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20 Ago
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Intervista all'autore - Daniele Vriale

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Lo scrivere è l'equivalente di una seduta di psicoterapia; si intraprende un percorso all'interno di se stessi e si apre un dialogo con il proprio Io profondo. Se si riesce a tirare fuori le emozioni e i sentimenti che albergano nel proprio inconscio, gli effetti sono senza dubbio altamente benefici.
 
2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Tutti i pensieri e le immagini rappresentate sono frutto di esperienze reali, considerando tali anche quelle espresse dall'immaginazione che non è altro che una realtà virtuale.
 
3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Ho sentito l'esigenza di dare una forma alle sensazioni che sentivo fluire interiormente, come a volerle fermare. Un po' come si fa con la fotografia, si fotografa una situazione piacevole per immortalare la felicità del momento.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
È stata una scelta dettata dall'istinto. Di fatto si tratta di immagini emotive e quindi più che poesie mi sono parse delle fotografie letterarie.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
“Post Office” di Bukowski. Chinaski il suo alter ego è un antieroe, un disadattato, un vinto dalla vita che cerca di sopravvivere più che vivere.
 
6. Ebook o cartaceo?
Cartaceo. Il fascino della carta è impareggiabile, ma è indubbio che l'ebook sia il futuro.
 
7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non mi definirei uno scrittore, almeno non ancora. Ho sempre scritto: incipit di romanzi, frasi, pensieri. A settembre sarà pronto il mio primo romanzo, vediamo se dopo mi potrò sentire uno scrittore.
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
Avevo comprato un "quaderno fiorentino" per prendere appunti e lì ho iniziato a scrivere le prime fotografie; il quaderno mi piaceva così tanto che è stato da stimolo per andare avanti.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
È sicuramente emozionante e al contempo preoccupante, si corre il rischio che qualcun'altro lo legga. Lo dico scherzando, ma effettivamente è un po' così.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Alcuni amici che sapevo sarebbero stati clementi.
 
11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L'ho sperimentato personalmente ed è un'opzione interessante soprattutto se il narratore è capace di interpretare più che leggere.


 

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Lunedì, 20 Agosto 2018 | di @BookSprint Edizioni