore preferito, e leggo vari generi letterari. Di solito, quando devo acquistare un libro, la prima cosa che mi deve colpire è la copertina (per me rappresenta l'essenza del libro), poi leggo la sinossi e quindi decido se acquistarlo. Se devo fare qualche nome citerei Dan Brown (Angeli e demoni, Il codice da Vinci), L.A. Weatherly (con la sua trilogia Angel), Kim Edwards (Figlia del silenzio).
 
4. Perché è nata la sua opera?
Per consentire alle mie mille emozioni di uscire allo scoperto (scrivere poesie non mi era più sufficiente) e dare vita al sogno e ai ricordi che avevo custodito gelosamente nella stanza più segreta della mia anima.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Molto. Alcuni temi sociali che vengono riportati nel mio libro, li ho vissuti in prima persona. Per dieci anni e più, grazie ad un amico e collega d'ufficio, ho seguito un istituto di suore che ospitavano bambine/ragazze allontanate dalla legge da genitori indegni. Non avevo le qualifiche tecniche per affrontare un simile compito, ma è stato positivo, per tutti, far parte della loro vita con amore immenso e sempre pronta ad ascoltare le loro ingenue confidenze.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Entrambi. Io ho sempre affermato che il mio cuore è come una “nota” colma d'amore per gli amici, quelli veri. Per me la scrittura è il mezzo per esprimere il proprio modo di pensare e le emozioni, cui mi lascio andare: mi sembra di far parte di un altrui mondo interiore, che rimane di solito sconosciuto. Ritrovo così la mia anima, che vive in un mondo che forse non le appartiene e non lo sente completamente suo.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Alla protagonista femminile ho dato la mia anima e i miei sogni adolescenziali, invece il protagonista maschile è stato ideato in memoria di un caro amico, cui la vita non ha concesso il tempo per realizzare i suoi sogni... sogni che ho voluto realizzare e far vivere sulla carta, infine donargli l'amore che sognava. I luoghi descritti sono quelli dove ho vissuto, qualche personaggio secondario è stato ispirato da chi ha fatto parte della mia vita.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
 Non è presunzione, ma fondamentale è stato il critico interiore che dimora in me.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
Ne ho sempre parlato con alcune amiche, ma nessuna ha letto per intero il romanzo. Sarà per loro una sorpresa riceverlo e constatare che ho seguito i loro consigli di pubblicarlo.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Resta comunque una scelta soggettiva. Viviamo in un mondo progredito tecnologicamente. Molti, già oggi, preferiscono scaricare un file su un computer o tablet. È un sistema alternativo per apprezzare un libro ma, in questo modo, va persa la gestualità e l'emozione di aprire, sfogliare e riconoscere l'odore della carta stampata: io non potrei mai rinunciare a questo.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Penso sia un progetto coraggioso, utile per chi è impossibilitato a leggere. Ascoltare una voce narrante ci riporta alle origini, alla nostra infanzia, quando non sapendo ancora leggere, erano le voci dei nostri genitori o nonni che ci raccontavano storie fantastiche.
 
 

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Venerdì, 14 Dicembre 2018 | di @BookSprint Edizioni