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08 Gen
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Intervista all'autore - Francesco Colopi

1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Mentre scrivo provo un senso di grande compiacimento. È una sensazione bellissima e di forte appagamento emotivo. È come sfogarsi, tornare a casa dimenticandosi dello stress quotidiano accumulato, battendo al computer un tasto dopo l’altro e tirando fuori tutta la negatività. D’un tratto, mentre scrivo, una strana elettricità prende la mia mente e più tasti vengono premuti, più la mente viene pervasa da questa energia che si trasforma nell'immagine stessa che si sta descrivendo con la scrittura. È qualcosa di bellissimo, uno sfogo, un rilassamento profondo che da pace ai nervi.


 

2. Quanto della sua vita reale è presente in questo libro?
Oltre ai personaggi storici, ovviamente, ci sono i veri protagonisti della storia. Queste persone rappresentano un gruppo eterogeneo, litigioso, composto da persone colme di avversità e che sono costrette a collaborare per raggiungere un obbiettivo comune. Questo è un esempio di ciò che era il sud Italia settecentesco, una promiscuità di popoli e culture che componevano un unico popolo eterogeneo. Per crearli e rendere al meglio le loro personalità ho preso spunto da quelle appartenenti a persone a me vicine.


 


3. Riassuma in poche parole cosa ha significato per Lei scrivere quest’opera.
Scrivere quest’opera ha rappresentato una grande occasione per raccontare di un sud Italia sotto il governo di re di altri popoli, ma che fanno parte della cultura impregnata nella società di quel tempo. Il sud era multiculturale con italiani, spagnoli, francesi, austriaci che hanno costruito la propria vita in queste regioni man mano che i regni e i domini si susseguivano e sostituivano per il controllo del Regno delle Due Sicilie. Inoltre, siamo in un periodo culturale molto delicato: l’inizio dell’Illuminismo, e questo regno era governato da Maria Carolina d’Asburgo-Lorena che aveva grandi idee e grandi progetti. Era una donna grandiosa in un regno molto particolare. C’erano tutti i fattori a disposizione per una storia avvincente.


 

4. La scelta del titolo è stata semplice o ha combattuto con se stesso per deciderlo tra varie alternative?
Credo che la scelta di un titolo è sempre la parte più difficile, ancora più difficile della scelta della prima parola da battere al computer. Quella parola, quella frase che compone il titolo resta sempre lì, sospesa, provvisoria. Solitamente è la parte del racconto che maggiormente rischia di subire modifiche nel corso d’opera e ed è l’ultima modifica. Non è il caso per questo racconto. Ho scelto un titolo in una fase iniziale del racconto e l'ho tenuto stretto.


 

5. In un’ipotetica isola deserta, quale libro vorrebbe con sé? O quale scrittore? Perché?
È una domanda interessante, e complicata. Senz'altro vorrei con me un libro intrigante, un po’ oscuro e fantasioso. Ho letto molti libri, e certamente la saga di Harry Potter ha segnato la mia adolescenza in maniera abbastanza profonda, ma io preferirei, probabilmente, leggere Dracula di Bram Stocker. È un romanzo oscuro, profondo, che mi affascina molto. Inoltre, adoro Val Hensing che è il vero eroe della storia, colui che guida il Bene, ma è anche la parte comica del racconto che scarica la tensione con il suo genio e il suo modo di approcciarsi con gli altri.


 

6. Ebook o cartaceo?
Come studente di archeologia ho dovuto leggere molto, studiare monografie, pubblicazioni e molto altro, e l’ho fatto utilizzando materiale sia in formato digitale che cartaceo. L’idea di specializzarsi in uno studio, parlo per esperienza personale, equivale a passare molto tempo al computer e leggere più file che libri. Per le letture di piacere, al contrario, sono di tutt'altro schieramento. Credo che sia necessaria quella sensazione che ti offre la lettura cartacea, quindi lo sfiorare una copertina, o sentire l’odore di carta nuova, il fruscio della carta e il resto. Forse sarò troppo romantico, ma sono assolutamente per la lettura cartacea dei romanzi.


 

7. Quando e perché ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore?
La scrittura mi ha sempre stimolato, fin da quando avevo undici anni. Questa passione mi ha catturato. Via via che il tempo passava vedevo che ogni racconto era sempre migliore del precedente e più ricco di dettagli. Ho deciso di voler intraprendere la carriera di scrittore solo ora, perché solo adesso sento che i miei racconti e il mio modo di scrivere sono adatti ad essere esposti ad un pubblico al di fuori della mia stretta cerchia di amici.


 

8. Come nasce l’idea di questo libro? Ci racconterebbe un aneddoto legato alla scrittura di questo romanzo?
L’idea nasce dalla voglia di raccontare una storia di avventura in un ambiente storico del sud Italia. Dopo aver fatto molte ricerche bibliografiche ho avuto un colpo di fulmine e non ho potuto dire di no a quest’idea. Una Napoli multiculturale, un re pigro e mal considerato, ma geniale e una regina pseudo-democratica erano il contorno perfetto per creare una storia come quella che ho potuto scrivere.


 

9. Cosa si prova a vedere il proprio lavoro prendere corpo e diventare un libro?
Si prova senz'altro una grande soddisfazione. Trovo straordinario poter scrivere un racconto e dedicarlo a chiunque voglia leggerlo, ovunque esso si trovi. L’idea di poter esternare la propria immaginazione su un file informatico da me scritto che diventa un libro disponibile a tutti mi rende molto entusiasta.


 

10. Chi è stata la prima persona che ha letto il suo libro?
Quando scrivo tengo costantemente aggiornato un gruppo abbastanza ristretto di amici e mi diletto ad inviargli settimanalmente una piccola quantità di capitoli, attendendo i loro giudizi e le loro considerazioni.


 

11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?
Come sopraddetto sono decisamente schierato per le letture cartacee, ma l’audiolibro offre possibilità particolari, come poter ascoltare un racconto durante le faccende domestiche, o poco prima di addormentarsi la sera, quando si è nel letto e si è troppo stanchi per sfogliare un libro. Tuttavia resto per la lettura cartacea, forse perché più appagante.

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