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28 Mar
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Intervista all'autore - Franco Denevi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Se scrivo poesie è per liberarmi dallo stimolo persistente, in visioni, suoni e parole, dando loro contenuto chiarificatore. Talvolta, il bisogno è stato tanto prepotente, da dovere scrivere nottetempo, a lume di torcia elettrica, per non svegliare i congiunti. Le emozioni prodromiche nascono da un ricordo o da uno stato d'animo, come una sensazione informale tra il patema dell'anima e una folgorazione della mente. Quelle che si avvertono nella stesura, sospingendo il tessuto, si rafforzano nella esaltazione lirica o nello struggimento sino al pianto.

Nella prosa, è più attiva la sensazione di creare, di più chiarificare sia il linguaggio sia i contenuti.

 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Ciò che di questo libro è più presente in me è il desiderio, e, direi, il bisogno di un mondo migliore.


 

3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Il motivo principale per cui ho scritto questo libro è quello di lasciare ai miei figli, agli amici e ad ogni uomo di buona volontà, i miei convincimenti e i valori in cui credo, cercando di veicolarli all'interno di un racconto che ho cercato di rendere, nelle mie modeste possibilità, intrigante e snello.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
La scelta del titolo è stata da subito determinata dalla località immaginaria in cui è ambientato il romanzo. Ho scelto un riferimento localistico, per un certo legame affettivo al nostro territorio.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
La Divina Commedia, dopo la Bibbia.

Il motivo è la vastità dell'ingegno, la congenialità con la nostra cultura e la nostra storia.

 

6. Ebook o cartaceo?
Entrambi, secondo i gusti e le esigenze. Il cartaceo è pur sempre più un amico che puoi accarezzare.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
Non sono scrittore di carriera. Questo libro è stato nel cassetto per ben otto anni!


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L'idea vaga di scrivere mi venne dopo la pubblicazione del mio libro di poesie "Aspera". In quel contesto, l'editore, tenuto conto che erano più ricercati dal pubblico i racconti, mi disse: "Perché non scrive un racconto, magari legato al suo ambiente di lavoro? Era l'anno 2007, e poco alla volta, con calma, "Il laccio di Torrenevi" prendeva corpo nel 2010.


 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Un'intima soddisfazione non posso negarla, anche se non mi esalto di certo.

Ciò che tocca è il sentirsi fatto attenzione dal complesso editoriale e avere il piacere del suo sostegno. E, poi, che fatica correggere i refusi!

 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Nessuna, per ora. A parte me, nella bozza omaggio.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Una bella comodità. Ma, soprattutto, penso produttrice di più intense emozioni.

Lo constato io, quando alcuno legge le mie poesie.

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Mercoledì, 28 Marzo 2018 | di @BookSprint Edizioni