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16 Nov
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Intervista all'autore - Nicola Pace

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Chi sia io ha poca importanza. Prendendo spunto dall'Ulisse omerico potrei rispondere: "Nessuno" o l'"Uno, nessuno e centomila" di pirandelliana memoria. Sono uno come tanti, padre di famiglia con moglie e tre ragazzi a carico. Il mio lavoro mi permette una vita agiata e tanto mi basta. Certamene non rappresento il prototipo di personaggio reso tale dai mass-media che, solo con il proprio nome, crea pubblicità, maggior spessore e visibilità alla propria opera. Viviamo l'era dell'apparire e l'etichetta ha più valore del contenuto.
Spero che il frutto della mia mente trovi riflesso nel lettore e che riesca a donare, anche semplice distrazione. Questa credo sia la maggiore aspettativa per chiunque si presenti come autore.
Sono pugliese, orgoglioso di esserlo e in me conservo la luce, il calore e la bellezza di questa penisola che si protende nel Mediterraneo.
Riguardo allo scrittore devo precisare che non esiste il momento in cui abbia deciso di esserlo: ho cominciato a scrivere in giovanissima età poesie, che mi hanno permesso di sviscerare la mia sensibilità e aiutato e rivelare il mio animo racchiuso in un stretto ambito d'introversione; poi, da grande lettore, la naturale evoluzione si é estrinsecata nel racconto e nella costruzione immaginifica. A questo punto è stato logico condividere.
 
2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Ogni momento è quello giusto, purché ci sia ispirazione. Chiaramente sono esclusi i tempi da dedicare al lavoro e alla famiglia.
 
3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Stephen King.
 
4. Perché è nata la sua opera?
Ecco... da questa semplice domanda: "Perché?"
In relazione agli assurdi accadimenti che hanno caratterizzato la storia di questi ultimi anni.
 
5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Credo che per ognuno di noi il contesto sociale e il tempo in cui si vive siano fondamentali per la propria formazione. Il mio intelletto è frutto della realtà che vivo ogni giorno e si è evoluto e approfondito con l'ausilio del pensiero dei filosofi, degli scrittori, dei poeti e di chiunque comunichi attraverso la parola. Ricordiamoci che l'uomo si è fatto grande grazie alla comunicazione e alla condivisione. Grazie quindi a tutte le menti che mi hanno preceduto, a quelle del presente e a quelle che verranno.
 
6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Per quanto mi riguarda sono vere tutte e due le opzioni.
 
7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto poco. Nei miei scritti c'è sempre un qualcosa di autobiografico che si rifà alle esperienze e alle emozioni da me vissute, ma buona parte di questo libro è frutto di pura immaginazione. Molto di quello che racconto non trova riscontro nella realtà perché prodotto nella limitatezza della mia calotta cranica.
 
8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
In particolare, nessuno; fondamentale è stato il mio amore per l'uomo e per la vita.
 
9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia sorella e a mia moglie.
 
10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Credo di sì. La carta stampata diventerà retaggio del passato come lo è il vinile per la discografia. Il libro stampato diventerà appannaggio degli appassionati e dei collezionisti. Ma quello che riveste maggior importanza è che si legga in una maniera o nell'altra perché, e mi dispiace dirlo, oggi si legge molto poco, nonostante la nostra consolidata tradizione artistica e culturale.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
É senz'altro un importante canale per avvicinare nuove categorie di lettori.
 

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Venerdì, 16 Novembre 2018 | di @BookSprint Edizioni