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17 Apr
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Intervista agli autori - Alessandro Zampa, Franco Rupeni

1. Che cos’è per voi scrivere, quali emozioni provate?
Scrivere è prima di tutto una sfida, quella di riuscire a trasmettere un messaggio in modo comprensibile ai lettori. Per questo motivo la scrittura di un libro richiede la capacità di prevedere e riuscire ad affrontare le possibili reazioni dei lettori, prima ancora che questi abbiano avuto modo di leggere la prima parola. Come tutte le sfide, quindi, anche la scrittura è un’attività che provoca numerose emozioni, a volte anche molto forti.
Nel nostro caso la speranza – di ottenere un prodotto di alta qualità e di riuscire a raggiungere moltissimi lettori –, il divertimento – nell’escogitare delle soluzioni brillanti e imprevedibili ai problemi che si presentano durante la stesura –, ma anche la frustrazione o addirittura la disperazione – quando i problemi sembrano ostacoli impossibili da superare – sono solo alcuni esempi, cui aggiungiamo la soddisfazione che ci coglie al termine della stesura definitiva.
 
2. Quanto della vostra vita reale è presente in questo libro?
Il nostro è un libro scientifico al quale abbiamo voluto dare un carattere divulgativo. Riuscire a coinvolgere la platea più ampia possibile comporta necessariamente il ricorso a tecniche narrative adeguate e ad argomenti non direttamente collegati al materiale scientifico, per cui abbiamo avuto il grande piacere di metterci in gioco in prima persona. Siamo entrambi appassionati di scacchi, così abbiamo voluto narrare il contenuto sotto forma di commento ad una partita a scacchi giocata contro le teorie classiche contrapposte alla nostra. Abbiamo sfruttato l’esperienza acquisita in ambito didattico per rendere più agevole possibile il testo, nonché per aiutare anche i lettori meno esperti a orientarvisi nel modo più semplice possibile, relegando le questioni più tecniche – come le dimostrazioni dei teoremi – in riquadri a sfondo scuro che possono essere tralasciati da chi non è interessato ai dettagli matematici. Uno degli obiettivi che ci siamo prefissati è stato quello di mostrare come il lavoro dei matematici sia spesso condizionato anche da aspetti emotivi non secondari: quale modo migliore, per farlo, che descrivere le difficoltà che noi stessi abbiamo incontrato nello sviluppo della teoria e ciò che abbiamo provato nel risolvere i nostri dilemmi? Poi, per riuscire a dare un’illustrazione più chiara di qualche concetto ci siamo serviti anche di qualche curiosità che ci è realmente capitata. Insomma, nel libro si può trovare molto di noi!
 
3. Riassumete in poche parole cosa ha significato per voi scrivere quest’opera.
Dando un’occhiata agli obiettivi del libro che abbiamo indicato prima, si può capire come per noi scrivere quest’opera non sia stata esclusivamente una questione scientifica. È certamente importante riuscire a risolvere un problema matematico, ma è altrettanto decisivo riuscire a mostrare come la matematica non sia appannaggio di pochi eletti, versione che molti cercano di sdoganare per giustificare il proprio fallimento, e soprattutto che la cultura scientifica e quella umanistica hanno moltissimi punti di contatto, interazione e collaborazione, in contrasto con l’insensata separazione alla quale alcuni pensatori, per esempio Croce, volevano confinarle a favore di una presunta superiorità della seconda.
 
4. La scelta del titolo è stata semplice o avete combattuto con voi stessi per deciderlo tra varie alternative?
La scelta di un titolo non è mai banale, perché ha il compito di catturare l’interesse dei potenziali lettori. Nel nostro caso avevamo inizialmente in mente un’opera unica divisa in due volumi: il primo aveva per tema centrale i pregiudizi, antichi e moderni, sul Quinto Postulato di Euclide, mentre il secondo doveva trattare la teoria che abbiamo sviluppato per porre fine a quei pregiudizi. Dato che fin dalla sua comparsa il Quinto Postulato è sempre stato considerato un difetto nella teoria del grande matematico alessandrino, addirittura quasi una gravissima colpa, ci venne presto naturale sfruttare il termine ‘peccato’ per racchiudere in una sola parola fortemente emotiva, perciò estremamente coinvolgente, tutta la storia travagliata di quell’enunciato. In seguito abbiamo deciso di separare tra di loro i due volumi, ora diventate opere autonome, ma di mantenere per questo il titolo che avevamo minuziosamente studiato.
 
5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorreste con voi? O quale scrittore? Perché?
Alessandro: considerato che in un’isola deserta sarei solo e avrei molto tempo da dedicare a me stesso, non solo dal punto di vista della soddisfazione dei bisogni elementari, credo che il miglior libro da portare con me sarebbe quello ancora da scrivere, un diario vuoto sul quale appuntare le mie riflessioni il quale, potendo tornare alla civiltà, diverrebbe certamente un ottimo punto di partenza per una nuova fatica letteraria.
Franco: L’uomo senza qualità di Robert Musil, in cui l’autore con malcelata ironia ricerca il senso della vita.
 
6. Ebook o cartaceo?
Le due tipologie di libro possiedono sia pregi che difetti in qualche modo complementari, quindi per quanto ci riguarda la risposta è: entrambi!
 
7. Quando e perché avete deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Posto che lo scopo di ogni scrittore sia quello di farsi leggere, abbiamo deciso di scrivere questo libro quando ci siamo resi conto che i risultati delle nostre ricerche erano effettivamente validi e meritori di raggiungere la maggiore diffusione possibile. Ciascuno di noi aveva però già pubblicato in precedenza contributi sulla didattica della matematica o articoli scientifici, ma ciò non significa ancora che abbiamo intrapreso una carriera di tipo letterario, soltanto il futuro potrà dirci se lo faremo o meno…
 
8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci raccontereste un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’origine del libro può essere trovata nell’insoddisfazione provata in relazione al modo in cui molti matematici, sia insegnanti che professionisti, trattano ancora oggi le geometrie non euclidee, nonché su come il lavoro di Euclide sia stato travisato in alcuni aspetti importanti, addirittura fondamentali. Ci conoscemmo ormai sette anni fa, quando Franco condusse una conferenza sull’argomento al Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Udine. In quell’occasione Franco stava esponendo le sue idee in modo abbastanza informale e, a causa di ciò, nacque un’accesa discussione con una professoressa, ricercatrice in logica matematica, la quale non entrava nel merito delle argomentazioni ma lo attaccava continuamente ed esclusivamente sugli aspetti formali. Al termine della conferenza, quando ormai quasi tutti erano andati via Alessandro si avvicinò a Franco per osservare che un modello presentato durante la discussione era sbagliato. Da lì iniziò la nostra fruttuosa collaborazione che ci ha portati alla stesura del libro.
 
9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Ovviamente c’è una grandissima soddisfazione nel constatare che le proprie idee riescono a prendere il volo e, superando i numerosi ostacoli lungo la strada, diventano concretamente tangibili fino a materializzarsi in un libro. Ma il lavoro non finisce qui, perché ora bisogna promuovere l’opera e farle raggiungere la più ampia possibile platea di lettori. Su questo ci impegneremo costantemente.
 
10. Chi è stata la prima persona che ha letto il vostro libro?
Un’opera può raggiungere i massimi livelli di qualità solo se viene messa alla prova quando è ancora in fieri, prima cioè di arrivare alla pubblicazione. Per questo motivo fin dalla prima stesura di una bozza sufficientemente completa abbiamo fatto leggere il testo a parenti, ad amici, a conoscenti e ad esperti. Abbiamo ricevuto anche critiche dure, ma non sempre costruttive. In certi casi, infatti, si trattava di attacchi volti più che altro a sminuire la portata dei nostri risultati, però siamo riusciti a trasformare anche questi in risorse utili per rendere l’opera sempre più virtuosa.
 
11. Cosa ne pensate della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
L’audiolibro è uno strumento molto importante soprattutto per chi è affetto da handicap di tipo visivo o motorio, ma può essere utile per chiunque. Se per un romanzo si tratta di un’opzione generalmente valida, per un’opera di divulgazione scientifica come la nostra è necessario scendere a compromessi, rinunciando alle parti meno discorsive le quali, beninteso, sono poche ma anch’esse importanti. Si perderebbero le dimostrazioni dei nostri risultati e la discussione di alcuni concetti, illustrati mediante figure che ne permettono una notevole chiarificazione, risulterebbe meno limpida. Ciò nonostante, un audiolibro potrebbe permettere una maggiore diffusione anche a un testo di questo genere.
 

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Martedì, 17 Aprile 2018 | di @BookSprint Edizioni