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07 Mar
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Intervista all'autore - Federico Serena

1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Sono nato a Piacenza, ormai un bel po' di anni fa. Qui ho studiato dalle elementari fino al diploma presso il liceo classico Gioia. Mi sono poi iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia a Parma, interrompendo gli studi alla morte di mio padre per condurre l'azienda agricola di famiglia, dove vivo tuttora. Non so se sia un pregio o un difetto (spero di poterlo considerare un pregio) non mi prendo mai troppo sul serio. Sposato con una figlia, ora nonno.
Dal 1984 al 2009 ho fatto parte del consiglio comunale di Calendasco (dove risiedo), ricoprendo la carica di assessore alla cultura per oltre una decina di anni. Penso di essere stato il primo nella storia del mio piccolo paese. Di quel periodo ricordo con piacere la lotta per salvare la nostra valida scuola media, che il Provveditorato aveva deciso, nel quadro di una "razionalizzazione", di sopprimere; penso che siamo stati l'unico comune in Italia a salvare una scuola destinata alla soppressione (questo indubbiamente grazie alla concorde decisa mobilitazione di tutta la popolazione), scuola che ora si sta sviluppando, a dimostrazione di quanto quella razionalizzazione fosse irrazionale. Dal 1981 al 2015 ho lavorato, con diverse mansioni, presso la Banca di Piacenza. Dal 1995 sono direttore responsabile della rivista "Panorama Musei", inviata - oltre che ai membri dell'Associazione Piacenza Musei, a tutte le Sovrintendenze e a tutti i Musei d'Italia; rivista che è stata giudicata (non da me, naturalmente) "prestigiosa" (ammetto che la cosa mi ha fatto molto piacere). Può essere consultata anche in internet. Nel 1995 ho collaborato alla realizzazione della mostra "Templari a Piacenza-le tracce di un mito" e dei due convegni internazionali dedicati alla storia dei Templari e alla Via Francigena tenutisi a Chiaravalle della Colomba, a lato della Mostra stessa; in seguito ho partecipato alla realizzazione della mostra dedicata alla Via Francigena. Nel 1998 ho collaborato, col Centro Studi Francigeni di Firenze alla realizzazione (a Piacenza) di un convegno internazionale dedicato al problema dell'attraversamento dei fiumi nel Medioevo. Sempre nel '98 ho pubblicato, per i tipi de "La Pilotta" di Parma, il libro "L'altare e la polvere", dedicato alla storia dell'Ordine templare. Proprio in quell'occasione, il libraio di mia fiducia, sig. Gobbi (Libreria Internazionale Romagnosi e Libreria Postumia di Piacenza), mi suggerì di scrivere di storia non come un saggio o un testo scientifico, ma come racconto in cui inserire notizie storiche in modo più semplice, piacevole e intrigante. Siccome scrivere mi è sempre piaciuto, con questo libro ci ho provato.

 

2. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?
Alla sera, prima di coricarmi, nella pace e nel silenzio.


 

3. Il suo autore contemporaneo preferito?
Veramente difficile indicare il nome dell'autore che preferisco. Attualmente sto leggendo alcuni romanzi di J. Rollins, che apprezzo molto. Per quanto riguarda la narrativa, mi piacciono anche V.M. Manfredi, M. Buticchi; per la saggistica considero molto F. Cardini, A. Demurger e S. Cerrini (che ho avuto il piacere di conoscere), per non parlare di J. Le Goff e R. Pernoud.


 

4. Perché è nata la sua opera?
Come ho detto prima, su stimolo del mio libraio, per cercare di rendere vive e interessanti le storie del nostro Paese e, se funziona, far nascere ad altri la curiosità di approfondire le conoscenze.


 

5. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?
Penso che l'ambiente in cui si vive abbia sempre - nel bene o nel male, consapevolmente o no - influenza su chiunque di noi. Così anche per me.


 

6. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?
Penso che scrivere possa essere entrambe le cose. Evasione nel senso che, nello scrivere, interviene in buona parte la fantasia. Realtà perché, volenti o nolenti, le proprie esperienze personali, così come l'ambiente (inteso come persone con cui si vive e si cresce, o che si incontrano, nonché i luoghi - anche la nazione) in cui si vive, comunque influiscono sul proprio "essere" e "pensare".


 

7. Quanto di lei c’è in ciò che ha scritto?
Molto; non solo per quello che ho appena detto, ma soprattutto per quello che penso sul Paese nonostante tutto ancora meraviglioso in cui abbiamo la fortuna di vivere, così come ci è stato tramandato dai nostri padri e nonni. Non perdo l'occasione di far notare come la nostra Italia sia il Paese più ricco della "materia prima" più rara al mondo; cultura, arte, storia, tradizioni ecc. ecc,; un patrimonio immenso troppo spesso visto più come un peso che non come un'opportunità.


 

8. C’è qualcuno che si è rilevato fondamentale per la stesura della sua opera?
Per questo racconto (che farà parte di una trilogia che condurrà il lettore su strade imprevedibili, tranne che a me...) lo spunto primo è nato - come ho già avuto modo di dire - dal libraio, che mi ha messo l'idea che poi ho elaborato. Ma mi sento in debito con mio padre che, in silenzio, ha saputo infondermi l'amore per "il bello". Poi anche con i tanti insegnanti nei vari anni di scuola, dalle medie al liceo, di lettere, greco, storia, filosofia e storia dell'arte. Senza tralasciare i molti libri letti e che continuo a leggere, nella convinzione che ci sia sempre da imparare. Più studio, infatti, più mi rendo conto di quanto non so.


 

9. A chi ha fatto leggere per primo il romanzo?
A mia moglie Stefania.


 

10. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?
Forse per l'età, ma io mi sento molto legato alla carta. Però non posso non riconoscere la comodità dell'e-book.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Per quanto riguarda questo argomento, confesso la mia totale ignoranza.

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Mercoledì, 07 Marzo 2018 | di @BookSprint Edizioni